La navigazione oggi è stata davvero splendida. Complice un vento insolito per le nostre basse quote, abbiamo goduto di una luce formidabile.
In queste occasioni mi sembra che la mia anima possa trarne solo beneficio, come se Dio stesso, orchestrando una danza di elementi naturali, raggiungesse le intimità più intime e nascoste di me, e mi illuminasse da dentro. E' una luce che mi fa vedere, un invito a guardarmi e a decidere se incamminarmi verso la luce, sempre più esposta, sempre più indifesa e allo stesso tempo affidata o ripiegarmi nel buio, nel mio buio. L'unica cosa che potrei essere capace di produrre in proprio.
Il cielo era terso come non mai, solo qualche bianca nuvoletta sfrangiata dalle correnti d'aria, che anche Davide ha notato andando all'asilo. Questa mattina mi ha raggiunta in cucina, dove mi ero appena seduta al tavolo con Lele per la colazione e subito ha chiesto dove fosse il papà. "Strano!", mi sono detta, ma subito dopo, mi sono resa conto che aveva voluto usare il papà come la sua personale cartina di tornasole per capire se era giorno di scuola o di vacanza.
E' rovinato quasi immediatamente in una crisi di pianto e solo dopo, una volta sola a casa, mi sono ricordata di un versetto delle letture di ieri sul quale Maurizio aveva richiamato la mia attenzione.
Tra le mani il messalino sono andata a riguardarmelo. Sta nella lettera di S. Paolo ai Romani e parla delle tribolazioni che allenano la paziena, dalla quale poi nasce la speranza.
Grazie a Dio, in quel frangente, per quel particolare episodio, la mia coscienza non mi stava rimproverando niente. Avevo accompagnato Davide in bagno, lasciando che il mio sospiratissimo caffèlatte si affreddasse, e poi, ancora piangente, l'ho lasciato con un bacio davanti al lavandino perché si lavasse le mani e potesse far colazione anche lui. Faceva resistenza, gli ho dato un bacio (inutile tentare imposizioni) e sono tornata a tavola.
Nonostante la perenne impazienza di Lele di fronte al pianto del fratello, dopo un po' ha smesso, si è lavato ed è venuto a sedersi.
La giornata è corsa via nella normalità. Pulizie, un po' di ferro da stiro, coccole con Elisa e poi alle 15.45 sono cominciati i rientri. Quello della merenda è sempre un momento un po' concitato. Devo preparare succo e brioche e poi il latte per la piccola, ma oggi c'era anche il solito aerosol di Davide. Al tutto segue un altro cambio di pannolino e poi finalmente, si può uscire un po' in cortile.
Non volendo obbligare Elisa ancora legata alle cinture del passeggino l'ho tenuta sulle gambe e insieme abbiamo guardato i fratelli giocare poi cambio. Alle 18 l'ho rimessa giù, dove è rimasta tranquilla, e ho coinvolto Lele e Davide nella preparazione della cena. Naturalmente tutto premeditato! Ho lasciato che Davide mi aiutasse a grattuggiare le carote con il robot da cucina, mentre a Lele ho affidato la responsabilità di tagliare a dadini le verdure per il risotto.
Davide mi ha detto: "Mamma, sono contento che mi hai lasciato cucinare!".
Anche oggi non è mancata la schermaglia quotidiana tra maschi per affinarsi le unghie, ma mi sto rassegnando che non finirà tanto presto. L'importante è continuare a voler loro bene e sperare. Dio vede oltre!
Ogni notte sia un buon momento, nel buio, per ravvivare la speranza.
Buon riposo
---
la mamma
lunedì 31 maggio 2010
Ritorno a raccontarvi un cavallo di battaglia dei lavoretti fatti in casa: la pistola di legno (in una sua moderna interpretazione!).
Prima di tutto è importante la scelta del materiale.
Bisogna recarsi in un centro di bricolage (ormai diffusi ovunque) e acquistare un listello di legno di balsa dello spessore di 1cm circa.
Il legno di balsa è molto tenero ed è facilmente lavorabile e quindi risulta adatto per essere utilizzato anche dai bambini.
Gli attrezzi necessari sono anch'essi facilmente reperibili: un seghetto con il manico, una lima per il legno, qualche foglio di carta vetrata, la famigerata colla vinilica e un piccolo pennello da pittura.
Ora dopo il materiale e gli attrezzi è necessario porre attenzione alla scelta del soggetto che è da scegliere rigorosamente con il coinvolgimento del bimbo :-)
Con Davide (4 anni e mezzo) abbiamo navigato un po' tra le immagini presenti in internet (per intenderci utilizzando un motore di ricerca tipo Google e selezionando la ricerca delle immagini) e dopo averne visionate alcune decine ci siamo soffermati sulla "Colt Python 357 Magnum" (di cui ovviamente, non essendo un esperto di armi, ignoravo del tutto l'esistenza solo pochi istanti prima...).
Ora le fasi principali che potete immaginare sono: il taglio del legno secondo la forma desiderata (in questo magari il bimbo è meglio che sia spettatore) e la successiva levigatura con la lima prima e con la carta vetrata poi (qui invece l'apporto del bambino è fondamentale...).
Dopo di chè siamo pronti per fare un po' di Découpage, quindi dopo aver stampato su un paio di fogli l'immagine originale e la sua rotazione orizzontale (qui serve un utilizzare un qualsiasi programma di grafica per poter trattare le immagini), ritagliamo la figura e predisponiamo il fondo della sagoma di legno stendendo uno strato di colla vinilica con il pennello, stendiamo la carta e ricopriamo con abbondante colla.
Se proprio vogliamo un lavoro ben fatto dovremmo precedentemente ricoprire gli spigoli con pezzetti di carta dello stesso colore per avere un aspetto migliore.
Ora è necessario attendere qualche ora affinchè la colla diventi trasparente e faccia anche da protezione.
Il risultato nel prossimo post...
---
il papà
Prima di tutto è importante la scelta del materiale.
Bisogna recarsi in un centro di bricolage (ormai diffusi ovunque) e acquistare un listello di legno di balsa dello spessore di 1cm circa.
Il legno di balsa è molto tenero ed è facilmente lavorabile e quindi risulta adatto per essere utilizzato anche dai bambini.
Gli attrezzi necessari sono anch'essi facilmente reperibili: un seghetto con il manico, una lima per il legno, qualche foglio di carta vetrata, la famigerata colla vinilica e un piccolo pennello da pittura.
Ora dopo il materiale e gli attrezzi è necessario porre attenzione alla scelta del soggetto che è da scegliere rigorosamente con il coinvolgimento del bimbo :-)
Con Davide (4 anni e mezzo) abbiamo navigato un po' tra le immagini presenti in internet (per intenderci utilizzando un motore di ricerca tipo Google e selezionando la ricerca delle immagini) e dopo averne visionate alcune decine ci siamo soffermati sulla "Colt Python 357 Magnum" (di cui ovviamente, non essendo un esperto di armi, ignoravo del tutto l'esistenza solo pochi istanti prima...).
Ora le fasi principali che potete immaginare sono: il taglio del legno secondo la forma desiderata (in questo magari il bimbo è meglio che sia spettatore) e la successiva levigatura con la lima prima e con la carta vetrata poi (qui invece l'apporto del bambino è fondamentale...).
Dopo di chè siamo pronti per fare un po' di Découpage, quindi dopo aver stampato su un paio di fogli l'immagine originale e la sua rotazione orizzontale (qui serve un utilizzare un qualsiasi programma di grafica per poter trattare le immagini), ritagliamo la figura e predisponiamo il fondo della sagoma di legno stendendo uno strato di colla vinilica con il pennello, stendiamo la carta e ricopriamo con abbondante colla.
Se proprio vogliamo un lavoro ben fatto dovremmo precedentemente ricoprire gli spigoli con pezzetti di carta dello stesso colore per avere un aspetto migliore.
Ora è necessario attendere qualche ora affinchè la colla diventi trasparente e faccia anche da protezione.
Il risultato nel prossimo post...
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il papà
domenica 30 maggio 2010
Anche se già porte e finestre sono chiuse, i bimbi a nanna e tutto è silenzio, da fuori ci arriva il suono piacevole, molto piacevole, della nostra casa di riposo ieri e oggi in festa. Musica dal vivo per tutte le generazioni.
Aiuta a rilassarsi, ad accorgersi delle cose belle come belle sono le sensazioni che mi attraversano.
E' come un'esplosione di gioia che gratuitamente arriva, mi pervade e mi rimane dentro coi suoi echi infiniti e i suoi ritorni.
La domenica per la nostra famiglia è un tempo per stare insieme tra di noi, un tempo da dedicare a Dio e un tempo per stare insieme agli altri nella comunità.
Questa mattina ho fatto colazione coi bambini mentre Maurizio, stranamente, è sceso per ultimo. Ancora in piagiama ho preparato la pasta che mi sarebbe servita questa sera per cuocere un'invitante focaccia e l'esperimento è riuscito non perfetto, ma meglio di altri.
Ci siamo vestiti e in macchina, data l'incertezza del tempo, abbiamo raggiunto la chiesa dove abbiamo partecipato alla celebrazione della Messa. Lele, ormai grande, è rimasto nelle prime file con altri bambini, mentre noi ci siamo sistemati in un'ala laterale, vicina alla sagrestia per essere più agevolati a gestire i piccoli.
Purtroppo, causa la "monellaggine" di Davide, dovuta ai suoi 4 anni e mezzo, non sono riuscita molto a seguire le letture, ma oggi era una della feste più belle per la Chiesa, quella della Trinità, e proprio questa domenica in parrocchia vengono ricordate tutte quelle coppie che festeggiano un anniversario particolare (il decimo, il venticinquesimo...).
Noi abbiamo ricordato il decimo anniversaio proprio lo scorso anno. A questo proposito, proprio ieri, ferma in macchina nel cortile dei miei suoceri ad aspettare che Maurizio riprendesse Elisa, mi è caduto lo sguardo su un ramo cadente di una betulla. Uno degli alberi accanto al quale siamo stati immortalati nel giorno del nostro matrimonio.
Ho ripensato a quei Fulvia e Maurizio di dieci anni fa e riportando velocemente il pensiero a oggi mi sono accorta che non hanno quasi più niente a che vedere con noi oggi. "Quant'acqua è passata sotto i ponti!" mi son detta, e quanta ancora né dovrà passare, aggiungo ora.
Il nostro vivere continuamente uno dentro l'altro, il condividere la vita, un'unica vita, nel nostro matrimonio, l'intreccio delle nostre storie, il cammino che insieme stiamo compiendo continuamente ci rigenera. Continuiamo come tutti ad essere noi, come per tutti, anche il nostro corpo subisce i mutamenti del tempo, eppure, in forza del legame d'amore che ci unisce, in ogni istante siamo fatti nuovi. E' come subire di continuo continue metamorfosi, in un'incessante tensione verso la realizzazione del progetto che Dio ha su di noi.
E' un progetto del quale non conosciamo i dettagli, che ci viene svelato poco a poco, che ci chiede di essere pronti alle trasformazioni improvvise, a demolire e ricostruire e al quale pian piano stiamo cercando di aderire.
Di sicuro la nostra coscienza non è più quella di quasi undici anni fa (sedici se contiamo il fidanzamento), ma è cambiata, cresciuta, sensibilizzata riguardo a tante questioni che allora nemmeno sarebbero state oggetto del nostro interesse.
E' una meraviglia!
Dicevo per esempio che la domenica è anche tempo per stare con gli altri, e anche il modo in cui scegliamo di trascorre il tempo è un segno di questo cambiamento. Al di là dello stupefacente rapporto con gli amici stretti, quelli con cui senti che stai condividento tutto fino all'inverosimile, quelli che ti ritrovi accanto nei momenti cruciali della vita, ci sono tutti gli altri.
Per questo motivo per noi è appagante trascorrere qualche ora, il pomeriggio, nel cortile dell'oratorio, dove abbiamo l'occasione di stare anche con coloro che difficilmente avremmo altre occasioni per incontrare, dove si impara a conoscere ed accostare il prossimo, che assume i volti più diversi e ti rendi accostabile da loro.
Per noi tutto questo, adesso (ma non era così prima del raggiungimento del grado di maturità al quale siamo approdati ora) è più allettante che andare in giro in cerca di qualsiasi altra attenzione.
Adesso è sera e, nonostante il cumulo di panni, ho scelto di non stirare e di rimandare a domani la cosa. Mi son guardata dentro e ho trovato giusto, considerato tutto, concedermi un po' di riposo e un po' di tempo per dedicare attenzione ad altro, come godere della compagnia di mio marito.
Buona notte quindi, in un porto dove poter lasciare la stanchezza che è zavorra, e riprendere il viaggio al mattino, con uno splendido sole nuovo.
---
la mamma
Aiuta a rilassarsi, ad accorgersi delle cose belle come belle sono le sensazioni che mi attraversano.
E' come un'esplosione di gioia che gratuitamente arriva, mi pervade e mi rimane dentro coi suoi echi infiniti e i suoi ritorni.
La domenica per la nostra famiglia è un tempo per stare insieme tra di noi, un tempo da dedicare a Dio e un tempo per stare insieme agli altri nella comunità.
Questa mattina ho fatto colazione coi bambini mentre Maurizio, stranamente, è sceso per ultimo. Ancora in piagiama ho preparato la pasta che mi sarebbe servita questa sera per cuocere un'invitante focaccia e l'esperimento è riuscito non perfetto, ma meglio di altri.
Ci siamo vestiti e in macchina, data l'incertezza del tempo, abbiamo raggiunto la chiesa dove abbiamo partecipato alla celebrazione della Messa. Lele, ormai grande, è rimasto nelle prime file con altri bambini, mentre noi ci siamo sistemati in un'ala laterale, vicina alla sagrestia per essere più agevolati a gestire i piccoli.
Purtroppo, causa la "monellaggine" di Davide, dovuta ai suoi 4 anni e mezzo, non sono riuscita molto a seguire le letture, ma oggi era una della feste più belle per la Chiesa, quella della Trinità, e proprio questa domenica in parrocchia vengono ricordate tutte quelle coppie che festeggiano un anniversario particolare (il decimo, il venticinquesimo...).
Noi abbiamo ricordato il decimo anniversaio proprio lo scorso anno. A questo proposito, proprio ieri, ferma in macchina nel cortile dei miei suoceri ad aspettare che Maurizio riprendesse Elisa, mi è caduto lo sguardo su un ramo cadente di una betulla. Uno degli alberi accanto al quale siamo stati immortalati nel giorno del nostro matrimonio.
Ho ripensato a quei Fulvia e Maurizio di dieci anni fa e riportando velocemente il pensiero a oggi mi sono accorta che non hanno quasi più niente a che vedere con noi oggi. "Quant'acqua è passata sotto i ponti!" mi son detta, e quanta ancora né dovrà passare, aggiungo ora.
Il nostro vivere continuamente uno dentro l'altro, il condividere la vita, un'unica vita, nel nostro matrimonio, l'intreccio delle nostre storie, il cammino che insieme stiamo compiendo continuamente ci rigenera. Continuiamo come tutti ad essere noi, come per tutti, anche il nostro corpo subisce i mutamenti del tempo, eppure, in forza del legame d'amore che ci unisce, in ogni istante siamo fatti nuovi. E' come subire di continuo continue metamorfosi, in un'incessante tensione verso la realizzazione del progetto che Dio ha su di noi.
E' un progetto del quale non conosciamo i dettagli, che ci viene svelato poco a poco, che ci chiede di essere pronti alle trasformazioni improvvise, a demolire e ricostruire e al quale pian piano stiamo cercando di aderire.
Di sicuro la nostra coscienza non è più quella di quasi undici anni fa (sedici se contiamo il fidanzamento), ma è cambiata, cresciuta, sensibilizzata riguardo a tante questioni che allora nemmeno sarebbero state oggetto del nostro interesse.
E' una meraviglia!
Dicevo per esempio che la domenica è anche tempo per stare con gli altri, e anche il modo in cui scegliamo di trascorre il tempo è un segno di questo cambiamento. Al di là dello stupefacente rapporto con gli amici stretti, quelli con cui senti che stai condividento tutto fino all'inverosimile, quelli che ti ritrovi accanto nei momenti cruciali della vita, ci sono tutti gli altri.
Per questo motivo per noi è appagante trascorrere qualche ora, il pomeriggio, nel cortile dell'oratorio, dove abbiamo l'occasione di stare anche con coloro che difficilmente avremmo altre occasioni per incontrare, dove si impara a conoscere ed accostare il prossimo, che assume i volti più diversi e ti rendi accostabile da loro.
Per noi tutto questo, adesso (ma non era così prima del raggiungimento del grado di maturità al quale siamo approdati ora) è più allettante che andare in giro in cerca di qualsiasi altra attenzione.
Adesso è sera e, nonostante il cumulo di panni, ho scelto di non stirare e di rimandare a domani la cosa. Mi son guardata dentro e ho trovato giusto, considerato tutto, concedermi un po' di riposo e un po' di tempo per dedicare attenzione ad altro, come godere della compagnia di mio marito.
Buona notte quindi, in un porto dove poter lasciare la stanchezza che è zavorra, e riprendere il viaggio al mattino, con uno splendido sole nuovo.
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la mamma
Ancora poco e sarà mezzanotte. Dodici rintocchi che segneranno la fine del sabato e l'alba della domenica, giorno bello perché giorno del Signore, ma domani ancora più bello perché celebreremo la festa della Trinità.
Guardare come Dio è, come Dio ama, dice molto a noi sposi, Lui che può essere Uno mentre sono in Tre e dice molto al modo in cui scegliamo di vivere le nostre relazioni con gli altri.
Sarà un giorno per contemplare, per lodare e ringraziare, un giorno in cui chiedere che ancora qualcosa cambi in noi, per poter amare consapevoli di avere Dio tutto in noi e di essere tutti in Lui.
Non ho un elenco così serrato di cose fatte da raccontare come quello di ieri. Due erano gli obiettivi da raggiungere e due sono stati gli obiettivi raggiunti: far spesa per rifornire la dispensa alla Coop e confessarsi.
Ci siamo alzati presto e con calma abbiamo fatto colazione intingendo nel caffelatte una fetta di colomba (che bella la colazione del sabato mattina!), e poi, mentre il profumo del pane nel forno riempiva di fragranza la casa e con la compagnia di Elisa stendevo la biancheria, è arrivato Emanuele e ci siamo dati il buon giorno con un abbraccio.
Davide indugiava ancora nel letto, nonostante Maurizio avesse tentato di svegliarlo, ma poi, scendendo le scale col sedere, è approdato anche lui nella cambusa del nostro vascello. Solito aerosol post - colazione e quando tutti siamo stati pronti siamo usciti. Abbiamo lasciato Elisa a casa della nonna (7 mesi sono pochi per l'aria viziata del supermercato) e ci siamo diretti al centro commerciale.
I maschi hanno voluto spingere i due carrelli, tempestandoci di proposte di acquisto a raffica, e il grande passava tutto al salvatempo. Per le 12 circa eravamo a casa e mentre io imboccavo Elisa, gli altri sistemavano la spesa e preparavano per il pranzo (focaccia alle olive e alle cipolle, formaggio, fette di salame, pomodorini secchi... tutta roba sana, insomma). Subito dopo, mentre la piccola ormai nel lettino pisolava, Lele ha portato a termine i compiti di geometria ed io, con Davide, ho lavato i piatti. Questa volta però l'abbiamo immortalato, così avremo il ricordo di lui sulla sedia davanti al lavandino che risciacqua il bricco del latte.
Con Maurizio abbiamo bevuto il caffè e subito dopo lui e Lele sono stati dalla barbiera per uno strategico taglio di capelli, ed io, dopo che ha risciacquato l'ultimo padellino, ho aiutato Davide a scegliere un cartone e di nuovo ha fatto la sua inalazione.
