domenica 30 maggio 2010

Anche se già porte e finestre sono chiuse, i bimbi a nanna e tutto è silenzio, da fuori ci arriva il suono piacevole, molto piacevole, della nostra casa di riposo ieri e oggi in festa. Musica dal vivo per tutte le generazioni.

Aiuta a rilassarsi, ad accorgersi delle cose belle come belle sono le sensazioni che mi attraversano.

E' come un'esplosione di gioia che gratuitamente arriva, mi pervade e mi rimane dentro coi suoi echi infiniti e i suoi ritorni.

La domenica per la nostra famiglia è un tempo per stare insieme tra di noi, un tempo da dedicare a Dio e un tempo per stare insieme agli altri nella comunità.

Questa mattina ho fatto colazione coi bambini mentre Maurizio, stranamente, è sceso per ultimo. Ancora in piagiama ho preparato la pasta che mi sarebbe servita questa sera per cuocere un'invitante focaccia e l'esperimento è riuscito non perfetto, ma meglio di altri.

Ci siamo vestiti e in macchina, data l'incertezza del tempo, abbiamo raggiunto la chiesa dove abbiamo partecipato alla celebrazione della Messa. Lele, ormai grande, è rimasto nelle prime file con altri bambini, mentre noi ci siamo sistemati in un'ala laterale, vicina alla sagrestia per essere più agevolati a gestire i piccoli.

Purtroppo, causa la "monellaggine" di Davide, dovuta ai suoi 4 anni e mezzo, non sono riuscita molto a seguire le letture, ma oggi era una della feste più belle per la Chiesa, quella della Trinità, e proprio questa domenica in parrocchia vengono ricordate tutte quelle coppie che festeggiano un anniversario particolare (il decimo, il venticinquesimo...).

Noi abbiamo ricordato il decimo anniversaio proprio lo scorso anno. A questo proposito, proprio ieri, ferma in macchina nel cortile dei miei suoceri ad aspettare che Maurizio riprendesse Elisa, mi è caduto lo sguardo su un ramo cadente di una betulla. Uno degli alberi accanto al quale siamo stati immortalati nel giorno del nostro matrimonio.

Ho ripensato a quei Fulvia e Maurizio di dieci anni fa e riportando velocemente il pensiero a oggi mi sono accorta che non hanno quasi più niente a che vedere con noi oggi. "Quant'acqua è passata sotto i ponti!" mi son detta, e quanta ancora né dovrà passare, aggiungo ora.

Il nostro vivere continuamente uno dentro l'altro, il condividere la vita, un'unica vita, nel nostro matrimonio, l'intreccio delle nostre storie, il cammino che insieme stiamo compiendo continuamente ci rigenera. Continuiamo come tutti ad essere noi, come per tutti, anche il nostro corpo subisce i mutamenti del tempo, eppure, in forza del legame d'amore che ci unisce, in ogni istante siamo fatti nuovi. E' come subire di continuo continue metamorfosi, in un'incessante tensione verso la realizzazione del progetto che Dio ha su di noi.
E' un progetto del quale non conosciamo i dettagli, che ci viene svelato poco a poco, che ci chiede di essere pronti alle trasformazioni improvvise, a demolire e ricostruire e al quale pian piano stiamo cercando di aderire.

Di sicuro la nostra coscienza non è più quella di quasi undici anni fa (sedici se contiamo il fidanzamento), ma è cambiata, cresciuta, sensibilizzata riguardo a tante questioni che allora nemmeno sarebbero state oggetto del nostro interesse.

E' una meraviglia!

Dicevo per esempio che la domenica è anche tempo per stare con gli altri, e anche il modo in cui scegliamo di trascorre il tempo è un segno di questo cambiamento. Al di là dello stupefacente rapporto con gli amici stretti, quelli con cui senti che stai condividento tutto fino all'inverosimile, quelli che ti ritrovi accanto nei momenti cruciali della vita, ci sono tutti gli altri.

Per questo motivo per noi è appagante trascorrere qualche ora, il pomeriggio, nel cortile dell'oratorio, dove abbiamo l'occasione di stare anche con coloro che difficilmente avremmo altre occasioni per incontrare, dove si impara a conoscere ed accostare il prossimo, che assume i volti più diversi e ti rendi accostabile da loro.

Per noi tutto questo, adesso (ma non era così prima del raggiungimento del grado di maturità al quale siamo approdati ora) è più allettante che andare in giro in cerca di qualsiasi altra attenzione.

Adesso è sera e, nonostante il cumulo di panni, ho scelto di non stirare e di rimandare a domani la cosa. Mi son guardata dentro e ho trovato giusto, considerato tutto, concedermi un po' di riposo e un po' di tempo per dedicare attenzione ad altro, come godere della compagnia di mio marito.

Buona notte quindi, in un porto dove poter lasciare la stanchezza che è zavorra, e riprendere il viaggio al mattino, con uno splendido sole nuovo.

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la mamma

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