giovedì 27 maggio 2010

Vediamo di racimolare quattro pensieri perché questa giornata non se ne voli via insieme a un altro foglio di calendario.

Sono appena rientrata dal penultimo appuntamento del corso per genitori al quale sto cercando di tener fede. Il prossimo martedì verrà conclusa la prima di tre parti i cui temi saranno sviluppati nell'arco di tre anni.

L'argomento era "I si e i no" da dire ai bambini, insomma, la parte morale dell'educazione e, anche se per chi ha tre figli è un risentire cose già ascoltate, è sempre interessante il confronto con gli altri e la verifica sul proprio lavoro di genitore.

Ma, escluso questo scampolo di giornata, la parte più bella e interessante è stata sicuramente quella precedente. Lele, dopo qualche dubbio sul da farsi da parte mia, è rimasto a casa da scuola per l'insolazione presa ieri al campo sportivo.

Lui e il fratello, nonostante la possibilità di rimanere nel letto ancora un po', erano in piedi prima delle 7.30 del mattino, e la cosa ha suscitato in me stupore e preoccupazione. Stupore perché raramente la mattina sono così agili nel passare dal sonno alla veglia, preoccupazione perché avrebbe potuto essere una vera tragedia.

Davide, dopo aver accettato di fare il suo aerosol davanti a un cartone, verso le 9 ha cominciato a rendersi conto che Emanuele sarebbe rimasto a casa e mi ha chiesto il motivo. E' bastato ricordargli che la sera precedente aveva la febbre alta, e confermargli che al termine della scuola saremmo tornati a prenderlo e senza proteste, all'arrivo della nonna, ci siamo incamminati verso la scuola materna.

Lele, che cominciava ad assaporare il non dover andare a scuola, ha subito manifestato l'intenzione di non rimanere tutto il giorno davanti alla televisione e così ha fatto.

Tornando l'ho trovato ancora in piagiama, in cortile, a tentare forse di catturare formiche, mentre la nonna voleva fare ciuffetti a Elisa. Avevo deciso di concedergli "come regalo tutto speciale" una giornata di riposo da un periodo veramente impegnativo, scolasticamente parlando.

Quindi, niente recupero compiti. Ci potrà pensare domani....

Lui voleva "aiutarmi tanto, tanto, tanto" nel fare i mestieri ed io volentieri ho acconsentito. Voleva passare l'aspirapolvere ancora prima che mettessi ordine e passassi lo straccio sui mobili, e già si apprestava a spostare tutto dal pavimento, ma l'ho dovuto rallentare.

Tempo di cambiare per la seconda volta in poco tempo la piccola, e già, con la sedia, cercava di impadronirsi di un libro posto su uno scaffale un po' più alto della libreria, e gliel'ho concesso. Non avevo nessuna intenzione di fare la mamma rompiscatole. Così ho messo Elisa a sgambettare sul letto di Davide, dal quale non avevo ancora tolto la spondina, e ho cominciato il mio lavoro di casalinga.

Quando Elisa s'è stufata, Lele è stato una risorsa. Si è sistemato sul letto con lei e l'ha divertita lanciando ripetutamente una pallina verde. Poi le ho sistemato i cuscini in modo che potesse rimanere seduta riparata dai colpi che poteva prendere perdendo l'equilibrio e Lele le ha letto un paio di libri facendole ascoltare i suoni dei versi degli animali.

Io, cercando di accelerare i tempi, ho finito di spolverare e poi con Lele ci siamo scambiati. Ho preso Elisa con me, mentre lui, con soddisfazione, passava l'aspirapolvere nella sua camera.

Era ormai l'ora di pranzo, e insieme abbiamo deciso di non fare il primo, ma di arricchire una fresca insalata mista con scagliette di grana e della fesa di tacchino tagliata a pezzettini e qualche carciofino sott'olio. Ha voluto provare a cucinare, così, mentre preparavo la pappa per la piccola, ha tagliato a rondelle una carota e il sedano ed infine, spontaneamente, ha apparecchiato la tavola.

Quando, terminato il pranzo, sono salita per un nuovo cambio di pannolino e la nanna di Elisa, lui, su mia proposta, ha accettato di lavare i piatti. In ginocchio e poi in piedi su una sedia, ha lavato, risciacquato e sistemato nello scolapiatti le poche stoviglie che avevamo utilizzato. Quando sono scesa ho finito di sistemare e poi, con largo anticipo sui tempi previsti, ho stirato.

L'ho abbracciato dicendogli che mi aveva davvero aiutato molto e che mi sentivo sollevata. Non potendo giocare subito al computer, come avrebbe voluto, perché in camera c'era Elisa che dormiva, si è adattato a giocare un po' da solo con gli shangai, ma poi è andato a recuperare la scatola dei Lego e si è messo a lavorare di fantasia costruendo astronavi.

Stirando, e sfogliando mentalmente l'album dei ricordi, mi è tornata alla mente quella volta in cui, con lui, per un piccolo intervento, abbiamo trascorso un giorno e una notte in ospedale. E' stata una delle poche volte in cui veramente me lo sono goduto.

Non c'era la casa a cui pensare, con tutte le incombenze che questo comporta. C'eravamo solo lui ed io, soprattutto la sera, quando ormai il papà se n'era andato per venirci a riprendere solo il mattino dopo. Nevicava abbondantemente e dato che faceva fatica a prendere sonno siamo rimasti per diverso tempo davanti alla finestra a guardare i fiocchi cadere. Abbiamo cenato sul letto, e, differentemente dal suo solito, dato che a causa dell'intervento era digiuno, era bello vederlo mangiare con gusto, anche se si trattava di una pastina e poco altro... Abbiamo letto un volume della fiaba di Pinocchio, la colonna sonora della sua infanzia... aveva tre anni.

Oggi ho ripensato a quel momento, in cui ho avuto l'opportunità di mettere da parte le cose da fare, per esaltare il nostro rapporto, ed è successo anche lo scorso anno con Davide, con il quale, per una broncopolmonite, abbiamo trascorso ben otto giorni in pediatria generale, quattro dei quali semi - bloccati sotto una tenda ossigeno!

Ho scoperto, finalmente, che le cose da fare possono diventare momenti di condivisione profonda, di scambio di affetto e momenti per mostrare la propria gratidudine.
Si, è stato piacevole oggi, averlo a casa.

Non sono mancati, poi, i litigi e i nervosismi col fratello, il tentativo di imporre il proprio modo di giocare, ma c'è ancora tempo, tutto quello che Dio ci concederà per cambiare e sperare.

Vi lascio con quest'immagine, mia e di mio figlio abbracciati insieme, un'abbraccio che estendo a Davide, Elisa e Maurizio.

Che il vostro riposo sia tranquilla certezza dell'amore che vi circonda.

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la mamma

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