Alle 15.30 Lele è uscito con me, e siamo stati in chiesa per la confessione. All'inizio era un po' contrariato, ma poi è venuto. Gli ho lasciato un po' di tempo per raccogliersi e mi sono inginocchiata davanti al sacerdote prima di lui. Commento: "Sei rimasta lì tanto tempo, ma avevi così tante cose da dirgli?".
Ho provato a spiegargli che un adulto si confessa diversamente, che si cerca di non ridurre la confessione ad un elenco delle colpe commesse, ma diventa un racconto degli ultimi accadimenti nella propria vita. L'esame di coscienza è un po' più serio e profondo.
Poi, leggendo fra le domande che le catechiste gli hanno lasciato perché avesse una guida nel fare il suo esame di coscienza, mi ha chiesto cosa volesse dire altrui. C'era scritto: "Hai goduto del male altrui?", e io ho cercato di spiegargli che doveva pensare se qualche volta era capitato di sentirsi contento vedendo qualcun altro, per il quale magari provava antipatia, soffrire per qualcosa. E' andata!
E' arrivata però una seconda domanda più difficile riguardo al corpo che è tempio dello Spirito. Anche lì c'è voluta una buona dose di fantasia per adattare un concetto non semplice per i suoi otto anni, alla sua vita.
Dapprima gli ho portato l'esempio della nostra casa. "Noi - ho provato a spiegargli usando una similitudine - cerchiamo di tenerla pulita e in ordine perché dentro ci viaviamo, e siamo la cosa preziosa e importante". Poi, ancora per cercare di aiutarlo con l'esame di coscienza, gli ho chiesto di pensare se qualche volta avesse trascurato il suo corpo (per esempio con una scarsa pulizia) o se avesse usato le sue mani, i suoi occhi, le sue orecchie, per compiere il male.
E' stato un tentativo, di fronte al quale, ora, mi sono venute in mente altre mille cose che avrei potuto dirgli, ma, sarà per la prossima volta. Per esempio, e non so se ne abbia bisogno, non gli ho spiegato in che modo il nostro corpo sia tempio dello Spirito, e dire che sono una catechista battesimale!
Ci siamo scambiati qualche altra battuta e, nonostante fossimo in chiesa, ne è nato un bel dialogo su questo particolare sacramento. In fondo, è bello che abbiano un'intero anno di tempo, fino alla Prima Comunione, per soffermarsi, sulla particolarità e la preziosità del perdono. Prego Dio che mi dia altre occasioni per parlare di questo con mio figlio...
Al ritorno ho ricevuto la visita piacevole di una vicina di casa e della ragazzina bielorussa che sta ospitando in questo periodo e che da tempo conosciamo. Le abbiamo preso un regalino di benvenuto e sembra che le sia piaciuto.
In serata, nonostante avessi voglia di mettermi un po' ai fornelli, e con Elisa che rigurgitava latte sulle mie gambe e sui libri di cucina che stavo cercando di consultare, non ho avuto tempo. Così, dopo almeno aver deciso il menù, mentre Maurizio in cortile portava avanti qualche lavoro manuale coi maschi, io ho fatto il bagnetto alla piccola. Poi si sono lavati i grandi, buttando come sempre acqua ovunque e per rilassarmi ho ripescato un vecchio nastro dall'adolescenza di Maurizio. Una registrazione di un concerto dal vivo di Simon e Garfunkel.
Abbiamo cenato con spaghetti e sugo di verdure (zucchine, pomodori e spezie diverse) e dei crostini con pesce spada affumicato ed acciughe sott'olio.
Terminato la pulizia delle stoviglie, bimbi ormai a nanna, mi son concessa un bagno caldo e qualche battuta in chat con degli amici che è sempre più difficile incontrare.
La mezzanotte è passata da 11 minuti, è ora che anche noi, gli irriducibili del sonno, raggiungiamo le nostre cabine.
Buon riposo nella speranza che preannuncia la gioia della domenica!
---
la mamma
Guardare come Dio è, come Dio ama, dice molto a noi sposi, Lui che può essere Uno mentre sono in Tre e dice molto al modo in cui scegliamo di vivere le nostre relazioni con gli altri.
Sarà un giorno per contemplare, per lodare e ringraziare, un giorno in cui chiedere che ancora qualcosa cambi in noi, per poter amare consapevoli di avere Dio tutto in noi e di essere tutti in Lui.
Non ho un elenco così serrato di cose fatte da raccontare come quello di ieri. Due erano gli obiettivi da raggiungere e due sono stati gli obiettivi raggiunti: far spesa per rifornire la dispensa alla Coop e confessarsi.
Ci siamo alzati presto e con calma abbiamo fatto colazione intingendo nel caffelatte una fetta di colomba (che bella la colazione del sabato mattina!), e poi, mentre il profumo del pane nel forno riempiva di fragranza la casa e con la compagnia di Elisa stendevo la biancheria, è arrivato Emanuele e ci siamo dati il buon giorno con un abbraccio.
Davide indugiava ancora nel letto, nonostante Maurizio avesse tentato di svegliarlo, ma poi, scendendo le scale col sedere, è approdato anche lui nella cambusa del nostro vascello. Solito aerosol post - colazione e quando tutti siamo stati pronti siamo usciti. Abbiamo lasciato Elisa a casa della nonna (7 mesi sono pochi per l'aria viziata del supermercato) e ci siamo diretti al centro commerciale.
I maschi hanno voluto spingere i due carrelli, tempestandoci di proposte di acquisto a raffica, e il grande passava tutto al salvatempo. Per le 12 circa eravamo a casa e mentre io imboccavo Elisa, gli altri sistemavano la spesa e preparavano per il pranzo (focaccia alle olive e alle cipolle, formaggio, fette di salame, pomodorini secchi... tutta roba sana, insomma). Subito dopo, mentre la piccola ormai nel lettino pisolava, Lele ha portato a termine i compiti di geometria ed io, con Davide, ho lavato i piatti. Questa volta però l'abbiamo immortalato, così avremo il ricordo di lui sulla sedia davanti al lavandino che risciacqua il bricco del latte.
Con Maurizio abbiamo bevuto il caffè e subito dopo lui e Lele sono stati dalla barbiera per uno strategico taglio di capelli, ed io, dopo che ha risciacquato l'ultimo padellino, ho aiutato Davide a scegliere un cartone e di nuovo ha fatto la sua inalazione.
Alle 15.30 Lele è uscito con me, e siamo stati in chiesa per la confessione. All'inizio era un po' contrariato, ma poi è venuto. Gli ho lasciato un po' di tempo per raccogliersi e mi sono inginocchiata davanti al sacerdote prima di lui. Commento: "Sei rimasta lì tanto tempo, ma avevi così tante cose da dirgli?".
Ho provato a spiegargli che un adulto si confessa diversamente, che si cerca di non ridurre la confessione ad un elenco delle colpe commesse, ma diventa un racconto degli ultimi accadimenti nella propria vita. L'esame di coscienza è un po' più serio e profondo.
Poi, leggendo fra le domande che le catechiste gli hanno lasciato perché avesse una guida nel fare il suo esame di coscienza, mi ha chiesto cosa volesse dire altrui. C'era scritto: "Hai goduto del male altrui?", e io ho cercato di spiegargli che doveva pensare se qualche volta era capitato di sentirsi contento vedendo qualcun altro, per il quale magari provava antipatia, soffrire per qualcosa. E' andata!
E' arrivata però una seconda domanda più difficile riguardo al corpo che è tempio dello Spirito. Anche lì c'è voluta una buona dose di fantasia per adattare un concetto non semplice per i suoi otto anni, alla sua vita.
Dapprima gli ho portato l'esempio della nostra casa. "Noi - ho provato a spiegargli usando una similitudine - cerchiamo di tenerla pulita e in ordine perché dentro ci viaviamo, e siamo la cosa preziosa e importante". Poi, ancora per cercare di aiutarlo con l'esame di coscienza, gli ho chiesto di pensare se qualche volta avesse trascurato il suo corpo (per esempio con una scarsa pulizia) o se avesse usato le sue mani, i suoi occhi, le sue orecchie, per compiere il male.
E' stato un tentativo, di fronte al quale, ora, mi sono venute in mente altre mille cose che avrei potuto dirgli, ma, sarà per la prossima volta. Per esempio, e non so se ne abbia bisogno, non gli ho spiegato in che modo il nostro corpo sia tempio dello Spirito, e dire che sono una catechista battesimale!
Ci siamo scambiati qualche altra battuta e, nonostante fossimo in chiesa, ne è nato un bel dialogo su questo particolare sacramento. In fondo, è bello che abbiano un'intero anno di tempo, fino alla Prima Comunione, per soffermarsi, sulla particolarità e la preziosità del perdono. Prego Dio che mi dia altre occasioni per parlare di questo con mio figlio...
Al ritorno ho ricevuto la visita piacevole di una vicina di casa e della ragazzina bielorussa che sta ospitando in questo periodo e che da tempo conosciamo. Le abbiamo preso un regalino di benvenuto e sembra che le sia piaciuto.
In serata, nonostante avessi voglia di mettermi un po' ai fornelli, e con Elisa che rigurgitava latte sulle mie gambe e sui libri di cucina che stavo cercando di consultare, non ho avuto tempo. Così, dopo almeno aver deciso il menù, mentre Maurizio in cortile portava avanti qualche lavoro manuale coi maschi, io ho fatto il bagnetto alla piccola. Poi si sono lavati i grandi, buttando come sempre acqua ovunque e per rilassarmi ho ripescato un vecchio nastro dall'adolescenza di Maurizio. Una registrazione di un concerto dal vivo di Simon e Garfunkel.
Abbiamo cenato con spaghetti e sugo di verdure (zucchine, pomodori e spezie diverse) e dei crostini con pesce spada affumicato ed acciughe sott'olio.
Terminato la pulizia delle stoviglie, bimbi ormai a nanna, mi son concessa un bagno caldo e qualche battuta in chat con degli amici che è sempre più difficile incontrare.
La mezzanotte è passata da 11 minuti, è ora che anche noi, gli irriducibili del sonno, raggiungiamo le nostre cabine.
Buon riposo nella speranza che preannuncia la gioia della domenica!
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la mamma
sabato 29 maggio 2010
Ho dovuto rivoltare la giornata sottosopra per farci stare tutto quello che avevo in programma e... ne sono uscita trionfante!
Ogni tanto arrivano questi inaspettati momenti di snodo del traffico delle cose da fare, in cui tutto si incasella nel posto giusto.
Il rientro dei bambini da scuola, uno dopo l'altro e di Maurizio dal lavoro, in particolar modo oggi, che è venerdì, è stata per me una vera festa. Avevo già compiuto buona parte del mio dovere quotidiano e sentivo di avere le carte in regola per godermi quel momento. E' una sensazione che ho già provato in passato: la coscienza di aver sgombrato il campo da tutti gli impedimenti, senza aver trascurato nulla, e di avere la mente finalmente libera di dedicarsi ad altro.
Avevo giusto attraversato la strada spingendo il passeggino di Elisa per andare a riprendere Davide quando questa sensazione è arrivata. Ero in regola con la mia tabella di marcia e mi era stato anche concesso del tempo per quattro chiacchiere con un'amica venuta a consumare la sua pizza e coca da me.
A quell'ora, erano le 15.30, avevo fatto un aerosol a Davide, impastato per due volte la pasta per il pane (a distanza di circa 5 ore uno dall'altro) distribuito e fatto colazione, ripulito le tazze, ho provveduto alla toilette personale e della piccola, convinto sempre Davide a vestirsi. Alle 9, con nonna al seguito, siamo usciti diretti all'asilo e di ritorno ho preso un pesce persico che questa sera mi è servito per preparare polpette con patate e piselli per la cena (buone!) e la ricotta fresca per la pappa di Elisa. Ho pregato e approfittando di un pisolino della piccola ho dato inizio alle normali manovre di pulizia di sala e cucina. Alle 11.15 cambio pannolino (contemporanea telefonata con un'altra amica) e pranzo delle donne di casa per essere alle 12.30 in punto dal pediatra per controllo di routine del settimo mese. Poco dopo le 14 circa nuovo pisolino della piccola e concusione pulizie del mattino. Attendendo che i pavimenti asciugassero ho rifatto i letti e ho telefonato a mia suocera per verificare la sua disponibilità per il mattino di domani a far compagnia a Elisa, mentre noi alla Coop faremo incetta di beni alimentari e non.
Alle 15.15 avevo finito e ho avuto un lungo, sorprendente quarto d'ora di dolce far niente. Poi ho condiviso la merenda con Davide, dato il biberon a Elisa e siamo usciti in cortile a scopare foglie e polvere nell'attesa che il pulmino portasse a casa Lele. L'ho accolto con un bell'abbraccio e anche lui, mentre mi raccontava del nuovo libro preso nella biblioteca di classe, ha consumato la sua merenda e ci ha raggiunti fuori.
Alla fine è rientrato anche Maurizio e né ha approfittato per andare in un centro dove vendono materiale per il fai-da-té per tentare di recuperare quattro cose per casa portandosi Davide, mentre io, sempre in cortile, e con Elisa come spettatrice, ho giocato a pallavolo con il primogenito.
Alle 18 mi sono adoperata per la cottura del pesce e della verdura per la preparazione delle polpette e una volta messa sul fuoco la pentola sono tornata fuori, con la piccola, ormai stanca del passeggino, sulle gambe, mentre Maurizio, un po' da solo, un po' coi bambini iniziava a ripulire dalle erbacce quella che nelle intenzioni dovrebbe essere la nostra aiuola. Dopo un furibondo litigio dei maschi, ancora in disaccordo sull'ampiezza della porta per giocare a pallone, sedato invitando il più piccolo a condividere la preparazione delle polpette, abbiamo cenato. Dopo essersi messi in pigiama i bimbi hanno terminato il gelato rimasto ancora in freezer da domenica sera, e io ho lavato i piatti. Maurizio ha lavato e preparato per la notte Elisa e poi cambio, io ho tenuto lei, e lui ha preparato l'impasto definitivo del pane, ora in forno a lievitare. Alle 21 gli ultimi due discendenti di famiglia dormivano e io potevo caricare una lavatrice. Alle 22, dopo un buon caffé, e aver terminato di lavare i piatti, ho acceso il ferro da stiro, che era l'unica cosa prevista per la serata.
Nel giro di un'ora avevo smaltito il carico asciugato due giorni fa, mentre a distanza mi godevo una simpatica conversazione di mio marito su skype con una coppia di vicini di casa nonché amici.
Adesso sono qui, sulla cima di questa montagna di cose fatte, a riproporre una frase che mi è tornata alla mente mentro lavavo i piatti e nella quale mi sono imbattuta mentre questa mattina pregavo con le letture del giorno. E' tratta dalla prima lettera dell'apostolo Pietro e dice: "...chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio...". Ecco, mi ha dato gioia ricordarmente questa sera, perché ultimamente diverse volte mi è capitato di pensare che quello che faccio, lo faccio grazie all'energia che mi dà Dio e leggerlo in un testo sacro, che è pane per lo spirito, me l'ha confermato.
Ho amato oggi? Si, ho amato perché non è mancata la tenerezza, non è mancata la gioia dell'incontro, e ho amato nell'incessante servizio fra le pareti domestiche a quelli di casa mia.
Al termine di una giornata così, una sola cosa manca, il riposo che ristora corpo, mente e spirito.
Buona notte e buon fine settimana.
---
la mamma
Ogni tanto arrivano questi inaspettati momenti di snodo del traffico delle cose da fare, in cui tutto si incasella nel posto giusto.
Il rientro dei bambini da scuola, uno dopo l'altro e di Maurizio dal lavoro, in particolar modo oggi, che è venerdì, è stata per me una vera festa. Avevo già compiuto buona parte del mio dovere quotidiano e sentivo di avere le carte in regola per godermi quel momento. E' una sensazione che ho già provato in passato: la coscienza di aver sgombrato il campo da tutti gli impedimenti, senza aver trascurato nulla, e di avere la mente finalmente libera di dedicarsi ad altro.
Avevo giusto attraversato la strada spingendo il passeggino di Elisa per andare a riprendere Davide quando questa sensazione è arrivata. Ero in regola con la mia tabella di marcia e mi era stato anche concesso del tempo per quattro chiacchiere con un'amica venuta a consumare la sua pizza e coca da me.
A quell'ora, erano le 15.30, avevo fatto un aerosol a Davide, impastato per due volte la pasta per il pane (a distanza di circa 5 ore uno dall'altro) distribuito e fatto colazione, ripulito le tazze, ho provveduto alla toilette personale e della piccola, convinto sempre Davide a vestirsi. Alle 9, con nonna al seguito, siamo usciti diretti all'asilo e di ritorno ho preso un pesce persico che questa sera mi è servito per preparare polpette con patate e piselli per la cena (buone!) e la ricotta fresca per la pappa di Elisa. Ho pregato e approfittando di un pisolino della piccola ho dato inizio alle normali manovre di pulizia di sala e cucina. Alle 11.15 cambio pannolino (contemporanea telefonata con un'altra amica) e pranzo delle donne di casa per essere alle 12.30 in punto dal pediatra per controllo di routine del settimo mese. Poco dopo le 14 circa nuovo pisolino della piccola e concusione pulizie del mattino. Attendendo che i pavimenti asciugassero ho rifatto i letti e ho telefonato a mia suocera per verificare la sua disponibilità per il mattino di domani a far compagnia a Elisa, mentre noi alla Coop faremo incetta di beni alimentari e non.
Alle 15.15 avevo finito e ho avuto un lungo, sorprendente quarto d'ora di dolce far niente. Poi ho condiviso la merenda con Davide, dato il biberon a Elisa e siamo usciti in cortile a scopare foglie e polvere nell'attesa che il pulmino portasse a casa Lele. L'ho accolto con un bell'abbraccio e anche lui, mentre mi raccontava del nuovo libro preso nella biblioteca di classe, ha consumato la sua merenda e ci ha raggiunti fuori.
Alla fine è rientrato anche Maurizio e né ha approfittato per andare in un centro dove vendono materiale per il fai-da-té per tentare di recuperare quattro cose per casa portandosi Davide, mentre io, sempre in cortile, e con Elisa come spettatrice, ho giocato a pallavolo con il primogenito.
Alle 18 mi sono adoperata per la cottura del pesce e della verdura per la preparazione delle polpette e una volta messa sul fuoco la pentola sono tornata fuori, con la piccola, ormai stanca del passeggino, sulle gambe, mentre Maurizio, un po' da solo, un po' coi bambini iniziava a ripulire dalle erbacce quella che nelle intenzioni dovrebbe essere la nostra aiuola. Dopo un furibondo litigio dei maschi, ancora in disaccordo sull'ampiezza della porta per giocare a pallone, sedato invitando il più piccolo a condividere la preparazione delle polpette, abbiamo cenato. Dopo essersi messi in pigiama i bimbi hanno terminato il gelato rimasto ancora in freezer da domenica sera, e io ho lavato i piatti. Maurizio ha lavato e preparato per la notte Elisa e poi cambio, io ho tenuto lei, e lui ha preparato l'impasto definitivo del pane, ora in forno a lievitare. Alle 21 gli ultimi due discendenti di famiglia dormivano e io potevo caricare una lavatrice. Alle 22, dopo un buon caffé, e aver terminato di lavare i piatti, ho acceso il ferro da stiro, che era l'unica cosa prevista per la serata.
Nel giro di un'ora avevo smaltito il carico asciugato due giorni fa, mentre a distanza mi godevo una simpatica conversazione di mio marito su skype con una coppia di vicini di casa nonché amici.
Adesso sono qui, sulla cima di questa montagna di cose fatte, a riproporre una frase che mi è tornata alla mente mentro lavavo i piatti e nella quale mi sono imbattuta mentre questa mattina pregavo con le letture del giorno. E' tratta dalla prima lettera dell'apostolo Pietro e dice: "...chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio...". Ecco, mi ha dato gioia ricordarmente questa sera, perché ultimamente diverse volte mi è capitato di pensare che quello che faccio, lo faccio grazie all'energia che mi dà Dio e leggerlo in un testo sacro, che è pane per lo spirito, me l'ha confermato.
Ho amato oggi? Si, ho amato perché non è mancata la tenerezza, non è mancata la gioia dell'incontro, e ho amato nell'incessante servizio fra le pareti domestiche a quelli di casa mia.
Al termine di una giornata così, una sola cosa manca, il riposo che ristora corpo, mente e spirito.
Buona notte e buon fine settimana.
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la mamma
giovedì 27 maggio 2010
Tutto tace, tutto è pace. Resto in ascolto della voce del cuore.
I bimbi dormono e, ripensandoci propio ora, mi rendo conto di aver dedicato loro poco tempo oggi. Approfittando della disponibilità della nonna, nel pomeriggio sono stata dalla parrucchiera e sembra proprio che nel fine settimana riuscirò a dar seguito ai propositi dell'ultimo mese (parrucchiera, appunto, confessione, spesa alla Coop).
Così siamo rimasti poco tempo insieme. Sono tornata a riprenderli in macchina, perché portandoci a casa della nonna a piedi, con Davide appena uscito dalla materna ed Elisa coperta dalla cerata sul passeggino, siamo stati sorpresi da un'acqua torrenziale. Grazie ai cassettoni pieni di tesori della nonna, è stato provvidenzialmente possibile recuperare vestiti asciutti per tutti, anche per Elisa, perché dove non è arrivata l'acqua, è arrivata la pipì. Il mio timore però era soprattutto per Davide, perché proprio a causa di una situazione di questo genere, lo scorso anno, la sua tosse è degenerata in broncopolmonite!
A casa ho cambiato le lenzuola ai letti, preparato il primo impasto per il pane, ma ho anche trovato tempo per giocare a palla asino in cortile con Davide, seduta sulla panchina con Elisa in braccio, mentre Lele veniva accompagnato in palestra. E ho trovato tempo per leggere, sempre al mio secondogenito, la prima parte di "Biancaneve", spremendo al massimo tutta la mia "scarsa" capacità recitativa.
Ho davvero dedicato poco ai bambini, ma una famiglia, per quanto bene si possa volere ai figli, parte sempre dall'essere coppia. Oggi io ho in particolar modo pensato a mio marito, al rapporto che ho con lui.
E' stupefacente quanto io mi senta libera nel sentirmi strettamente unita a lui. Fermarmi oggi e ascoltare la voce del mio cuore, è ascoltare la voce che mi parla dell'uomo che amo e che sa amarmi come nessun'altro.
Chissà, magari tornerò sull'argomento con parole più ispirate, per ora, come mio solito, auguro a tutti una notte di sereno riposo.
---
la mamma
I bimbi dormono e, ripensandoci propio ora, mi rendo conto di aver dedicato loro poco tempo oggi. Approfittando della disponibilità della nonna, nel pomeriggio sono stata dalla parrucchiera e sembra proprio che nel fine settimana riuscirò a dar seguito ai propositi dell'ultimo mese (parrucchiera, appunto, confessione, spesa alla Coop).
Così siamo rimasti poco tempo insieme. Sono tornata a riprenderli in macchina, perché portandoci a casa della nonna a piedi, con Davide appena uscito dalla materna ed Elisa coperta dalla cerata sul passeggino, siamo stati sorpresi da un'acqua torrenziale. Grazie ai cassettoni pieni di tesori della nonna, è stato provvidenzialmente possibile recuperare vestiti asciutti per tutti, anche per Elisa, perché dove non è arrivata l'acqua, è arrivata la pipì. Il mio timore però era soprattutto per Davide, perché proprio a causa di una situazione di questo genere, lo scorso anno, la sua tosse è degenerata in broncopolmonite!
A casa ho cambiato le lenzuola ai letti, preparato il primo impasto per il pane, ma ho anche trovato tempo per giocare a palla asino in cortile con Davide, seduta sulla panchina con Elisa in braccio, mentre Lele veniva accompagnato in palestra. E ho trovato tempo per leggere, sempre al mio secondogenito, la prima parte di "Biancaneve", spremendo al massimo tutta la mia "scarsa" capacità recitativa.
Ho davvero dedicato poco ai bambini, ma una famiglia, per quanto bene si possa volere ai figli, parte sempre dall'essere coppia. Oggi io ho in particolar modo pensato a mio marito, al rapporto che ho con lui.
E' stupefacente quanto io mi senta libera nel sentirmi strettamente unita a lui. Fermarmi oggi e ascoltare la voce del mio cuore, è ascoltare la voce che mi parla dell'uomo che amo e che sa amarmi come nessun'altro.
Chissà, magari tornerò sull'argomento con parole più ispirate, per ora, come mio solito, auguro a tutti una notte di sereno riposo.
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la mamma
Vediamo di racimolare quattro pensieri perché questa giornata non se ne voli via insieme a un altro foglio di calendario.
Sono appena rientrata dal penultimo appuntamento del corso per genitori al quale sto cercando di tener fede. Il prossimo martedì verrà conclusa la prima di tre parti i cui temi saranno sviluppati nell'arco di tre anni.
L'argomento era "I si e i no" da dire ai bambini, insomma, la parte morale dell'educazione e, anche se per chi ha tre figli è un risentire cose già ascoltate, è sempre interessante il confronto con gli altri e la verifica sul proprio lavoro di genitore.
Ma, escluso questo scampolo di giornata, la parte più bella e interessante è stata sicuramente quella precedente. Lele, dopo qualche dubbio sul da farsi da parte mia, è rimasto a casa da scuola per l'insolazione presa ieri al campo sportivo.
Lui e il fratello, nonostante la possibilità di rimanere nel letto ancora un po', erano in piedi prima delle 7.30 del mattino, e la cosa ha suscitato in me stupore e preoccupazione. Stupore perché raramente la mattina sono così agili nel passare dal sonno alla veglia, preoccupazione perché avrebbe potuto essere una vera tragedia.
Davide, dopo aver accettato di fare il suo aerosol davanti a un cartone, verso le 9 ha cominciato a rendersi conto che Emanuele sarebbe rimasto a casa e mi ha chiesto il motivo. E' bastato ricordargli che la sera precedente aveva la febbre alta, e confermargli che al termine della scuola saremmo tornati a prenderlo e senza proteste, all'arrivo della nonna, ci siamo incamminati verso la scuola materna.
Lele, che cominciava ad assaporare il non dover andare a scuola, ha subito manifestato l'intenzione di non rimanere tutto il giorno davanti alla televisione e così ha fatto.
Tornando l'ho trovato ancora in piagiama, in cortile, a tentare forse di catturare formiche, mentre la nonna voleva fare ciuffetti a Elisa. Avevo deciso di concedergli "come regalo tutto speciale" una giornata di riposo da un periodo veramente impegnativo, scolasticamente parlando.
Quindi, niente recupero compiti. Ci potrà pensare domani....
Lui voleva "aiutarmi tanto, tanto, tanto" nel fare i mestieri ed io volentieri ho acconsentito. Voleva passare l'aspirapolvere ancora prima che mettessi ordine e passassi lo straccio sui mobili, e già si apprestava a spostare tutto dal pavimento, ma l'ho dovuto rallentare.
Tempo di cambiare per la seconda volta in poco tempo la piccola, e già, con la sedia, cercava di impadronirsi di un libro posto su uno scaffale un po' più alto della libreria, e gliel'ho concesso. Non avevo nessuna intenzione di fare la mamma rompiscatole. Così ho messo Elisa a sgambettare sul letto di Davide, dal quale non avevo ancora tolto la spondina, e ho cominciato il mio lavoro di casalinga.
Quando Elisa s'è stufata, Lele è stato una risorsa. Si è sistemato sul letto con lei e l'ha divertita lanciando ripetutamente una pallina verde. Poi le ho sistemato i cuscini in modo che potesse rimanere seduta riparata dai colpi che poteva prendere perdendo l'equilibrio e Lele le ha letto un paio di libri facendole ascoltare i suoni dei versi degli animali.
Io, cercando di accelerare i tempi, ho finito di spolverare e poi con Lele ci siamo scambiati. Ho preso Elisa con me, mentre lui, con soddisfazione, passava l'aspirapolvere nella sua camera.
Era ormai l'ora di pranzo, e insieme abbiamo deciso di non fare il primo, ma di arricchire una fresca insalata mista con scagliette di grana e della fesa di tacchino tagliata a pezzettini e qualche carciofino sott'olio. Ha voluto provare a cucinare, così, mentre preparavo la pappa per la piccola, ha tagliato a rondelle una carota e il sedano ed infine, spontaneamente, ha apparecchiato la tavola.
Quando, terminato il pranzo, sono salita per un nuovo cambio di pannolino e la nanna di Elisa, lui, su mia proposta, ha accettato di lavare i piatti. In ginocchio e poi in piedi su una sedia, ha lavato, risciacquato e sistemato nello scolapiatti le poche stoviglie che avevamo utilizzato. Quando sono scesa ho finito di sistemare e poi, con largo anticipo sui tempi previsti, ho stirato.
L'ho abbracciato dicendogli che mi aveva davvero aiutato molto e che mi sentivo sollevata. Non potendo giocare subito al computer, come avrebbe voluto, perché in camera c'era Elisa che dormiva, si è adattato a giocare un po' da solo con gli shangai, ma poi è andato a recuperare la scatola dei Lego e si è messo a lavorare di fantasia costruendo astronavi.
Stirando, e sfogliando mentalmente l'album dei ricordi, mi è tornata alla mente quella volta in cui, con lui, per un piccolo intervento, abbiamo trascorso un giorno e una notte in ospedale. E' stata una delle poche volte in cui veramente me lo sono goduto.
Non c'era la casa a cui pensare, con tutte le incombenze che questo comporta. C'eravamo solo lui ed io, soprattutto la sera, quando ormai il papà se n'era andato per venirci a riprendere solo il mattino dopo. Nevicava abbondantemente e dato che faceva fatica a prendere sonno siamo rimasti per diverso tempo davanti alla finestra a guardare i fiocchi cadere. Abbiamo cenato sul letto, e, differentemente dal suo solito, dato che a causa dell'intervento era digiuno, era bello vederlo mangiare con gusto, anche se si trattava di una pastina e poco altro... Abbiamo letto un volume della fiaba di Pinocchio, la colonna sonora della sua infanzia... aveva tre anni.
Oggi ho ripensato a quel momento, in cui ho avuto l'opportunità di mettere da parte le cose da fare, per esaltare il nostro rapporto, ed è successo anche lo scorso anno con Davide, con il quale, per una broncopolmonite, abbiamo trascorso ben otto giorni in pediatria generale, quattro dei quali semi - bloccati sotto una tenda ossigeno!
Ho scoperto, finalmente, che le cose da fare possono diventare momenti di condivisione profonda, di scambio di affetto e momenti per mostrare la propria gratidudine.
Si, è stato piacevole oggi, averlo a casa.
Non sono mancati, poi, i litigi e i nervosismi col fratello, il tentativo di imporre il proprio modo di giocare, ma c'è ancora tempo, tutto quello che Dio ci concederà per cambiare e sperare.
Vi lascio con quest'immagine, mia e di mio figlio abbracciati insieme, un'abbraccio che estendo a Davide, Elisa e Maurizio.
Che il vostro riposo sia tranquilla certezza dell'amore che vi circonda.
---
la mamma
Sono appena rientrata dal penultimo appuntamento del corso per genitori al quale sto cercando di tener fede. Il prossimo martedì verrà conclusa la prima di tre parti i cui temi saranno sviluppati nell'arco di tre anni.
L'argomento era "I si e i no" da dire ai bambini, insomma, la parte morale dell'educazione e, anche se per chi ha tre figli è un risentire cose già ascoltate, è sempre interessante il confronto con gli altri e la verifica sul proprio lavoro di genitore.
Ma, escluso questo scampolo di giornata, la parte più bella e interessante è stata sicuramente quella precedente. Lele, dopo qualche dubbio sul da farsi da parte mia, è rimasto a casa da scuola per l'insolazione presa ieri al campo sportivo.
Lui e il fratello, nonostante la possibilità di rimanere nel letto ancora un po', erano in piedi prima delle 7.30 del mattino, e la cosa ha suscitato in me stupore e preoccupazione. Stupore perché raramente la mattina sono così agili nel passare dal sonno alla veglia, preoccupazione perché avrebbe potuto essere una vera tragedia.
Davide, dopo aver accettato di fare il suo aerosol davanti a un cartone, verso le 9 ha cominciato a rendersi conto che Emanuele sarebbe rimasto a casa e mi ha chiesto il motivo. E' bastato ricordargli che la sera precedente aveva la febbre alta, e confermargli che al termine della scuola saremmo tornati a prenderlo e senza proteste, all'arrivo della nonna, ci siamo incamminati verso la scuola materna.
Lele, che cominciava ad assaporare il non dover andare a scuola, ha subito manifestato l'intenzione di non rimanere tutto il giorno davanti alla televisione e così ha fatto.
Tornando l'ho trovato ancora in piagiama, in cortile, a tentare forse di catturare formiche, mentre la nonna voleva fare ciuffetti a Elisa. Avevo deciso di concedergli "come regalo tutto speciale" una giornata di riposo da un periodo veramente impegnativo, scolasticamente parlando.
Quindi, niente recupero compiti. Ci potrà pensare domani....
Lui voleva "aiutarmi tanto, tanto, tanto" nel fare i mestieri ed io volentieri ho acconsentito. Voleva passare l'aspirapolvere ancora prima che mettessi ordine e passassi lo straccio sui mobili, e già si apprestava a spostare tutto dal pavimento, ma l'ho dovuto rallentare.
Tempo di cambiare per la seconda volta in poco tempo la piccola, e già, con la sedia, cercava di impadronirsi di un libro posto su uno scaffale un po' più alto della libreria, e gliel'ho concesso. Non avevo nessuna intenzione di fare la mamma rompiscatole. Così ho messo Elisa a sgambettare sul letto di Davide, dal quale non avevo ancora tolto la spondina, e ho cominciato il mio lavoro di casalinga.
Quando Elisa s'è stufata, Lele è stato una risorsa. Si è sistemato sul letto con lei e l'ha divertita lanciando ripetutamente una pallina verde. Poi le ho sistemato i cuscini in modo che potesse rimanere seduta riparata dai colpi che poteva prendere perdendo l'equilibrio e Lele le ha letto un paio di libri facendole ascoltare i suoni dei versi degli animali.
Io, cercando di accelerare i tempi, ho finito di spolverare e poi con Lele ci siamo scambiati. Ho preso Elisa con me, mentre lui, con soddisfazione, passava l'aspirapolvere nella sua camera.
Era ormai l'ora di pranzo, e insieme abbiamo deciso di non fare il primo, ma di arricchire una fresca insalata mista con scagliette di grana e della fesa di tacchino tagliata a pezzettini e qualche carciofino sott'olio. Ha voluto provare a cucinare, così, mentre preparavo la pappa per la piccola, ha tagliato a rondelle una carota e il sedano ed infine, spontaneamente, ha apparecchiato la tavola.
Quando, terminato il pranzo, sono salita per un nuovo cambio di pannolino e la nanna di Elisa, lui, su mia proposta, ha accettato di lavare i piatti. In ginocchio e poi in piedi su una sedia, ha lavato, risciacquato e sistemato nello scolapiatti le poche stoviglie che avevamo utilizzato. Quando sono scesa ho finito di sistemare e poi, con largo anticipo sui tempi previsti, ho stirato.
L'ho abbracciato dicendogli che mi aveva davvero aiutato molto e che mi sentivo sollevata. Non potendo giocare subito al computer, come avrebbe voluto, perché in camera c'era Elisa che dormiva, si è adattato a giocare un po' da solo con gli shangai, ma poi è andato a recuperare la scatola dei Lego e si è messo a lavorare di fantasia costruendo astronavi.
Stirando, e sfogliando mentalmente l'album dei ricordi, mi è tornata alla mente quella volta in cui, con lui, per un piccolo intervento, abbiamo trascorso un giorno e una notte in ospedale. E' stata una delle poche volte in cui veramente me lo sono goduto.
Non c'era la casa a cui pensare, con tutte le incombenze che questo comporta. C'eravamo solo lui ed io, soprattutto la sera, quando ormai il papà se n'era andato per venirci a riprendere solo il mattino dopo. Nevicava abbondantemente e dato che faceva fatica a prendere sonno siamo rimasti per diverso tempo davanti alla finestra a guardare i fiocchi cadere. Abbiamo cenato sul letto, e, differentemente dal suo solito, dato che a causa dell'intervento era digiuno, era bello vederlo mangiare con gusto, anche se si trattava di una pastina e poco altro... Abbiamo letto un volume della fiaba di Pinocchio, la colonna sonora della sua infanzia... aveva tre anni.
Oggi ho ripensato a quel momento, in cui ho avuto l'opportunità di mettere da parte le cose da fare, per esaltare il nostro rapporto, ed è successo anche lo scorso anno con Davide, con il quale, per una broncopolmonite, abbiamo trascorso ben otto giorni in pediatria generale, quattro dei quali semi - bloccati sotto una tenda ossigeno!
Ho scoperto, finalmente, che le cose da fare possono diventare momenti di condivisione profonda, di scambio di affetto e momenti per mostrare la propria gratidudine.
Si, è stato piacevole oggi, averlo a casa.
Non sono mancati, poi, i litigi e i nervosismi col fratello, il tentativo di imporre il proprio modo di giocare, ma c'è ancora tempo, tutto quello che Dio ci concederà per cambiare e sperare.
Vi lascio con quest'immagine, mia e di mio figlio abbracciati insieme, un'abbraccio che estendo a Davide, Elisa e Maurizio.
Che il vostro riposo sia tranquilla certezza dell'amore che vi circonda.
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la mamma
mercoledì 26 maggio 2010
Ripensando alla Domenica pomeriggio passata al Parco della Vernavola a Pavia, mi è venuto in mente il momento in cui Lele e Davide con i loro amichetti si sono messi a giocare con gli aerei di carta che avevo preparato a casa prima di uscire (il modello che avevo scelto era lo "Sky King" per le istruzioni guarda il mio precedente post sugli aerei di carta).
Il prato era molto ampio e i bambini avevano a disposizione parecchio spazio, inoltre una leggera brezza rendeva le acrobazie divertenti ed entusiasmanti.
Oltre a essere contento per aver contribuito al loro divertimento (tempo dedicato alla preparazione: 10 minuti e materiale utilizzato: 4 fogli A4 di carta di riciclo) mi ha fatto piacere che pur avendo dei vicini di gioco (un bambino con il proprio papà ed uno zio) che potevano sfoggiare un modernissimo aereo telecomandato, non si sono lamentati dei loro aerei stile retrò, anzi dopo il primo momento di curiosità dedicato al gioiellino di tecnologia (sic!) si sono messi a giocare con i loro Sky King divertendosi un mondo e facendo divertire anche il loro papà.
---
il papà
Il prato era molto ampio e i bambini avevano a disposizione parecchio spazio, inoltre una leggera brezza rendeva le acrobazie divertenti ed entusiasmanti.
Oltre a essere contento per aver contribuito al loro divertimento (tempo dedicato alla preparazione: 10 minuti e materiale utilizzato: 4 fogli A4 di carta di riciclo) mi ha fatto piacere che pur avendo dei vicini di gioco (un bambino con il proprio papà ed uno zio) che potevano sfoggiare un modernissimo aereo telecomandato, non si sono lamentati dei loro aerei stile retrò, anzi dopo il primo momento di curiosità dedicato al gioiellino di tecnologia (sic!) si sono messi a giocare con i loro Sky King divertendosi un mondo e facendo divertire anche il loro papà.
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il papà
martedì 25 maggio 2010
Non c'è che dire, a quest'ora sono davvero stanca! E' stata una giornata di sole e vento, iniziata un po' di corsa e terminata con i bimbi tutti a nanna prima delle 21.30. L'ultimo, Davide, è crollato sulla cassapanca della cucina mentre io, col ferro da stiro tra le mai, tentavo di raggiungere il fondo della cesta dei panni.
Nel pomeriggio non è proprio stato possibile stirare tutto. Lele è arrivato a casa da scuola con una ventina di minuti di ritardo. In mattinata, tutte le classi delle primarie della città, alternandosi, hanno raggiunto la stadio comunale dove si è svolta la fase conclusiva delle Lausiadi, il progetto provinciale di atletica per le scuole.
Per questo motivo la giornata è iniziata di corsa. Anche se già dall'inizio sapevo che si trattava di una "missione impossibile", mi sono impegnata e ho fatto del mio meglio per essere presente alle 10.30 allo stadio.
Mentre Davide dormiva ancora, tra le 8.15 e le 8.30 ho tolto un po' di polvere dai mobili della mia camera e ho terminato le pulizie una volta rientrata dall'accompagnarlo a scuola.
Una mezz'oretta di tempo nella quale Elisa è rimasta tranquilla e poi... via! Di nuovo fuori.
Visto il sole abbiamo deciso di farci una bella passeggiata e di non usare la macchina. Sono arrivata in tempo, anche per accorgermi che non sarei riuscita a vedere niente. I bambini dalle terze alle quinte erano in fila dall'altra parte del campo e, complicazione, a turno hanno iniziato a parlare autorità scolastiche e amministrative.
Alle 11.10 ho dovuto girare le rotelle del passeggino e rientrare per la pappa della piccola, senza aver visto nulla e i bambini dovevano ancora iniziare a gareggiare.
Il mio dispiacere però non era niente in confronto alla delusione di mio figlio quando alle 13 l'ho accolto al cancello. Si era iscritto al lancio della palla ma, per via della modialità di organizzazione, aveva potuto tirare solo una volta, trascorrendo il resto del tempo seduto sull'erba sotto un sole cocente ad aspettare...
L'ho ascoltato mentre cercava di sfogarsi, l'ho abbracciato nel momento in cui è esploso il pianto e poi ci siamo messi a mangiare, ma non era in forma. Ha terminato i compiti per il giorno dopo prima che uscissimo per riprendere Davide, e, dopo la merenda, ha studiato scienze assegnata per il giovedì.
Uscendo, nonostante il sole scottasse parecchio, ha preferito tenere addosso la giacca della tuta e siccome poi non ha nemmeno voluto terminare la sua brioche, mi sono subito insospettita che avesse preso un'insolazione.
La sera, vedendolo in pigiama saltare dai brividi, gli abbiamo misurato la febbre che era salita a 38. Nel frattempo Davide si ingelosiva e a tavola ha cominciato ad accusare un sospetto mal di pancia. Dopo dieci minuti d'orologio ha chiesto yogurt con i pezzi di cioccolato.
Condensa, agita, mescola siamo arrivati a questa sera e alla mia stanchezza, ragion per cui auguro a tutti la buona notte, e mi vado a rifugiare sul divano, tra le braccia di mio marito, dove sicuramente m'addormenterò.
---
la mamma
Nel pomeriggio non è proprio stato possibile stirare tutto. Lele è arrivato a casa da scuola con una ventina di minuti di ritardo. In mattinata, tutte le classi delle primarie della città, alternandosi, hanno raggiunto la stadio comunale dove si è svolta la fase conclusiva delle Lausiadi, il progetto provinciale di atletica per le scuole.
Per questo motivo la giornata è iniziata di corsa. Anche se già dall'inizio sapevo che si trattava di una "missione impossibile", mi sono impegnata e ho fatto del mio meglio per essere presente alle 10.30 allo stadio.
Mentre Davide dormiva ancora, tra le 8.15 e le 8.30 ho tolto un po' di polvere dai mobili della mia camera e ho terminato le pulizie una volta rientrata dall'accompagnarlo a scuola.
Una mezz'oretta di tempo nella quale Elisa è rimasta tranquilla e poi... via! Di nuovo fuori.
Visto il sole abbiamo deciso di farci una bella passeggiata e di non usare la macchina. Sono arrivata in tempo, anche per accorgermi che non sarei riuscita a vedere niente. I bambini dalle terze alle quinte erano in fila dall'altra parte del campo e, complicazione, a turno hanno iniziato a parlare autorità scolastiche e amministrative.
Alle 11.10 ho dovuto girare le rotelle del passeggino e rientrare per la pappa della piccola, senza aver visto nulla e i bambini dovevano ancora iniziare a gareggiare.
Il mio dispiacere però non era niente in confronto alla delusione di mio figlio quando alle 13 l'ho accolto al cancello. Si era iscritto al lancio della palla ma, per via della modialità di organizzazione, aveva potuto tirare solo una volta, trascorrendo il resto del tempo seduto sull'erba sotto un sole cocente ad aspettare...
L'ho ascoltato mentre cercava di sfogarsi, l'ho abbracciato nel momento in cui è esploso il pianto e poi ci siamo messi a mangiare, ma non era in forma. Ha terminato i compiti per il giorno dopo prima che uscissimo per riprendere Davide, e, dopo la merenda, ha studiato scienze assegnata per il giovedì.
Uscendo, nonostante il sole scottasse parecchio, ha preferito tenere addosso la giacca della tuta e siccome poi non ha nemmeno voluto terminare la sua brioche, mi sono subito insospettita che avesse preso un'insolazione.
La sera, vedendolo in pigiama saltare dai brividi, gli abbiamo misurato la febbre che era salita a 38. Nel frattempo Davide si ingelosiva e a tavola ha cominciato ad accusare un sospetto mal di pancia. Dopo dieci minuti d'orologio ha chiesto yogurt con i pezzi di cioccolato.
Condensa, agita, mescola siamo arrivati a questa sera e alla mia stanchezza, ragion per cui auguro a tutti la buona notte, e mi vado a rifugiare sul divano, tra le braccia di mio marito, dove sicuramente m'addormenterò.
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la mamma
lunedì 24 maggio 2010
Alla fine è arrivata l'ispirazione dello Spirito Santo... bisogna sempre, sempre crederci!
Raccontavo in due frettolose parole quanto accaduto ieri a un'altra mamma nel corridoio della scuola materna e lei senza indugio ha commentato: "Comincia a diventare geloso di Elisa...".
Accidenti! perché non ci sono arrivata subito? e perché non ci sono arrivata io? eppure solo qualche settimana fa ho giusto partecipato a un incontro dove si affrontava il tema della gelosia fra fratelli.
Rileggendo quanto scritto questa settimana, mi sono inoltre accorta che tutti i capricci difficilmente gestibili di Davide sono avvenuti nell'arco di questo breve periodo
Riflettevo sulla necessità che qualcuno dall'esterno, godendo di una visuale più ampia e di un minor coinvolgimento, t'illumini su quanto da sola non riesci a vedere. E' successo anche ad altri amici, che non sono riusciti immediatamente ad interpretare un fastidio del figlio nel condividere un gioco, ed è servita la lettura disinvolta di una psicologa per svelare loro l'arcano.
Oggi ho avuto una volta di più la conferma che gli altri non sono solo coloro verso i quali andare, ma anche coloro ai quali continuamente Dio mette doni nelle mani per te. Davvero non si può vivere senza gli altri... quindi grazie a questa mamma e grazie allo Spirito che ancora una volta non ci ha fatto mancare il suo soccorso e la sua ispirazione.
Come gestire questa latente gelosia poi è un altro discorso. Davide non sa dare un nome al malessere che prova. Lo vive dentro di sé, e quando meno se l'aspetta esplode in un'emozione incontrollabile e forse, come nel caso del mal di pancia, somatizza.
Bisogna che gli faccia capire che sono a conoscenza del suo malessere, anche se la mia attenzione particolare per lui non manca. Potrebbe essere spaventato dall'intensità di quanto prova, senza riuscire a capire di cosa si tratti, e aver bisogno di aiuto per ricondurre il tutto ad una misura più accettabile.
Questa mattina, per esempio, si è svegliato da solo ed è sceso e memore di quanto gli ho detto ieri, nonostante abbia avuto l'istinto di chiedere di essere preso il braccio, mi ha allungato la manina e così, mano nella mano, siamo arrivati in bagno dove ha fatto pipì.
E' stato un fantastico passaggio di maturità! I bambini sono davvero capaci di grandi, grandissime trasformazioni.
E' difficile, a volte penso... loro sono tre e tu sei sempre una! Come giocare a pallavolo col grande e a lupo mangiafrutta col piccolo contemporaneamente, mentre Elisa piangiucchia nel passeggino? Ma non sempre il limite vien per nuocere, perché insegna che la pazienza e la reciprocità sono l'unica via percorribile per una convivenza armoniosa. Niente di più di quello che anch'io, fin da piccola, mi son sempre sentita ripetere: "Si fa un po' per uno".
Comunque oggi, tutto sommato, non è andata male. Davide dopo qualche tentennamento si è convinto ad andare all'asilo e l'ho ritrovato allegro e sorridente a fine giornata. Solo mi ha chiesto di fargli i risvolti ai pantaloni, già corti, perché non gli battessero sul ginocchio ferito.
L'unico rammarico, e lo dico con tutta sincerità, è che ho un cumulo di lavoro casalingo da smaltire e lo vorrei fare prima di partire per le vacanze. Non è una lamentela, ma dover cominciare alle 9.30 del mattino, con la piccola che dopo un po' protesta a vivavoce di essere quasi lasciata a sé stessa, non permette di compiere grandi manovre.
Questa mattina, per esempio, sono a fatica riuscita a portare a termine la pulizia del bagno al piano superiore e ho terminato di rifare i letti nel pomeriggio. Di stirare nemmeno si è potuto palare! Visto l'andazzo ho preparato l'insalata di riso per la cena, ed ero contenta perché così avrei avuto un po' di tempo in più da dedicare ai bambini al rientro da scuola.
Nel tardo pomeriggio ho riposto nei cassetti la biancheria stirata nei giorni precedenti e ho caricato la lavatrice per poi stendere dopo cena.
Domani la classe di Lele partecipa ad un'altra manifestazione sportiva, ma essere presente mi impedirebbe di pulire un altro po' casa e sono veramente combattuta!
Sono io che sono negligente, disorganizzata, troppo lenta o devo rassegnarmi al fatto che sia così? L'aiuola nel nostro cortile urla che qualche mano pietosa strappi le erbacce e faccia un po' di pulizia, le tende, dopo l'inverno, non sono ancora state lavate, ho fatto qualche mestiere straordinario ma senza riuscire a portarlo a termine.
Voglio assolutamente andare a confessarmi (nel bene e nel male scrivere mi porta a fare un esame di coscienza costante, serio e dettagliato, e soffro di non riuscire a dar seguito a questo mio proposito) e dal parrucchiere e ormai rimando entrambe le cose da un mese. Sabato vorrei andare a far spesa con Maurizio, ma so già che dovrò anche portare Elisa dal pediatra...
Questa lotta tra le cose da fare e una nuova modalità di essere, né trascurata, né disattenta agli altri, finirà mai dentro di me?
Nonostante lo sfogo, sulle mie labbra e nella mia mente non manca mai una preghiera di lode e di ringraziamento per Dio, che ogni giorno rende per noi possibile vivere l'amore e la gratuità e ci rende belli.
Un abbraccio e un bacio ai miei bimbi, che già dormono nei loro letti e una notte in cui sperare contro ogni buio a tutti voi.
---
la mamma
Raccontavo in due frettolose parole quanto accaduto ieri a un'altra mamma nel corridoio della scuola materna e lei senza indugio ha commentato: "Comincia a diventare geloso di Elisa...".
Accidenti! perché non ci sono arrivata subito? e perché non ci sono arrivata io? eppure solo qualche settimana fa ho giusto partecipato a un incontro dove si affrontava il tema della gelosia fra fratelli.
Rileggendo quanto scritto questa settimana, mi sono inoltre accorta che tutti i capricci difficilmente gestibili di Davide sono avvenuti nell'arco di questo breve periodo
Riflettevo sulla necessità che qualcuno dall'esterno, godendo di una visuale più ampia e di un minor coinvolgimento, t'illumini su quanto da sola non riesci a vedere. E' successo anche ad altri amici, che non sono riusciti immediatamente ad interpretare un fastidio del figlio nel condividere un gioco, ed è servita la lettura disinvolta di una psicologa per svelare loro l'arcano.
Oggi ho avuto una volta di più la conferma che gli altri non sono solo coloro verso i quali andare, ma anche coloro ai quali continuamente Dio mette doni nelle mani per te. Davvero non si può vivere senza gli altri... quindi grazie a questa mamma e grazie allo Spirito che ancora una volta non ci ha fatto mancare il suo soccorso e la sua ispirazione.
Come gestire questa latente gelosia poi è un altro discorso. Davide non sa dare un nome al malessere che prova. Lo vive dentro di sé, e quando meno se l'aspetta esplode in un'emozione incontrollabile e forse, come nel caso del mal di pancia, somatizza.
Bisogna che gli faccia capire che sono a conoscenza del suo malessere, anche se la mia attenzione particolare per lui non manca. Potrebbe essere spaventato dall'intensità di quanto prova, senza riuscire a capire di cosa si tratti, e aver bisogno di aiuto per ricondurre il tutto ad una misura più accettabile.
Questa mattina, per esempio, si è svegliato da solo ed è sceso e memore di quanto gli ho detto ieri, nonostante abbia avuto l'istinto di chiedere di essere preso il braccio, mi ha allungato la manina e così, mano nella mano, siamo arrivati in bagno dove ha fatto pipì.
E' stato un fantastico passaggio di maturità! I bambini sono davvero capaci di grandi, grandissime trasformazioni.
E' difficile, a volte penso... loro sono tre e tu sei sempre una! Come giocare a pallavolo col grande e a lupo mangiafrutta col piccolo contemporaneamente, mentre Elisa piangiucchia nel passeggino? Ma non sempre il limite vien per nuocere, perché insegna che la pazienza e la reciprocità sono l'unica via percorribile per una convivenza armoniosa. Niente di più di quello che anch'io, fin da piccola, mi son sempre sentita ripetere: "Si fa un po' per uno".
Comunque oggi, tutto sommato, non è andata male. Davide dopo qualche tentennamento si è convinto ad andare all'asilo e l'ho ritrovato allegro e sorridente a fine giornata. Solo mi ha chiesto di fargli i risvolti ai pantaloni, già corti, perché non gli battessero sul ginocchio ferito.
L'unico rammarico, e lo dico con tutta sincerità, è che ho un cumulo di lavoro casalingo da smaltire e lo vorrei fare prima di partire per le vacanze. Non è una lamentela, ma dover cominciare alle 9.30 del mattino, con la piccola che dopo un po' protesta a vivavoce di essere quasi lasciata a sé stessa, non permette di compiere grandi manovre.
Questa mattina, per esempio, sono a fatica riuscita a portare a termine la pulizia del bagno al piano superiore e ho terminato di rifare i letti nel pomeriggio. Di stirare nemmeno si è potuto palare! Visto l'andazzo ho preparato l'insalata di riso per la cena, ed ero contenta perché così avrei avuto un po' di tempo in più da dedicare ai bambini al rientro da scuola.
Nel tardo pomeriggio ho riposto nei cassetti la biancheria stirata nei giorni precedenti e ho caricato la lavatrice per poi stendere dopo cena.
Domani la classe di Lele partecipa ad un'altra manifestazione sportiva, ma essere presente mi impedirebbe di pulire un altro po' casa e sono veramente combattuta!
Sono io che sono negligente, disorganizzata, troppo lenta o devo rassegnarmi al fatto che sia così? L'aiuola nel nostro cortile urla che qualche mano pietosa strappi le erbacce e faccia un po' di pulizia, le tende, dopo l'inverno, non sono ancora state lavate, ho fatto qualche mestiere straordinario ma senza riuscire a portarlo a termine.
Voglio assolutamente andare a confessarmi (nel bene e nel male scrivere mi porta a fare un esame di coscienza costante, serio e dettagliato, e soffro di non riuscire a dar seguito a questo mio proposito) e dal parrucchiere e ormai rimando entrambe le cose da un mese. Sabato vorrei andare a far spesa con Maurizio, ma so già che dovrò anche portare Elisa dal pediatra...
Questa lotta tra le cose da fare e una nuova modalità di essere, né trascurata, né disattenta agli altri, finirà mai dentro di me?
Nonostante lo sfogo, sulle mie labbra e nella mia mente non manca mai una preghiera di lode e di ringraziamento per Dio, che ogni giorno rende per noi possibile vivere l'amore e la gratuità e ci rende belli.
Un abbraccio e un bacio ai miei bimbi, che già dormono nei loro letti e una notte in cui sperare contro ogni buio a tutti voi.
---
la mamma
domenica 23 maggio 2010
Nessuno può essersi già dimenticato della situazione meteo della scorsa settimana, quando sprazzi di sole si alternavano a scrosci d'acqua improvvisi e a volte violenti. Così è stata questa nostra giornata, in cui la serenità e la gioia dello stare insieme tra noi e con gli amici, la possibilità di godere del sole immersi in un bellissimo parco si sono alternati a lunghe e snervanti crisi di pianto.
Non è tutto perfetto. Nonostante quello che ieri scrivevo sulla tenerezza, continua ad accadere che io mi senta inadeguata, che mi chieda quale sia la cosa giusta da fare e se sia quella che sto mettendo in atto, e continua ad accadere di desiderare una bacchetta magica perché quel pianto insistente che appare immotivato smetta e il fastidio possa essere eliminato.
Davide alle 13.30, uscendo precipitosamente in cortile per accogliere il papà e il fratello di rientro dalla gara di judo, che aveva richiesto loro una levataccia alle 6 del mattino, come altre volte è caduto e si è "sbucciato" lievemente un ginocchio e il gomito. E' iniziato un pianto inconsolabile che, interrompendosi e riprendendo a fasi alterne, con punte acute di isterismo, ci ha portati fino a quest'ora.
Si è appena addormentato, ancora preoccupato di non appoggiare la ferita.
In tutta franchezza sono ancora qui in parte stremata, in parte sbalordita, a chiedermi il perché di tale reazione, con tante possibili varianti, ma senza una reale risposta convincente.
In compagnia di una famiglia di amici, abbiamo trascorso la seconda parte del pomeriggio in un bellissimo parco. Sorprendentemente ha messo i piedi a terra (cosa che fino a quel momento, ed erano le 17, non aveva ancora fatto), ha tirato i sassi nell'acqua, sempre con prudenza e circospezione si è aggirato nell'erba alta e ha lanciato aeroplanini di carta e per finire è sceso più volte dallo scivolo.
Quando sembrava tutto finito, ormai passato, da relegare nell'archivio dei ricordi delle giornate negative, il lamento ricominciava.
Abbiamo preso un fantastico gelato consolatorio per chiudere in bellezza una domenica nata male, ma non appena terminato di raschiare il fondo della coppetta, è ricominciato il lamento. "Aia", e qualche lacrima sono ben presto rovinate in una crisi senza precedenti, il tutto per evitare quei quattro passi che dalla sedia della cucina lo separavano dal divano della sala, dove lo attendeva un cartone da guardare in compagnia di tutta la famiglia.
La stanchezza, le emozioni degli ultimi giorni, con lo spettacolo di chiusura dell'anno scolastico, e la partecipazione a una festa di compleanno, il mal di pancia, la fase della crescita che sta attraversando, nella quale i capricci diventano la manifestazione chiara della mancanza del senso del limite.
Tutto è plausibile e di tutto con Maurizio abbiamo tentato. La pazienza, le coccole, le piccole concessioni, il contenimento e la chiarezza ferma del mettere un limite alle concessioni, ma nulla è servito ad estinguere definitivamente l'incendio. Adesso, che Davide dorme accanto a me, non posso ancora considerare la questione chiusa e risolta e già sorgono le prime preoccupazioni che, nonostante chiarezza e fermezza non siano mancate, domani si possa ripresentare il medesimo problema al risveglio, con l'aggravante del fatto che ricomincia la settimana coi suoi ritmi e gli orari da rispettare.
Ho davanti il buio, di risposte e di risorse, e quand'è così so che non mi resta altro che cercare rifugio e illuminazione con tutta me stessa nella preghiera, sperando nelle ispirazioni dello Spirito. E dire che quand'è accaduto ero intenta con ogni fibra del mio essere a trovare un modo per consolare Emanuele.
La competizione di oggi non ha sortito esiti brillanti, ha perso tre incontri su quattro e si è anche fatto male durante un combattimento. Uscendo a prendere la verdura sul mercato sono passata in edicola e gli ho comprato un pacchetto di figurine in più, rispetto ai due settimanali che abbiamo stabilito, della raccolta che sta portando avanti, e magari, con 50 centesimi e un abbraccio gli avrei strappato un sorriso.
Lele però è sceso dalla macchina assolutamente sorridente e ben disposto, mentre proprio in quel momento, Davide iniziava il suo pianto. Guardandolo così, questo scorcio di giornata, sembra messo di sotto in sù, ma non è bastato un clic, come sul pc, per poterlo raddrizzare.
Avrei voluto poter accogliere "i miei eroi" al rientro a casa diversamente. Era domenica mattina, senza Lele e senza Maurizio e considerato che l'attesa si prolungava oltre il consueto, già sentivo pungere dentro la nostalgia. Avevo voglia di abbracciarli, di avere accanto finalmente mio marito.
Avrei voluto pranzare tutti assieme e non ci sarebbero stati intoppi visto che Elisa, già satolla, dormiva saporitamente nel suo lettino. Invece una banale caduta s'è messa per traverso e mi ha riportata all'umiltà del mio essere madre, con gli innumerevoli limiti umani che mi trascino dietro.
Avrei voluto rimanere di più a godermi il sole, la natura e la compagnia nel pomeriggio, ma il tempo è volato e ho fatto brillare dentro di me quello che comunque avevo avuto.
Lascio i punti di domanda, i desideri non soddisfatti, il sole, la compagnia, un'estemporanea telefonata con un'amica che da mesi non sentivo, il silenzio e la pace irreale di questo momento in fondo a questa domenica di domestico tempo variabile.
Buona notte e buona settimana con la prua puntata dritta a Colui che può far tornare a volare alta la speranza.
---
la mamma
Non è tutto perfetto. Nonostante quello che ieri scrivevo sulla tenerezza, continua ad accadere che io mi senta inadeguata, che mi chieda quale sia la cosa giusta da fare e se sia quella che sto mettendo in atto, e continua ad accadere di desiderare una bacchetta magica perché quel pianto insistente che appare immotivato smetta e il fastidio possa essere eliminato.
Davide alle 13.30, uscendo precipitosamente in cortile per accogliere il papà e il fratello di rientro dalla gara di judo, che aveva richiesto loro una levataccia alle 6 del mattino, come altre volte è caduto e si è "sbucciato" lievemente un ginocchio e il gomito. E' iniziato un pianto inconsolabile che, interrompendosi e riprendendo a fasi alterne, con punte acute di isterismo, ci ha portati fino a quest'ora.
Si è appena addormentato, ancora preoccupato di non appoggiare la ferita.
In tutta franchezza sono ancora qui in parte stremata, in parte sbalordita, a chiedermi il perché di tale reazione, con tante possibili varianti, ma senza una reale risposta convincente.
In compagnia di una famiglia di amici, abbiamo trascorso la seconda parte del pomeriggio in un bellissimo parco. Sorprendentemente ha messo i piedi a terra (cosa che fino a quel momento, ed erano le 17, non aveva ancora fatto), ha tirato i sassi nell'acqua, sempre con prudenza e circospezione si è aggirato nell'erba alta e ha lanciato aeroplanini di carta e per finire è sceso più volte dallo scivolo.
Quando sembrava tutto finito, ormai passato, da relegare nell'archivio dei ricordi delle giornate negative, il lamento ricominciava.
Abbiamo preso un fantastico gelato consolatorio per chiudere in bellezza una domenica nata male, ma non appena terminato di raschiare il fondo della coppetta, è ricominciato il lamento. "Aia", e qualche lacrima sono ben presto rovinate in una crisi senza precedenti, il tutto per evitare quei quattro passi che dalla sedia della cucina lo separavano dal divano della sala, dove lo attendeva un cartone da guardare in compagnia di tutta la famiglia.
La stanchezza, le emozioni degli ultimi giorni, con lo spettacolo di chiusura dell'anno scolastico, e la partecipazione a una festa di compleanno, il mal di pancia, la fase della crescita che sta attraversando, nella quale i capricci diventano la manifestazione chiara della mancanza del senso del limite.
Tutto è plausibile e di tutto con Maurizio abbiamo tentato. La pazienza, le coccole, le piccole concessioni, il contenimento e la chiarezza ferma del mettere un limite alle concessioni, ma nulla è servito ad estinguere definitivamente l'incendio. Adesso, che Davide dorme accanto a me, non posso ancora considerare la questione chiusa e risolta e già sorgono le prime preoccupazioni che, nonostante chiarezza e fermezza non siano mancate, domani si possa ripresentare il medesimo problema al risveglio, con l'aggravante del fatto che ricomincia la settimana coi suoi ritmi e gli orari da rispettare.
Ho davanti il buio, di risposte e di risorse, e quand'è così so che non mi resta altro che cercare rifugio e illuminazione con tutta me stessa nella preghiera, sperando nelle ispirazioni dello Spirito. E dire che quand'è accaduto ero intenta con ogni fibra del mio essere a trovare un modo per consolare Emanuele.
La competizione di oggi non ha sortito esiti brillanti, ha perso tre incontri su quattro e si è anche fatto male durante un combattimento. Uscendo a prendere la verdura sul mercato sono passata in edicola e gli ho comprato un pacchetto di figurine in più, rispetto ai due settimanali che abbiamo stabilito, della raccolta che sta portando avanti, e magari, con 50 centesimi e un abbraccio gli avrei strappato un sorriso.
Lele però è sceso dalla macchina assolutamente sorridente e ben disposto, mentre proprio in quel momento, Davide iniziava il suo pianto. Guardandolo così, questo scorcio di giornata, sembra messo di sotto in sù, ma non è bastato un clic, come sul pc, per poterlo raddrizzare.
Avrei voluto poter accogliere "i miei eroi" al rientro a casa diversamente. Era domenica mattina, senza Lele e senza Maurizio e considerato che l'attesa si prolungava oltre il consueto, già sentivo pungere dentro la nostalgia. Avevo voglia di abbracciarli, di avere accanto finalmente mio marito.
Avrei voluto pranzare tutti assieme e non ci sarebbero stati intoppi visto che Elisa, già satolla, dormiva saporitamente nel suo lettino. Invece una banale caduta s'è messa per traverso e mi ha riportata all'umiltà del mio essere madre, con gli innumerevoli limiti umani che mi trascino dietro.
Avrei voluto rimanere di più a godermi il sole, la natura e la compagnia nel pomeriggio, ma il tempo è volato e ho fatto brillare dentro di me quello che comunque avevo avuto.
Lascio i punti di domanda, i desideri non soddisfatti, il sole, la compagnia, un'estemporanea telefonata con un'amica che da mesi non sentivo, il silenzio e la pace irreale di questo momento in fondo a questa domenica di domestico tempo variabile.
Buona notte e buona settimana con la prua puntata dritta a Colui che può far tornare a volare alta la speranza.
---
la mamma
Recuperare tutti i pensieri avuti durante questa giornata è un lavoro da pescatori provetti. Sarebbe stato meglio fermarsi, tirare il freno a mano, buttare l'ancora e scrivere! e invece... e invece come ai pescatori anche alle mamme, come me, non rimane che la notte per ripescare, dal fondo del loro cuore, il frutto di tanto sentire e ragionare.
E' stata una bellissima, favolosa giornata, pur nella sua normalità, o meglio, nelle sue piccole straordinarietà.
Non l'avrei mai detto, per esempio, ma questa sera mi sono ritrovata a rifare l'orlo dei pantaloni della divisa di Judo di Lele che domani ha una gara. Alle 21 non era possibile recuperare nessuna nonna che facesse il lavoro al posto mio e allora ho infilato l'ago e copiando l'orlo rimasto anora integro dell'altra gamba, mi sono arrangiata.
Bè, potrò pensare che se domani mio figlio tornerà vittorioso un po' sarà anche merito mio, al quale, diversamente da quando ricamo per ornare gli ambienti di casa, ho avuto l'occasione di far percepire la mia vicinanza facendo qualcosa di utile per lui.
Domani, sul "tatami", affronterà la sua sfida, ma questa mattina, intanto, forse per farsi le unghie e i denti, come frequentemente capita, la sfida l'ha lanciata a me.
Cercava di risolvere un problema di matematica in cucina quando mi ha raggiunta in camera dove stavo asciugando i capelli. Anche se non ne era cosciente, cercava modi per mettermi alle strette e costringermi a dirgli quale operazione avrebbe dovuto fare per arrivare alla soluzione, non escluso il pianto.
In tre anni di scuola non è mai successo che mi sia sostituita a lui in qualcosa eppure sempre ci prova "ad indurmi in tentazione", a farmi cedere, piazzare trabocchetti perché io cada nella trappola.
Sono le tipiche situazioni nelle quali dopo un po' mi irrito e tento di sbloccare la cosa alzando il tono della voce e passando alle misure drastiche, ma questa mattina no.
Ho spento il phon, per fargli percepire la mia disposizione ad ascoltarlo, e mentre gli occhi si facevano lucidi e gli angoli della bocca si storcevano, gli ho chiesto di avvicinarsi e gli ho stampato un grosso bacio sulla guancia.
Con tutta calma gli ho proposto di rifare il ragionamento, rileggere la domanda e riguardare i dati. Si è allontanato per poi, dopo pochi istanti, tornare alla carica. "Devo fare il più, il per, il meno, il diviso...", era come tentare di schiacciare bottoni, per vedere quale aprisse la porta giusta, nell'attesa che io facessi un cenno, ma io non ho ceduto. Non ho ceduto alla sua pigrizia e non ho ceduto alla rabbia, tanto più che si trattava di "un film già visto", la difficoltà che manifestava non aveva proprio ragion d'essere. La questione, a quel punto, non era più tra lui e il problema, ma tra lui e me.
Non riuscendo ad ottenere ciò che voleva è esploso in un pianto nervoso e irrefrenabile. Non accettava che io gli proponessi di riporre il quaderno e chiedere alla maestra, che era l'unica persona deputata allo scopo, di chiedere chiarimenti rispetto al passaggio che lo confondeva.
Maurizio, per distrarlo e decongestionare l'ingorgo di emozioni, l'ha portato con sè nel solito giro di commissioni del sabato mattina. Al ritorno, mentre mi godevo un buon bagno caldo con Elisa, c'ha provato ancora una volta a dirmi che proprio non sapeva che operazione dovesse usare.
Poi è sceso, e quando è risalito mi ha fatto un ragionamento senza una sbavatura e.. magia, aveva trovato l'operazione giusta e, ahimé, perso l'intera mattinata.
E' durante questo dibattimento che ha reso movimentata la giornata e provocato davvero un po' di "mal di mare" che mi son imbattuta nelle riflessioni che da un po' di tempo in qua mi accompagnano. Da quando Lele, il nostro primogenito, è nato, diverse volte ho messo il naso in un libro scritto da qualche psico - pedagogista ed ho partecipato a corsi per genitori più o meno validi.
Ho imparato a dire quei "No!" che in pochi sembrano ormai saper dire, a rimaner ferma, a non concedere tutto e sempre, ma questo modo di fare, mi sono resa conto, mi ha portato nel tempo a irrigidirmi, e a rendere non espressivo il rapporto come mio figlio. Quanti abbracci e quanta tenerezza gli ho fatto mancare in questi anni e quante punizioni (niente Judo, niente cartoni, niente computer...) ho dispensato. Nei giorni più neri arrivavo a sera soffrendo per il modo in cui stavo vivendo il rapporto con Lele in particolar modo, perché è quello che più degli altri fa resistenza e ci mette alla prova. Stavo facendo del male a me, e, quel che è peggio, né stavo facendo a lui.
Pur sottoscrivendo che fermezza e coerenza sono strumenti educativi irrinunciabili, sono arrivata a capire che non sono esaustivi. Gesù chiedeva "Se vuoi...", dava opportunità, libertà. L'amore non è e non può essere un'imposizione, mai. L'amore è un dono che vuole un cuore disposto all'accoglienza.
Ecco, io ho fiducia che i miei figli vogliano, che basti mostrar loro il sentiero, ed essere il più possibile testimoni coerenti, perché decidano di mettersi al seguito di chi li ama. I bambini hanno come tutti gli esseri umani sentimenti che devono essere rispettati, e bisogna avere il coraggio di aprire un dialogo con loro, in cui la loro dignità è pari alla nostra.
L'imposizione è la via più breve, ma anche le cose più belle, se passate o buttate addosso per mezzo di un'imposizione, saranno le prime delle quali, una volta liberi e maggiorenni, tenteranno di disfarsi, buttandole a mare.
La persuasione, la dolcezza, il farli sentire amati sono vie ben più impegnative, tanto per la mente, quanto per il cuore, perché può darsi che le soluzioni non arrivino subito e che prendano decisioni diverse da quelle che al loro posto avresti preso tu.
Ma loro sono loro, e in qualche modo vanno restituiti alla propria libertà. La fermezza è per aiutarli a mettere ordine dove altrimenti sarebbe solo confuzione, e non può essere un impedimento, una serie di dinieghi continui.
E' bello e infinitamente più appagante concedere loro delle opportunità, entusiasmarsi del loro entusiasmo, in un rapporto che lega per senso di appartenenza ma non incatena.
Lo sto imparando ogni giorno di più anch'io, ed è sorprendente sentir rinascere il desiderio di usare solo ed esclusivamente il linguaggio della tenerezza.
La mezzanotte è passata, è già domenica. Meglio augurar la buona notte e avviarsi col riposo verso un nuovo giorno in cui imperi l'amore.
---
la mamma
E' stata una bellissima, favolosa giornata, pur nella sua normalità, o meglio, nelle sue piccole straordinarietà.
Non l'avrei mai detto, per esempio, ma questa sera mi sono ritrovata a rifare l'orlo dei pantaloni della divisa di Judo di Lele che domani ha una gara. Alle 21 non era possibile recuperare nessuna nonna che facesse il lavoro al posto mio e allora ho infilato l'ago e copiando l'orlo rimasto anora integro dell'altra gamba, mi sono arrangiata.
Bè, potrò pensare che se domani mio figlio tornerà vittorioso un po' sarà anche merito mio, al quale, diversamente da quando ricamo per ornare gli ambienti di casa, ho avuto l'occasione di far percepire la mia vicinanza facendo qualcosa di utile per lui.
Domani, sul "tatami", affronterà la sua sfida, ma questa mattina, intanto, forse per farsi le unghie e i denti, come frequentemente capita, la sfida l'ha lanciata a me.
Cercava di risolvere un problema di matematica in cucina quando mi ha raggiunta in camera dove stavo asciugando i capelli. Anche se non ne era cosciente, cercava modi per mettermi alle strette e costringermi a dirgli quale operazione avrebbe dovuto fare per arrivare alla soluzione, non escluso il pianto.
In tre anni di scuola non è mai successo che mi sia sostituita a lui in qualcosa eppure sempre ci prova "ad indurmi in tentazione", a farmi cedere, piazzare trabocchetti perché io cada nella trappola.
Sono le tipiche situazioni nelle quali dopo un po' mi irrito e tento di sbloccare la cosa alzando il tono della voce e passando alle misure drastiche, ma questa mattina no.
Ho spento il phon, per fargli percepire la mia disposizione ad ascoltarlo, e mentre gli occhi si facevano lucidi e gli angoli della bocca si storcevano, gli ho chiesto di avvicinarsi e gli ho stampato un grosso bacio sulla guancia.
Con tutta calma gli ho proposto di rifare il ragionamento, rileggere la domanda e riguardare i dati. Si è allontanato per poi, dopo pochi istanti, tornare alla carica. "Devo fare il più, il per, il meno, il diviso...", era come tentare di schiacciare bottoni, per vedere quale aprisse la porta giusta, nell'attesa che io facessi un cenno, ma io non ho ceduto. Non ho ceduto alla sua pigrizia e non ho ceduto alla rabbia, tanto più che si trattava di "un film già visto", la difficoltà che manifestava non aveva proprio ragion d'essere. La questione, a quel punto, non era più tra lui e il problema, ma tra lui e me.
Non riuscendo ad ottenere ciò che voleva è esploso in un pianto nervoso e irrefrenabile. Non accettava che io gli proponessi di riporre il quaderno e chiedere alla maestra, che era l'unica persona deputata allo scopo, di chiedere chiarimenti rispetto al passaggio che lo confondeva.
Maurizio, per distrarlo e decongestionare l'ingorgo di emozioni, l'ha portato con sè nel solito giro di commissioni del sabato mattina. Al ritorno, mentre mi godevo un buon bagno caldo con Elisa, c'ha provato ancora una volta a dirmi che proprio non sapeva che operazione dovesse usare.
Poi è sceso, e quando è risalito mi ha fatto un ragionamento senza una sbavatura e.. magia, aveva trovato l'operazione giusta e, ahimé, perso l'intera mattinata.
E' durante questo dibattimento che ha reso movimentata la giornata e provocato davvero un po' di "mal di mare" che mi son imbattuta nelle riflessioni che da un po' di tempo in qua mi accompagnano. Da quando Lele, il nostro primogenito, è nato, diverse volte ho messo il naso in un libro scritto da qualche psico - pedagogista ed ho partecipato a corsi per genitori più o meno validi.
Ho imparato a dire quei "No!" che in pochi sembrano ormai saper dire, a rimaner ferma, a non concedere tutto e sempre, ma questo modo di fare, mi sono resa conto, mi ha portato nel tempo a irrigidirmi, e a rendere non espressivo il rapporto come mio figlio. Quanti abbracci e quanta tenerezza gli ho fatto mancare in questi anni e quante punizioni (niente Judo, niente cartoni, niente computer...) ho dispensato. Nei giorni più neri arrivavo a sera soffrendo per il modo in cui stavo vivendo il rapporto con Lele in particolar modo, perché è quello che più degli altri fa resistenza e ci mette alla prova. Stavo facendo del male a me, e, quel che è peggio, né stavo facendo a lui.
Pur sottoscrivendo che fermezza e coerenza sono strumenti educativi irrinunciabili, sono arrivata a capire che non sono esaustivi. Gesù chiedeva "Se vuoi...", dava opportunità, libertà. L'amore non è e non può essere un'imposizione, mai. L'amore è un dono che vuole un cuore disposto all'accoglienza.
Ecco, io ho fiducia che i miei figli vogliano, che basti mostrar loro il sentiero, ed essere il più possibile testimoni coerenti, perché decidano di mettersi al seguito di chi li ama. I bambini hanno come tutti gli esseri umani sentimenti che devono essere rispettati, e bisogna avere il coraggio di aprire un dialogo con loro, in cui la loro dignità è pari alla nostra.
L'imposizione è la via più breve, ma anche le cose più belle, se passate o buttate addosso per mezzo di un'imposizione, saranno le prime delle quali, una volta liberi e maggiorenni, tenteranno di disfarsi, buttandole a mare.
La persuasione, la dolcezza, il farli sentire amati sono vie ben più impegnative, tanto per la mente, quanto per il cuore, perché può darsi che le soluzioni non arrivino subito e che prendano decisioni diverse da quelle che al loro posto avresti preso tu.
Ma loro sono loro, e in qualche modo vanno restituiti alla propria libertà. La fermezza è per aiutarli a mettere ordine dove altrimenti sarebbe solo confuzione, e non può essere un impedimento, una serie di dinieghi continui.
E' bello e infinitamente più appagante concedere loro delle opportunità, entusiasmarsi del loro entusiasmo, in un rapporto che lega per senso di appartenenza ma non incatena.
Lo sto imparando ogni giorno di più anch'io, ed è sorprendente sentir rinascere il desiderio di usare solo ed esclusivamente il linguaggio della tenerezza.
La mezzanotte è passata, è già domenica. Meglio augurar la buona notte e avviarsi col riposo verso un nuovo giorno in cui imperi l'amore.
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la mamma
sabato 22 maggio 2010
Una giornata fuori e dentro. Dopo più di un anno ho ripreso infatti a guidare per seguire e accontentare i miei figli.
All'istituto superiore dove le classi terze davano ai genitori una dimostrazione sportiva di fine anno avrei potuto arrivare anche a piedi, ma poi non avrei potuto far rientro in tempo per riprendere Elisa, affidata alla nonna, e prepararle la pappa.
Emanuele mi ha eplicitamente detto che desiderava che io andassi a vederlo e così, avvertendolo che però non avrei potuto rimanere fino alla fine, ho fatto in modo di accontentarlo e quanto picchiava il sole su quel campo! Andarlo a vedere è stata un'occasione per farlo contento e ripercorrere a tratti i miei anni giovanili. Sono infatti tornata nella scuola dove mi sono diplomata e dove ho trascorso anni spensierati. Le facce degli studenti erano diverse, ma il clima era sempre quello. Loro, gli studenti che occupano quelle aule oggi, si sentono a casa propria così come noi ci sentivamo a casa nostra in quei primissimi anni Novanta.
Sono stata a guardare Lele giocare a palla prigioniera e poi a volano, l'ho visto contento, come quando stai in campeggio ed è come vivere perennemente in un grande cortile. Lui era sereno, sorridente, divertito, lontano da quell'animosità prepotente che a volte può connotare i bambini.
Dopo pranzo, approfittando del riposo di Elisa ho stirato e poi sono andata a prendere Davide per portarlo, dopo tanta attesa, al compleanno di un amichetto che era impaziente di poter giocare un po' insieme a lui. Di nuovo ci siamo rimessi in macchina. Era preoccupato che non sapessi guidare, ma la voglia di andare era così forte che ha corso il rischio....
Era contento, ma all'inizio, come suo solito, si è intimidito, e voleva che rimanessi con lui, cosa per me impossibile, dato che la sorellina attendeva di essere sfamata per la merenda e il fratellone sarebbe tornato di lì a poco da scuola. La mamma di questo amichetto è stata proprio brava, l'ha preso per mano e invitandolo a giocare l'ha aiutato a superare i suoi timori.
Elisa ha bevuto il suo latte sulla panchina in cortile, dove siamo rimaste ad attendere Lele. Le ho cantato canzoncine, ha giocato un po' con la mia catenina che cercava di portarsi alla bocca, e con le dita delle mani. Essere semplice con lei è il modo migliore per godersi la compagnia reciproca. Per un attimo un pensiero ha offuscato la mente: "Sto perdendo tempo, quando avrei così tanto da fare...", ma poi no! "Non sto perdendo tempo - mi sono detta - sto trascorrendo il tempo in compagnia di mia figlia".
Di lì a poco è arrivato Lele e anche noi ci siamo concessi la nostra merenda. Era ansioso di raccontarmi la parte della manifestazione alla quale non avevo potuto assistere e che è stato autore di due degli undici canestri che ha segnato la sua squadra!
L'ultimo a rientrare è stato Maurizio, che è ripartito quasi subito con Lele alla volta del supermercato, lasciandomi di nuovo sola con Elisa, che non voleva saperne di stare né nella palestrina, né nel passeggino. Io ho svuotato lo zaino di scuola, alla ricerca degli oggetti smarriti, (due parti del LEGO che gli ho regalato ieri) e.. ho scoperto un mondo.
Pezzi di gomma, carte dei Pokemon e non solo, una decina di ghiande coi relativi cappucci, un tappo, una moto, un modellino di aereo in carta di quelli costruiri col papà, evidenziatori e penne e altro, altro e altro ancora.
Un sottobosco di oggetti accumulato durante i mesi di scuola... e poi, ho trovato quello che lui cercava e credeva di aver irrimediabilmente perduto!
La sera, ci siamo trovati a gestire una crisi di Davide, che stanchissimo per l'intensa giornata, si è addormentato con la testa sul tavolo, che ha fatto capricci davanti a un piatto di pasta, e a fatica sono riuscita a mettere in pigiama. Solo verso le 22 sono riuscita a mettermi al lavandino per lavare i piatti, ma alla fine, tutto è tornato alla normalità e alla quiete.
Lele ha giocato un po' con Elisa, e poi è salito perché non sopportava le urla del fratello che gli impedivano la lettura. Quando è sceso era in pigiama, Davide dormiva e si è potuto godere la visione di un cartone.
La convivenza a volte può essere dura, ma dove si impara a far posto agli altri dentro di sé se non in famiglia?
Domani, anzi oggi ormai, è sabato. Punto e a capo. Che bello, saremo tutti a casa!
Buon riposo e buon fine settimana.
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la mamma
All'istituto superiore dove le classi terze davano ai genitori una dimostrazione sportiva di fine anno avrei potuto arrivare anche a piedi, ma poi non avrei potuto far rientro in tempo per riprendere Elisa, affidata alla nonna, e prepararle la pappa.
Emanuele mi ha eplicitamente detto che desiderava che io andassi a vederlo e così, avvertendolo che però non avrei potuto rimanere fino alla fine, ho fatto in modo di accontentarlo e quanto picchiava il sole su quel campo! Andarlo a vedere è stata un'occasione per farlo contento e ripercorrere a tratti i miei anni giovanili. Sono infatti tornata nella scuola dove mi sono diplomata e dove ho trascorso anni spensierati. Le facce degli studenti erano diverse, ma il clima era sempre quello. Loro, gli studenti che occupano quelle aule oggi, si sentono a casa propria così come noi ci sentivamo a casa nostra in quei primissimi anni Novanta.
Sono stata a guardare Lele giocare a palla prigioniera e poi a volano, l'ho visto contento, come quando stai in campeggio ed è come vivere perennemente in un grande cortile. Lui era sereno, sorridente, divertito, lontano da quell'animosità prepotente che a volte può connotare i bambini.
Dopo pranzo, approfittando del riposo di Elisa ho stirato e poi sono andata a prendere Davide per portarlo, dopo tanta attesa, al compleanno di un amichetto che era impaziente di poter giocare un po' insieme a lui. Di nuovo ci siamo rimessi in macchina. Era preoccupato che non sapessi guidare, ma la voglia di andare era così forte che ha corso il rischio....
Era contento, ma all'inizio, come suo solito, si è intimidito, e voleva che rimanessi con lui, cosa per me impossibile, dato che la sorellina attendeva di essere sfamata per la merenda e il fratellone sarebbe tornato di lì a poco da scuola. La mamma di questo amichetto è stata proprio brava, l'ha preso per mano e invitandolo a giocare l'ha aiutato a superare i suoi timori.
Elisa ha bevuto il suo latte sulla panchina in cortile, dove siamo rimaste ad attendere Lele. Le ho cantato canzoncine, ha giocato un po' con la mia catenina che cercava di portarsi alla bocca, e con le dita delle mani. Essere semplice con lei è il modo migliore per godersi la compagnia reciproca. Per un attimo un pensiero ha offuscato la mente: "Sto perdendo tempo, quando avrei così tanto da fare...", ma poi no! "Non sto perdendo tempo - mi sono detta - sto trascorrendo il tempo in compagnia di mia figlia".
Di lì a poco è arrivato Lele e anche noi ci siamo concessi la nostra merenda. Era ansioso di raccontarmi la parte della manifestazione alla quale non avevo potuto assistere e che è stato autore di due degli undici canestri che ha segnato la sua squadra!
L'ultimo a rientrare è stato Maurizio, che è ripartito quasi subito con Lele alla volta del supermercato, lasciandomi di nuovo sola con Elisa, che non voleva saperne di stare né nella palestrina, né nel passeggino. Io ho svuotato lo zaino di scuola, alla ricerca degli oggetti smarriti, (due parti del LEGO che gli ho regalato ieri) e.. ho scoperto un mondo.
Pezzi di gomma, carte dei Pokemon e non solo, una decina di ghiande coi relativi cappucci, un tappo, una moto, un modellino di aereo in carta di quelli costruiri col papà, evidenziatori e penne e altro, altro e altro ancora.
Un sottobosco di oggetti accumulato durante i mesi di scuola... e poi, ho trovato quello che lui cercava e credeva di aver irrimediabilmente perduto!
La sera, ci siamo trovati a gestire una crisi di Davide, che stanchissimo per l'intensa giornata, si è addormentato con la testa sul tavolo, che ha fatto capricci davanti a un piatto di pasta, e a fatica sono riuscita a mettere in pigiama. Solo verso le 22 sono riuscita a mettermi al lavandino per lavare i piatti, ma alla fine, tutto è tornato alla normalità e alla quiete.
Lele ha giocato un po' con Elisa, e poi è salito perché non sopportava le urla del fratello che gli impedivano la lettura. Quando è sceso era in pigiama, Davide dormiva e si è potuto godere la visione di un cartone.
La convivenza a volte può essere dura, ma dove si impara a far posto agli altri dentro di sé se non in famiglia?
Domani, anzi oggi ormai, è sabato. Punto e a capo. Che bello, saremo tutti a casa!
Buon riposo e buon fine settimana.
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la mamma
venerdì 21 maggio 2010
Questa sera, quando due bimbi su tre ormai sono nel proprio lettino (resiste solo Emanuele che sta guardando un episodio di "Alla ricerca della valle incantata") ho acceso il computer, come del resto cerchiamo di fare regolarmente ogni sera e navigando qua e là mi sono accorto che Google Street View ha finalmente pubblicato le immagini di un luogo a noi molto caro.
Naturalmente chi ci conosce sa già che si tratta dell'Agriturismo Le Cocce di Assisi.
Ma non è finita qui, infatti con mio stupore sono state messe a disposizione anche tutte le immagini della città del famoso fraticello, così è possibile fare quattro passi virtuali tra le strade ed i vicoli che ricordiamo sempre con molta nostalgia.
Possiamo fermarci ad ammirare la Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, per poi saltare in un batter d'occhio alla Basilica di San Francesco, solo per citarne alcuni...
Un bel tuffo nei ricordi e un arrivederci a presto a quei luoghi in cui (e per noi è ancora un fatto inspiegabile) si respira ancora il profumo della santità...
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il papà
Naturalmente chi ci conosce sa già che si tratta dell'Agriturismo Le Cocce di Assisi.
Ma non è finita qui, infatti con mio stupore sono state messe a disposizione anche tutte le immagini della città del famoso fraticello, così è possibile fare quattro passi virtuali tra le strade ed i vicoli che ricordiamo sempre con molta nostalgia.
Possiamo fermarci ad ammirare la Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, per poi saltare in un batter d'occhio alla Basilica di San Francesco, solo per citarne alcuni...
Un bel tuffo nei ricordi e un arrivederci a presto a quei luoghi in cui (e per noi è ancora un fatto inspiegabile) si respira ancora il profumo della santità...
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il papà
giovedì 20 maggio 2010
Ore 5.30 del mattino, un urlo squarcia il silenzio: "Mamma, mi fa male la pancia, mi viene da vomitare!". E' iniziata così la nostra giornata, con Davide piegato in due davanti al water, e dopo qualche tentativo andato fallito, una bustina di Biochetasi e qualche coccola è finalmente riuscito a liberarsi.
Erano le 6.15 quando abbiamo ripreso possesso del nostro letto e tre quarti d'ora più tardi la sveglia sarebbe inesorabilmente suonata. Mi sono lavata il viso con l'acqua gelata, come mia abitudine, per svegliarmi bene, ma gli occhi hanno continuato a pungere fino a mattina inoltrata.
Niente asilo. Mi sono predisposta ad affrontare le ore successive con più calma. Dopo aver sistemato la cucina, invece di correre su a cambiare Elisa, lavarmi e svegliare Davide, ho mandato la lavatrice e ho pregato.
Solo dopo sono salita. Ho sistemato Elisa e nel frattempo si svegliava Davide ancora in preda ai suoi dolori di pancia. Si lamentava e mentre tentavo di ultimare la "toilette" della piccola mi si attaccava addosso in cerca di conforto.
Naturalmente di bere il latte non se ne parlava, anche se era evidente che non era un problema di stomaco, ma di catarro accumulato in eccesso che finalmente si stava sciogliendo e in qualche modo doveva essere smaltito. Il tempo di scendere e si è liberato una seconda e definitiva volta nel bagno del piano terra ma, nonostante l'aerosol, è rimasto un po' lamentoso tutta la giornata. Con vera saggezza si è trattenuto dal mangiare troppo, anche se la nonna gli aveva preparato il suo riso e zucca, e la sera ha chiesto espressamente pastina.
Simpaticamente, salendo le scale per raggiungere la camera e vestirsi, facendo i gradini un po' con le ginocchia, un po' col sedere, mi ha detto: "Ho il mal di mare!". Quanto di più normale per chi, anche senza saperlo, sta su un vascello!
Senza troppi intoppi siamo riusciti a percorrere a piedi il tragitto fino alla casa della nonna per il pranzo e a trascorrere da lei il resto del pomeriggio. Grazie al sole c'è stato anche modo di stare un po' in cortile.
Lele, che doveva studiare qualche regola di grammatica e tre pagine di storia, ha portato a termine quasi tutto il lavoro prima della merenda. Tornando da scuola mi ha raccontato la storia letta in classe dalla maestra per più giorni, la storia de: "La mamma sostituta", ed è stato bravo a ricordarsi tanti particolari. Mi ha pure raccontato un parte del libro che ha scelto di portare in classe per la giornata della lettura. Un libro che narra le vicissitudini di una squadra di calcio.
A tavola ha fatto un po' di resistenza per finire l'ultimo cucchiaino di formaggio, mentre sgranocchiava un grissino dietro l'altro e ho dovuto riprenderlo un po'. E' il momento della stanchezza, sto imparando a capirlo, quel momento di passaggio in cui lo sforzo di contenimento fatto non è più necessario e ha bisogno di ripensarsi in un ambito diverso, come quello della famiglia.
Sembra maleducato, scontroso, ma basta tenere la situazione sotto controllo, non innervosirsi e lasciare che passi.
Con Davide siamo stati dal giocattolaio per prendere un pensiero all'amichetto del quale sarà ospite domani per la merenda e non ho resistito al desiderio di consolare lui per il malessere fisico che lo stava un po' abbattendo e di premiare Lele per il modo in cui aveva studiato. Così con 8 euro in tutto ho sorpreso e fatto contenti i miei bambini. Anche Davide, che ha visto giochi ben più belli, e ha provato ad esprimere desideri impossibili da soddisfare in quel momento, alla fine non ha preteso se non una piccola ruspa di metallo.
Dal canto mio ho cercato di lascire che fosse un gesto gratuito, di non agganciarlo a meriti, o a promesse da mantenere. Fatto per la gioia di farlo, per festeggiare questa svolta nel rapporto coi miei figli.
Il 20 maggio però rimarrà una giornata speciale anche per un altro motivo. Con un sms una mia mica mi annunciava che era nato suo figlio. Bene, la gioia di una maternità è sempre un'emozione indescrivibile, pari credo a nessun altra. Bisogna ricordarselo, anche quando i nostri figli ci fanno percorrere sentieri tortuosi...
Speriamo in una notte più tranquilla, soprattutto per Davide, che ha bisogno di un buon sonno ristoratore e per noi, che ci godiamo uno accanto all'altro un film e la reciproca compagnia.
Buon riposo a tutti.
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la mamma
Erano le 6.15 quando abbiamo ripreso possesso del nostro letto e tre quarti d'ora più tardi la sveglia sarebbe inesorabilmente suonata. Mi sono lavata il viso con l'acqua gelata, come mia abitudine, per svegliarmi bene, ma gli occhi hanno continuato a pungere fino a mattina inoltrata.
Niente asilo. Mi sono predisposta ad affrontare le ore successive con più calma. Dopo aver sistemato la cucina, invece di correre su a cambiare Elisa, lavarmi e svegliare Davide, ho mandato la lavatrice e ho pregato.
Solo dopo sono salita. Ho sistemato Elisa e nel frattempo si svegliava Davide ancora in preda ai suoi dolori di pancia. Si lamentava e mentre tentavo di ultimare la "toilette" della piccola mi si attaccava addosso in cerca di conforto.
Naturalmente di bere il latte non se ne parlava, anche se era evidente che non era un problema di stomaco, ma di catarro accumulato in eccesso che finalmente si stava sciogliendo e in qualche modo doveva essere smaltito. Il tempo di scendere e si è liberato una seconda e definitiva volta nel bagno del piano terra ma, nonostante l'aerosol, è rimasto un po' lamentoso tutta la giornata. Con vera saggezza si è trattenuto dal mangiare troppo, anche se la nonna gli aveva preparato il suo riso e zucca, e la sera ha chiesto espressamente pastina.
Simpaticamente, salendo le scale per raggiungere la camera e vestirsi, facendo i gradini un po' con le ginocchia, un po' col sedere, mi ha detto: "Ho il mal di mare!". Quanto di più normale per chi, anche senza saperlo, sta su un vascello!
Senza troppi intoppi siamo riusciti a percorrere a piedi il tragitto fino alla casa della nonna per il pranzo e a trascorrere da lei il resto del pomeriggio. Grazie al sole c'è stato anche modo di stare un po' in cortile.
Lele, che doveva studiare qualche regola di grammatica e tre pagine di storia, ha portato a termine quasi tutto il lavoro prima della merenda. Tornando da scuola mi ha raccontato la storia letta in classe dalla maestra per più giorni, la storia de: "La mamma sostituta", ed è stato bravo a ricordarsi tanti particolari. Mi ha pure raccontato un parte del libro che ha scelto di portare in classe per la giornata della lettura. Un libro che narra le vicissitudini di una squadra di calcio.
A tavola ha fatto un po' di resistenza per finire l'ultimo cucchiaino di formaggio, mentre sgranocchiava un grissino dietro l'altro e ho dovuto riprenderlo un po'. E' il momento della stanchezza, sto imparando a capirlo, quel momento di passaggio in cui lo sforzo di contenimento fatto non è più necessario e ha bisogno di ripensarsi in un ambito diverso, come quello della famiglia.
Sembra maleducato, scontroso, ma basta tenere la situazione sotto controllo, non innervosirsi e lasciare che passi.
Con Davide siamo stati dal giocattolaio per prendere un pensiero all'amichetto del quale sarà ospite domani per la merenda e non ho resistito al desiderio di consolare lui per il malessere fisico che lo stava un po' abbattendo e di premiare Lele per il modo in cui aveva studiato. Così con 8 euro in tutto ho sorpreso e fatto contenti i miei bambini. Anche Davide, che ha visto giochi ben più belli, e ha provato ad esprimere desideri impossibili da soddisfare in quel momento, alla fine non ha preteso se non una piccola ruspa di metallo.
Dal canto mio ho cercato di lascire che fosse un gesto gratuito, di non agganciarlo a meriti, o a promesse da mantenere. Fatto per la gioia di farlo, per festeggiare questa svolta nel rapporto coi miei figli.
Il 20 maggio però rimarrà una giornata speciale anche per un altro motivo. Con un sms una mia mica mi annunciava che era nato suo figlio. Bene, la gioia di una maternità è sempre un'emozione indescrivibile, pari credo a nessun altra. Bisogna ricordarselo, anche quando i nostri figli ci fanno percorrere sentieri tortuosi...
Speriamo in una notte più tranquilla, soprattutto per Davide, che ha bisogno di un buon sonno ristoratore e per noi, che ci godiamo uno accanto all'altro un film e la reciproca compagnia.
Buon riposo a tutti.
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la mamma
Siamo stati svegliati dai tuoni che preannunciavano l'imminenza di un violento temporale. Nessuno di noi ci poteva o voleva credere, ma alzata la tapparella del bagno e aperta la finestra non c'è rimasto che arrenderci all'evidenza del cielo nero.
Maurizio, lì per lì, non sapeva se indossare l'abito chiaro, e alla fine s'è deciso per un paio di pantaloni scuri ed io già pensavo a come riprogrammare la giornata. Avevo deciso di uscire, mercato, posta e altre commissioni, ma non avrei potuto portare fuori la piccola e la nonna non avrebbe potuto fermarsi tutto quel tempo ad attendere il mio rientro.
Ma si, mi sono detta, rimango a casa e faccio un po' di pulizie. Mentre preparavo la colazione qualche goggia di pioggia ha inutilmente provato a spaventarci, bagnando l'asfalto e facendoci supporre il peggio, ma poi... tutto è passato.
E' rimasto nuvolo, ma niente più tuoni e, soprattutto, niente più acqua. Portando, per sicurezza, la cerata impermeabile per il passeggino, alle 9 sono uscita con Davide e la piccola. L'ho lasciato all'asilo mentre la nonna, che ci aveva raggiunti a casa, si confessava nella basilica antistante la scuola. Dopodiché ho portato a termine il mio giro di commissioni e prima delle 11 ero a casa, in tempo per rifare i letti prima del pranzo.
Alle 13 Elisa, stanca dei sorrisi dispensati alla gente, già dormiva ed io ho potuto lavare i piatti e stirare. Insieme siamo poi uscite per riprendere Davide. Al ritorno dovevo incastrare la sua merenda, col latte di Elisa, l'aerosol necessario, la voglia di uscire in cortile a giocare (eh già! è poi uscito il sole!) e la preparazione della cena.
In mezzo a questa trafila si è pure inserita la telefonata del fratellino. Così ho dato il bacio del buon rientro a Lele, cambiato il pannolino a Elisa e tenuto d'occhio la situazione intanto che parlavo al cellulare tenendolo, come mio solito, tra orecchio e spalla.
Mentre i bambini giocavano in cortile ho poi cominciato a lessare gli asparagi, e a metter su l'arrosto di manzo. Poi sono tornata in cortile, dove ho rischiato di prender qualche pallonata, e all'arrivo di Maurizio sono rientrata per preparare il risotto.
Elisa protestava per essere stata rimessa nel passeggino, ma si è riaddormentata lasciandomi campo libero una ventina di minuti. Lele ha studiato scienze, nonostante la stanchezza accumulata nel corso della giornata a scuola. Ha fatto un po' fatica ma non ho voluto insistere più di tanto. Davide girava un po' col triciclo per le stanze di casa.
Per le 19 eravamo tutti a tavola. Abbiamo dovuto convincere Davide a mangiare il risotto. Ama molto di più la pasta, e il fatto che, nonostante avessi cercato di togliere dal suo piatto i pezzi più grossi, ci fossero comunque dei rimasugli di asparagi, ha complicato un po' la cosa. A lui non piace molto masticare, e alla fine, ha mangiato quasi tutto mettendo sul cucchiaino pezzetti di mollica insieme al riso. Maurizio intanto faceva divertire Elisa e gli altri tenendola sulle gambe e picchiettandole le dita sul tavolo come stesse suonando il piano. Rideva lei e ridevano tutti.
Navigazione tutto sommato tranquilla anche oggi. Domani, salvo imprevisti, saremo a pranzo dalla nonna. Venerdì Davide è stato invitato a far merenda da un amichetto e sto pensando a come poterlo portare, visto che di solito Maurizio va al lavoro in macchina.
Mi rimane ancora un po' di tempo. Un'idea mi verrà.
Magari mi verrà dormendo...
Buona notte
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la mamma
Maurizio, lì per lì, non sapeva se indossare l'abito chiaro, e alla fine s'è deciso per un paio di pantaloni scuri ed io già pensavo a come riprogrammare la giornata. Avevo deciso di uscire, mercato, posta e altre commissioni, ma non avrei potuto portare fuori la piccola e la nonna non avrebbe potuto fermarsi tutto quel tempo ad attendere il mio rientro.
Ma si, mi sono detta, rimango a casa e faccio un po' di pulizie. Mentre preparavo la colazione qualche goggia di pioggia ha inutilmente provato a spaventarci, bagnando l'asfalto e facendoci supporre il peggio, ma poi... tutto è passato.
E' rimasto nuvolo, ma niente più tuoni e, soprattutto, niente più acqua. Portando, per sicurezza, la cerata impermeabile per il passeggino, alle 9 sono uscita con Davide e la piccola. L'ho lasciato all'asilo mentre la nonna, che ci aveva raggiunti a casa, si confessava nella basilica antistante la scuola. Dopodiché ho portato a termine il mio giro di commissioni e prima delle 11 ero a casa, in tempo per rifare i letti prima del pranzo.
Alle 13 Elisa, stanca dei sorrisi dispensati alla gente, già dormiva ed io ho potuto lavare i piatti e stirare. Insieme siamo poi uscite per riprendere Davide. Al ritorno dovevo incastrare la sua merenda, col latte di Elisa, l'aerosol necessario, la voglia di uscire in cortile a giocare (eh già! è poi uscito il sole!) e la preparazione della cena.
In mezzo a questa trafila si è pure inserita la telefonata del fratellino. Così ho dato il bacio del buon rientro a Lele, cambiato il pannolino a Elisa e tenuto d'occhio la situazione intanto che parlavo al cellulare tenendolo, come mio solito, tra orecchio e spalla.
Mentre i bambini giocavano in cortile ho poi cominciato a lessare gli asparagi, e a metter su l'arrosto di manzo. Poi sono tornata in cortile, dove ho rischiato di prender qualche pallonata, e all'arrivo di Maurizio sono rientrata per preparare il risotto.
Elisa protestava per essere stata rimessa nel passeggino, ma si è riaddormentata lasciandomi campo libero una ventina di minuti. Lele ha studiato scienze, nonostante la stanchezza accumulata nel corso della giornata a scuola. Ha fatto un po' fatica ma non ho voluto insistere più di tanto. Davide girava un po' col triciclo per le stanze di casa.
Per le 19 eravamo tutti a tavola. Abbiamo dovuto convincere Davide a mangiare il risotto. Ama molto di più la pasta, e il fatto che, nonostante avessi cercato di togliere dal suo piatto i pezzi più grossi, ci fossero comunque dei rimasugli di asparagi, ha complicato un po' la cosa. A lui non piace molto masticare, e alla fine, ha mangiato quasi tutto mettendo sul cucchiaino pezzetti di mollica insieme al riso. Maurizio intanto faceva divertire Elisa e gli altri tenendola sulle gambe e picchiettandole le dita sul tavolo come stesse suonando il piano. Rideva lei e ridevano tutti.
Navigazione tutto sommato tranquilla anche oggi. Domani, salvo imprevisti, saremo a pranzo dalla nonna. Venerdì Davide è stato invitato a far merenda da un amichetto e sto pensando a come poterlo portare, visto che di solito Maurizio va al lavoro in macchina.
Mi rimane ancora un po' di tempo. Un'idea mi verrà.
Magari mi verrà dormendo...
Buona notte
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la mamma
martedì 18 maggio 2010
Di nuovo sento d'avere lo "zucchero nel cuore". Diversi momenti piacevoli durante il normale correre delle ore mi hanno portata qui.
Trovare gli occhietti di Elisa aperti dopo il pisolino pomeridiano, e attendere la loro chiusura questa sera; lavare ancora una volta i piatti con Davide e pulire con lui il cortile; lasciare che Lele giocasse un po' al computer dopo la merenda e ascoltare i suoi racconti, provar soddisfazione per i bei voti di un'altra verifica...
Quanta tenerezza lasciano le piccole cose... quanta dolcezza e luminosità gli sguardi dei bimbi!
Ho messo la mano sul cuore di Elisa pregando con lei nell'attesa che si addormentasse ed è stato incredibile. Con le sue manine, ancora in movimento, cercava la mia grande mano. L'afferrava e la lasciava di continuo, col suo ritmo instancabile, e, anche se non era nulla, anche se qualsiasi bimbo o bimba lo fanno, mi sono sentita amata.
Lele nel frattempo stringeva fra le mani la coroncina del rosario e, quando son passata per la sua camera, per andarmi a lavare in bagno, me l'ha mostrata per assicurarmi che aveva pregato. Davide, addormentatosi sul divano, poco dopo veniva traghettato anche lui nel letto dal papà.
Non c'è molto altro da dire... In mattinata ho ricevuto la piacevole visita di un'amica e di suo figlio appena nato, ho fatto il pane, ho steso la biancheria, ma non ho stirato per scrivere un articolo per la parrocchia. Lele ha fatto i compiti senza particolare problemi ed è riuscito a portarsi un pochino avanti con due materie, ero contenta e avrei voluto quasi premiarlo. Uscendo in cortile con i piccoli ho parlato con un'altra conoscente, mentre Davide, da bravo casalingo, continuava con la sua scopina a radunare lo sporco e a metterlo nel sacchetto dell'immondizia. Elisa sul passeggino si guardava attorno, seduta senza appoggiare la schiena e ogni tanto regalava sorrisi e versetti, finché poi non si è stancata.
Abbiamo cenato un po' più tardi, per via del Judo, anzi, domenica ci sarà una gara, l'ultima dell'anno, e poco dopo i bimbi dormivano.
Anch'io e Maurizio adesso andiamo a dormire, ad assaporare la reciproca vicinanza e il giusto riposo.
Buona notte
---
la mamma
Trovare gli occhietti di Elisa aperti dopo il pisolino pomeridiano, e attendere la loro chiusura questa sera; lavare ancora una volta i piatti con Davide e pulire con lui il cortile; lasciare che Lele giocasse un po' al computer dopo la merenda e ascoltare i suoi racconti, provar soddisfazione per i bei voti di un'altra verifica...
Quanta tenerezza lasciano le piccole cose... quanta dolcezza e luminosità gli sguardi dei bimbi!
Ho messo la mano sul cuore di Elisa pregando con lei nell'attesa che si addormentasse ed è stato incredibile. Con le sue manine, ancora in movimento, cercava la mia grande mano. L'afferrava e la lasciava di continuo, col suo ritmo instancabile, e, anche se non era nulla, anche se qualsiasi bimbo o bimba lo fanno, mi sono sentita amata.
Lele nel frattempo stringeva fra le mani la coroncina del rosario e, quando son passata per la sua camera, per andarmi a lavare in bagno, me l'ha mostrata per assicurarmi che aveva pregato. Davide, addormentatosi sul divano, poco dopo veniva traghettato anche lui nel letto dal papà.
Non c'è molto altro da dire... In mattinata ho ricevuto la piacevole visita di un'amica e di suo figlio appena nato, ho fatto il pane, ho steso la biancheria, ma non ho stirato per scrivere un articolo per la parrocchia. Lele ha fatto i compiti senza particolare problemi ed è riuscito a portarsi un pochino avanti con due materie, ero contenta e avrei voluto quasi premiarlo. Uscendo in cortile con i piccoli ho parlato con un'altra conoscente, mentre Davide, da bravo casalingo, continuava con la sua scopina a radunare lo sporco e a metterlo nel sacchetto dell'immondizia. Elisa sul passeggino si guardava attorno, seduta senza appoggiare la schiena e ogni tanto regalava sorrisi e versetti, finché poi non si è stancata.
Abbiamo cenato un po' più tardi, per via del Judo, anzi, domenica ci sarà una gara, l'ultima dell'anno, e poco dopo i bimbi dormivano.
Anch'io e Maurizio adesso andiamo a dormire, ad assaporare la reciproca vicinanza e il giusto riposo.
Buona notte
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la mamma
Non è semplice riepilogare questa giornata. Dalla calma piatta che mi ha accompagnata per diverse ore, tanto da illudermi che avrei avuto poco o nulla da raccontare, sono incappata nella peggiore delle bufere.
Poco prima delle 15.30 è arrivata, come d'accordo, una delle nonne. Veniva per consentirmi di portare, per le 17, Lele al controllo dal dentista, ma aveva bisogno che io prima cambiassi la piccola e iniziassi a darle il latte con il biberon.
Al suo arrivo Elisa dormiva ancora. L'ho lasciata nel lettino alle 13 e, dopo essersi addormentata da sola, ha proseguito il sonno per più di due ore. Strano ma vero! Al suo risveglio parlottava tranquilla e altrettanto tranquillamente l'ho lasciata con la nonna per andare all'asilo a riprendere Davide.
Come sempre l'ho preso in braccio per salutarlo, gli ho dato un bacio e l'ho tenuto stretto, ma non appena l'ho rimesso a terra, per prendere la giacchina e scendere le scale, ha iniziato a strillare che voleva essere tenuto in braccio e non da mano come d'abitudine.
Con grande difficoltà siamo arrivati a casa. Il capriccio è durato tutto il tragitto, durante il quale ho dovuto camminare spostando il suo peso insieme alle mie gambe, perché in ogni modo ha tentato di ostacolarmi di proseguire per ottenere di essere esentato dal camminare. Questo sebbene lui fosse consapevole che il mio "No", non fosse passibile di cambiamenti. Ho sentito il "clic" del cancello che mi veniva aperto ancora prima che suonassi il campanello e voltandomi, con sorpresa, ho scoperto che nel frattempo era arrivata anche l'altra nonna.
Davvero la provvidenza non ha limiti! A volte serve solo crederci e affidarsi. Dato che il capriccio aveva provocato un ritardo, ho lasciato Davide in lacrime davanti alla sua merenda, affidato latte e cambio pannolino all'altra nonna, e sono uscita di nuovo per prendere Lele a scuola e portarlo dal dentista.
Rientrata definitivamente a casa ho trovato Davide che dormiva con la testa sul tavolo davanti alla merenda non consumata che prontamente ho girato a Lele. Elisa, che comincia ad attraversare quella fase della crescita chiamata "paura dello straniero", e si spaventa davanti a persone alle quali fino a qualche giorno prima sorrideva felice, era tranquilla nel passeggino. Ho svegliato Davide e in qualche modo l'ho convinto a fare un'areosol della quale aveva un assoluto bisogno.
Passata una mareggiata se ne preparava però un'altra. Lele si è inserito malamente in un momento di gioco fra Davide e il papà poco prima di cena ed è andato in crisi. Io, che dalla cucina sentivo la tensione crescere, tentavo di pensare come poterlo allontanare senza farlo sentire escluso ma... non sono stata abbastanza immediata ed è scoppiata la passione.
L'ho preso per mano e l'ho portato con me. L'ho abbracciato stretto a lungo e ho cercato di distrarlo. Invece di chiedergli di aiutarmi ad apparecchiare, cosa che non l'avrebbe rasserenato affatto, dato che non avevo alcun altro mestiere accattivante nel quale coinvolgerlo, mi sono ricordata del libro. La sera, prima di dormire, legge qualche pagina de: "I figli del capitano Grant", di Verne, ma ci sono espressioni un po' difficili da comprendere per i suoi otto anni. Così l'ho invitato ad andare in camera a prendere il libro e l'ho aiutato a chiarire qualcuna di quelle espressioni.
Non so come, ma l'allenamento e il lavoro su me stessa di questi ultimi tempi mi è servito. Sono riuscita a non sentire la collera. Ho interpretato il bisogno di mio figlio e ho cercato di farlo sentire amato e voluto.
E' così, un passo alla volta le cose cambiano e l'armonia ritorna.
Mi sento responsabile di tante situazioni che si sviluppano all'interno della nostra famiglia. E' come se fossi consapevole che l'armonia o la disarmonia che c'è fra noi dipendano dall'atteggiamento col quale io affronto le cose.
Sto mettendo il massimo dell'impegno in ogni cosa, ma anche così facendo, so che non posso esaurire e soddisfare i bisogni di tutti in ogni momento. Solo Dio può arrivare oltre il limite contro il quale a un certo punto vado a sbattere.
A lui affido anche questa giornata e le ore notturne, perché ci custodisca e ci mantenga nel suo amore.
Una serena notte
---
la mamma
Poco prima delle 15.30 è arrivata, come d'accordo, una delle nonne. Veniva per consentirmi di portare, per le 17, Lele al controllo dal dentista, ma aveva bisogno che io prima cambiassi la piccola e iniziassi a darle il latte con il biberon.
Al suo arrivo Elisa dormiva ancora. L'ho lasciata nel lettino alle 13 e, dopo essersi addormentata da sola, ha proseguito il sonno per più di due ore. Strano ma vero! Al suo risveglio parlottava tranquilla e altrettanto tranquillamente l'ho lasciata con la nonna per andare all'asilo a riprendere Davide.
Come sempre l'ho preso in braccio per salutarlo, gli ho dato un bacio e l'ho tenuto stretto, ma non appena l'ho rimesso a terra, per prendere la giacchina e scendere le scale, ha iniziato a strillare che voleva essere tenuto in braccio e non da mano come d'abitudine.
Con grande difficoltà siamo arrivati a casa. Il capriccio è durato tutto il tragitto, durante il quale ho dovuto camminare spostando il suo peso insieme alle mie gambe, perché in ogni modo ha tentato di ostacolarmi di proseguire per ottenere di essere esentato dal camminare. Questo sebbene lui fosse consapevole che il mio "No", non fosse passibile di cambiamenti. Ho sentito il "clic" del cancello che mi veniva aperto ancora prima che suonassi il campanello e voltandomi, con sorpresa, ho scoperto che nel frattempo era arrivata anche l'altra nonna.
Davvero la provvidenza non ha limiti! A volte serve solo crederci e affidarsi. Dato che il capriccio aveva provocato un ritardo, ho lasciato Davide in lacrime davanti alla sua merenda, affidato latte e cambio pannolino all'altra nonna, e sono uscita di nuovo per prendere Lele a scuola e portarlo dal dentista.
Rientrata definitivamente a casa ho trovato Davide che dormiva con la testa sul tavolo davanti alla merenda non consumata che prontamente ho girato a Lele. Elisa, che comincia ad attraversare quella fase della crescita chiamata "paura dello straniero", e si spaventa davanti a persone alle quali fino a qualche giorno prima sorrideva felice, era tranquilla nel passeggino. Ho svegliato Davide e in qualche modo l'ho convinto a fare un'areosol della quale aveva un assoluto bisogno.
Passata una mareggiata se ne preparava però un'altra. Lele si è inserito malamente in un momento di gioco fra Davide e il papà poco prima di cena ed è andato in crisi. Io, che dalla cucina sentivo la tensione crescere, tentavo di pensare come poterlo allontanare senza farlo sentire escluso ma... non sono stata abbastanza immediata ed è scoppiata la passione.
L'ho preso per mano e l'ho portato con me. L'ho abbracciato stretto a lungo e ho cercato di distrarlo. Invece di chiedergli di aiutarmi ad apparecchiare, cosa che non l'avrebbe rasserenato affatto, dato che non avevo alcun altro mestiere accattivante nel quale coinvolgerlo, mi sono ricordata del libro. La sera, prima di dormire, legge qualche pagina de: "I figli del capitano Grant", di Verne, ma ci sono espressioni un po' difficili da comprendere per i suoi otto anni. Così l'ho invitato ad andare in camera a prendere il libro e l'ho aiutato a chiarire qualcuna di quelle espressioni.
Non so come, ma l'allenamento e il lavoro su me stessa di questi ultimi tempi mi è servito. Sono riuscita a non sentire la collera. Ho interpretato il bisogno di mio figlio e ho cercato di farlo sentire amato e voluto.
E' così, un passo alla volta le cose cambiano e l'armonia ritorna.
Mi sento responsabile di tante situazioni che si sviluppano all'interno della nostra famiglia. E' come se fossi consapevole che l'armonia o la disarmonia che c'è fra noi dipendano dall'atteggiamento col quale io affronto le cose.
Sto mettendo il massimo dell'impegno in ogni cosa, ma anche così facendo, so che non posso esaurire e soddisfare i bisogni di tutti in ogni momento. Solo Dio può arrivare oltre il limite contro il quale a un certo punto vado a sbattere.
A lui affido anche questa giornata e le ore notturne, perché ci custodisca e ci mantenga nel suo amore.
Una serena notte
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la mamma
lunedì 17 maggio 2010
Questa sera di ritorno dal lavoro, dato che Davide oggi accusa un po' di tosse e non respira bene, ho pensato di dedicargli del tempo prima di cena e di costruire con lui una torre con le costruzioni.
L'esperimento sembra riuscito, Davide si diverte e sembra eccitato dall'idea di fare una torre "alta alta", "mettiamo uno rosso, uno verde, uno giallo...".
Tutto prosegue bene fino al momento in cui si avvicina il mio primo figlio Emanuele che in meno di un minuto passa dall'inserirsi nel gioco, al voler comandare e dettare delle regole per Davide (naturalmente tutte da applicare alla lettera e accompagnate da urla isteriche).
Ripensandoci forse non ho reagito come avrei dovuto, ma non mi andava giù che potesse rovinare così un momento dedicato al fratello minore. L'ho sgridato e allontanato in modo da terminare la torre.
Si è quindi rifugiato in cucina sostenuto, nel momento della crisi, dalla mamma che ha cercato di dirottare la sua attenzione sul libro che legge ogni sera prima di addormentarsi.
Bufera passata, tutti felici e contenti come prima, ma dentro di me è rimasto un po' di amaro per aver perso l'occasione di regalare un momento di gioco in condivisione con Davide. Momenti come ne ho avuti tanti con Lele quando era più piccolo, ma che per vari motivi sento di non riesciure a dedicare come vorrei anche a Davide.
Per concludere allego la foto del risultato 'architettonico' che ovviamente è durato pochissimo, in quanto dopo cena era già stato distrutto completamente dai due fratelli che hanno stretto patto di alleanza per la demolizione :-)
---
il papà
L'esperimento sembra riuscito, Davide si diverte e sembra eccitato dall'idea di fare una torre "alta alta", "mettiamo uno rosso, uno verde, uno giallo...".
Tutto prosegue bene fino al momento in cui si avvicina il mio primo figlio Emanuele che in meno di un minuto passa dall'inserirsi nel gioco, al voler comandare e dettare delle regole per Davide (naturalmente tutte da applicare alla lettera e accompagnate da urla isteriche).
Ripensandoci forse non ho reagito come avrei dovuto, ma non mi andava giù che potesse rovinare così un momento dedicato al fratello minore. L'ho sgridato e allontanato in modo da terminare la torre.
Si è quindi rifugiato in cucina sostenuto, nel momento della crisi, dalla mamma che ha cercato di dirottare la sua attenzione sul libro che legge ogni sera prima di addormentarsi.
Bufera passata, tutti felici e contenti come prima, ma dentro di me è rimasto un po' di amaro per aver perso l'occasione di regalare un momento di gioco in condivisione con Davide. Momenti come ne ho avuti tanti con Lele quando era più piccolo, ma che per vari motivi sento di non riesciure a dedicare come vorrei anche a Davide.
Per concludere allego la foto del risultato 'architettonico' che ovviamente è durato pochissimo, in quanto dopo cena era già stato distrutto completamente dai due fratelli che hanno stretto patto di alleanza per la demolizione :-)
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il papà
Finalmente il sole! uscendo in macchina, nel pmeriggio, si vedeva bene all'orizzonte il profilo splendido delle Alpi. Il vento, arrivato all'improvviso, ha contribuito a tener pulita l'aria, il cielo sgombro dalle nubi e a mitigare il caldo.
Volentieri, se fossi stata al mare, non solo figurativamente, come quando m'imbarco con questo vascello, avrei lasciato che i caldi raggi mi raggiungessero e mi scaldassero le ossa.
Il sole, si, il sole, ma la mattinata è iniziata con la luna, quella di Davide che a tutti i costi, nonostante dovessi scendere a preparare il latte a Elisa prima che a ogni altro membro della famiglia, voleva stare in braccio. Continuava a piangere e lagnarsi, mentre mi si appiccicava addosso cercando di indurmi a concedergli ciò che voleva, ma siccome proprio non potevo e non volevo darla vinta alla sua pigrizia, me lo trascinavo dietro, avvinghiato alla gamba muovendomi per casa.
L'ho lasciato in bagno al piano inferiore davanti al water, con l'invito deciso a fare pipì per non bagnarsi e ho raggiunto la dispensa per recuperare un bottiglia di acqua per il latte della piccola. Poi è sceso Maurizio e pian piano tutto è tornato ad un livello più accettabile.
Solita routine e poi, quando mancavano dieci minuti alle dieci, (non si riesce ad uscire in anticipo neanche svegliandosi alle 7.30!), siamo usciti incamminandoci a piedi verso la chiesa per la celebrazione della Messa domenicale.
Nel tragitto, e poi ancora in chiesa, a lungo mi sono ritrovata a pensare alle parole pronunciate da mio figlio Emanuele prima di uscire. Sono le parole che restano, come macigni, non perché gravi, ma perché difficilmente se ne andranno via da te. Sono le parole che, durante il ritiro delle famiglie per la preparazione alla Pasqua, anche Maurizio ed io siamo stati invitati a ripescare dalla memoria. In quel frangente, nonostante gli sforzi, e la mia buona capacità a trattenere nel tempo i ricordi, nonostante le incursioni successive nel nostro passato, la pesca si è dimostrata vana.
Poi stasera, leggendo Famiglia Cristiana, e ripensando alla mattinata, a cosa lasciare nelle pagine di questo diario, mi sono tornate alla mente ma, andiamo con ordine.
Stavo esortando Emanuele ha tenere ben chiuso in tasca il giochino che aveva deciso di portare con sé, per evitare distrazioni, e voltandosi mia ha risposto: "Cosa credi, mi piace andare alla Messa!". Sorprendendomi di me stessa, forse per il tono che ha usato, il modo in cui l'ha detto, ho sentito che non stava mentendo, non lo stava dicendo solo per tranquillizzarmi o farmi tacere. Stava dicendo la verità.
Noi adulti, io, pretendo che la modalità adottata da mio figlio per essere attento e partecipe sia il più possibile prossima alla mia, che è silenzioso ascolto, ma lui non è così. Lui è attento quando sembra distratto ed io, ancora un volta, devo imparare a fidarmi, e ad amarlo.
In ogni modo, quel: "Mi piace andare alla Messa", mi è rimasto dentro, perché vuol dire che durante la celebrazione lui c'è! Ho vissuto, credo, una rivelazione, davanti alla quale taci, ammiri, contempli, ringrazi, perché capisci che tu non hai meriti, ma che semplicemente ti è concesso di vedere l'opera delle mani di Dio che ti precede e ti supera.
Ed è così, c'è stata una parola anche per noi, per Maurizio e me, alla vigilia del nostro matrimonio. Ben due persone, nostre conoscenti, mi hanno detto, e indirettamente, ci hanno detto (perché diventate oggetto del nostro dialogo di coppia) "Vedrai, dopo sarà meglio, sarà più bello!". Ed è vero. E' vero che dopo è stato meglio, è stato ed è più bello, ma è anche vero che quelle parole, ogni tanto, come sottolineava il sacerdote venuto per guidare la meditazione, ex missionario, stimatissimo da molti, spesso ritornano e guidano e rimettono nella prospettiva giusta.
Tutto ciò mi riporta al quotidiano, nella sua ferialità e nella sua profondità. Per una serie di eventi Maurizio ed io ci siamo ritrovati quasi, a pranzo, a fare "gli sposini". Quasi, perché mentre Davide e Lele sono rimasti fuori a pranzo, rispettivamente dalla nonna e da un amico, Elisa è rimasta a casa con noi.
"Strano - commentavo a tavola con mio marito - mangiare e non avere i bambini attorno". E' stata una cartina di tornasole, la possibilità concreta di verificare la nostra capacità di godere della reciproca compagnia, anche in assenza del "rumoreggiare" dei nostri figli. Avremmo potuto sentirci vuoti, privi di parole da rivolgerci, e invece... siamo usciti vincitori. A tavola, complice la tranquillità, si è parlato, mettendo per esempio in comune ciò di cui siamo venuti a conoscenza trattenendoci, dopo Messa, con gli amici.
La nostra tensione reciproca, il desiderio di cercarci quando non siamo fisicamente vicini, la voglia di ritrovarci, di stare ed essere insieme, dopo dieci anni e mezzo dal nostro matrimonio e sedici dall'inizio del nostro cammino comune non si sono ancora sopite, raffreddate.
Spero e prego che grazie all'ingrediente irrinunciabile, fondamentale, imprescindibile del dialogo sincero, aperto, e totale, perché comprensivo di tutto ciò che sta fuori e dentro di noi, questo desiderio venga costantemente alimentato. Il resto è grazia...
C'è un'ultima cosa che non voglio dimenticare: arrivando all'oratorio e ritrovando Emanuele, l'ho salutato con un abbraccio, un sorriso e un bacio ed è stata bella la spontaneità con cui l'ho fatto. Mi sarebbe bastato questo, ma dopo qualche attimo, quando già mi ero seduta, Lele mi è tornato vicino e con altrettanta spontaneità mi ha dato un bacio sulla guancia.
Dando la buona notte ad ogni componente della sua famiglia poi, si è avvicinato a Davide, già addormentato sul divano, e ha dato un bacio anche a lui.
Anch'io dò la buona notte a tutti coloro che hanno deciso, almeno per un po', di salire sul nostro vascello, augurando a tutti di venir traghettati all'imbarco di un'altra settimana di navigazione con uno sguardo nuovo, purificato dall'amore.
---
la mamma
Volentieri, se fossi stata al mare, non solo figurativamente, come quando m'imbarco con questo vascello, avrei lasciato che i caldi raggi mi raggiungessero e mi scaldassero le ossa.
Il sole, si, il sole, ma la mattinata è iniziata con la luna, quella di Davide che a tutti i costi, nonostante dovessi scendere a preparare il latte a Elisa prima che a ogni altro membro della famiglia, voleva stare in braccio. Continuava a piangere e lagnarsi, mentre mi si appiccicava addosso cercando di indurmi a concedergli ciò che voleva, ma siccome proprio non potevo e non volevo darla vinta alla sua pigrizia, me lo trascinavo dietro, avvinghiato alla gamba muovendomi per casa.
L'ho lasciato in bagno al piano inferiore davanti al water, con l'invito deciso a fare pipì per non bagnarsi e ho raggiunto la dispensa per recuperare un bottiglia di acqua per il latte della piccola. Poi è sceso Maurizio e pian piano tutto è tornato ad un livello più accettabile.
Solita routine e poi, quando mancavano dieci minuti alle dieci, (non si riesce ad uscire in anticipo neanche svegliandosi alle 7.30!), siamo usciti incamminandoci a piedi verso la chiesa per la celebrazione della Messa domenicale.
Andando a Messa...
Abbattimento delle barriere architettoniche in città!
Nel tragitto, e poi ancora in chiesa, a lungo mi sono ritrovata a pensare alle parole pronunciate da mio figlio Emanuele prima di uscire. Sono le parole che restano, come macigni, non perché gravi, ma perché difficilmente se ne andranno via da te. Sono le parole che, durante il ritiro delle famiglie per la preparazione alla Pasqua, anche Maurizio ed io siamo stati invitati a ripescare dalla memoria. In quel frangente, nonostante gli sforzi, e la mia buona capacità a trattenere nel tempo i ricordi, nonostante le incursioni successive nel nostro passato, la pesca si è dimostrata vana.
Poi stasera, leggendo Famiglia Cristiana, e ripensando alla mattinata, a cosa lasciare nelle pagine di questo diario, mi sono tornate alla mente ma, andiamo con ordine.
Stavo esortando Emanuele ha tenere ben chiuso in tasca il giochino che aveva deciso di portare con sé, per evitare distrazioni, e voltandosi mia ha risposto: "Cosa credi, mi piace andare alla Messa!". Sorprendendomi di me stessa, forse per il tono che ha usato, il modo in cui l'ha detto, ho sentito che non stava mentendo, non lo stava dicendo solo per tranquillizzarmi o farmi tacere. Stava dicendo la verità.
Noi adulti, io, pretendo che la modalità adottata da mio figlio per essere attento e partecipe sia il più possibile prossima alla mia, che è silenzioso ascolto, ma lui non è così. Lui è attento quando sembra distratto ed io, ancora un volta, devo imparare a fidarmi, e ad amarlo.
In ogni modo, quel: "Mi piace andare alla Messa", mi è rimasto dentro, perché vuol dire che durante la celebrazione lui c'è! Ho vissuto, credo, una rivelazione, davanti alla quale taci, ammiri, contempli, ringrazi, perché capisci che tu non hai meriti, ma che semplicemente ti è concesso di vedere l'opera delle mani di Dio che ti precede e ti supera.
Ed è così, c'è stata una parola anche per noi, per Maurizio e me, alla vigilia del nostro matrimonio. Ben due persone, nostre conoscenti, mi hanno detto, e indirettamente, ci hanno detto (perché diventate oggetto del nostro dialogo di coppia) "Vedrai, dopo sarà meglio, sarà più bello!". Ed è vero. E' vero che dopo è stato meglio, è stato ed è più bello, ma è anche vero che quelle parole, ogni tanto, come sottolineava il sacerdote venuto per guidare la meditazione, ex missionario, stimatissimo da molti, spesso ritornano e guidano e rimettono nella prospettiva giusta.
Tutto ciò mi riporta al quotidiano, nella sua ferialità e nella sua profondità. Per una serie di eventi Maurizio ed io ci siamo ritrovati quasi, a pranzo, a fare "gli sposini". Quasi, perché mentre Davide e Lele sono rimasti fuori a pranzo, rispettivamente dalla nonna e da un amico, Elisa è rimasta a casa con noi.
"Strano - commentavo a tavola con mio marito - mangiare e non avere i bambini attorno". E' stata una cartina di tornasole, la possibilità concreta di verificare la nostra capacità di godere della reciproca compagnia, anche in assenza del "rumoreggiare" dei nostri figli. Avremmo potuto sentirci vuoti, privi di parole da rivolgerci, e invece... siamo usciti vincitori. A tavola, complice la tranquillità, si è parlato, mettendo per esempio in comune ciò di cui siamo venuti a conoscenza trattenendoci, dopo Messa, con gli amici.
La nostra tensione reciproca, il desiderio di cercarci quando non siamo fisicamente vicini, la voglia di ritrovarci, di stare ed essere insieme, dopo dieci anni e mezzo dal nostro matrimonio e sedici dall'inizio del nostro cammino comune non si sono ancora sopite, raffreddate.
Spero e prego che grazie all'ingrediente irrinunciabile, fondamentale, imprescindibile del dialogo sincero, aperto, e totale, perché comprensivo di tutto ciò che sta fuori e dentro di noi, questo desiderio venga costantemente alimentato. Il resto è grazia...
C'è un'ultima cosa che non voglio dimenticare: arrivando all'oratorio e ritrovando Emanuele, l'ho salutato con un abbraccio, un sorriso e un bacio ed è stata bella la spontaneità con cui l'ho fatto. Mi sarebbe bastato questo, ma dopo qualche attimo, quando già mi ero seduta, Lele mi è tornato vicino e con altrettanta spontaneità mi ha dato un bacio sulla guancia.
Dando la buona notte ad ogni componente della sua famiglia poi, si è avvicinato a Davide, già addormentato sul divano, e ha dato un bacio anche a lui.
Anch'io dò la buona notte a tutti coloro che hanno deciso, almeno per un po', di salire sul nostro vascello, augurando a tutti di venir traghettati all'imbarco di un'altra settimana di navigazione con uno sguardo nuovo, purificato dall'amore.
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la mamma
sabato 15 maggio 2010
Amare è proprio compiere un viaggio col proprio cuore nel cuore dell'altro tenendolo dentro di sé e... prendere il largo.
Il cuore, inteso come luogo dello spirito, è come un muscolo e come tale va continuamente allenato. C'è il momento della contrazione, in cui ti fermi, ti freni, e lasci all'altro lo spazio per essere, e il momento dell'abbandono, quello in cui liberamente e senza calcolo del rischio, ma fidandosi, ci si rilassa e nell'altro ci si riversa.
Cosa si scopre? di aver sorprendentemente ritrovato sé stessi.
Lasciarsi andare, prendere sul serio il largo, per tutti i luoghi del non ritorno, è dura e a volte fa paura. Io mi trattengo, trattengo la rabbia un attimo prima che esploda, le parole astiose prima che arrivino a ferire, i giudizi che spezzano i fili delle relazioni, ma quando e come mi dò?
Quando levo questa benedetta ancora che mi tiene ancorata a me, senza mai restituirmi a me stessa, ma quasi affogandomi, anzi, inaridendomi?
Subito. Subito devo farlo se voglio vivere, altrimenti sono una morta che cammina, e in famiglia quante opportunità si aprono per partire!
Erano circa le 14 oggi, e ancora dovevo lavare i piatti. Ho trascorso la mattinata in diocesi per la chiusura del convegno catechistico. Al ritorno, le 12.45 circa, figli e marito mi attendevano per il pranzo. Solo Elisa aveva già mangiato la sua pappa, e Davide stava dormendo seduto sulla stessa sedia del fratello intento a giocare al computer. Terminato il pranzo, Maurizio era in cortile per pulire il tombino ormai incapace di tirare l'acqua piovana per la sporcizia accumulata a causa dei temporali torrenziali degli ultimi giorni, si è aperto un nuovo dissidio fra fratelli.
Oggetto del contendere un gioco elettronico, del quale Lele sembrava essere geloso. Non voleva rendere partecipe del gioco il fratello e, nonostante Davide messo alla prova abbia dato dimostrazione di essere abile al gioco, continuava ad essere trattato come un incapace ("Perché tu non sei veloce come me, ma tanto adesso sbagli"). Poi Davide c'ha preso gusto e non volendo più restituire il gioco a Lele, in una giusta alternanza, si è aperta un'ulteriore vertenza. Lele insofferente ha lanciato le ciabatte nel vuoto e si è ritirato in sala.
Dopo aver insaponato un bicchiere ho tolto i guanti e con tono deciso ho detto a Lele di piantarla coi suoi modi. Poi ho preso Davide, affrontando la sua crisi, perché non potevo lasciare che l'avesse vinta lui. Titubanze varie da parte mia. Lele ha ripreso il gioco, senza ringraziare per il mio intervento, senza interessarsi dei fratelli che, uno dopo l'altro, hanno attaccato con i piagnistei, infastidendosi per di più dei pianti, tanto che si è coperto le orecchie e ha tentato di proseguire il gioco coi piedi.
Per placare Davide gli ho proposto di aiutarmi a lavare i piatti. Il mio cuore si apriva, o si diramava? o si lacerava? o si divideva? avrei potuto approfittare della situazione e divertirmi anch'io ma ero triste dentro. Stavo usando le mie forze per trattenermi dal rivolgere risposte astiose al mio primogenito ed ero preoccupata del possibile allagamento del pavimento dato che la sera avremmo dovuto avere ospiti.
Mi chiedevo, mentre cantavo con Davide "Se sei triste, e ti manca l'allegria... " per placare le urla di Elisa, mentre lavavamo i piatti, come fare in quel momento ad amare i miei figli.
Ho scoperto in me un limite, rimasto non abbattuto, mentre provavo ad abbatterne un secondo. C'è un aspetto della personalità di Emanuele che faccio fatica ad amare, faccio fatica ad accettare, faccio fatica a comprendere. Scopro in lui una corazza che l'imposizione non elimina, ma irrigidisce e fortifica.
Ho lasciato che fosse la famiglia, per quello che è ad educarlo. Il pianto dei più piccoli, mi dicevo, gli impedirà, infastidendolo, di isolarsi, di dar spazio all'egoismo, di rimanere in una pace statica perché senza pungoli per crescere. E poco dopo l'ho visto "rivoltato" aiutar Davide a rimettere i giochi sparsi sul pavimento nell'apposito cesto divertendosi a far canestro.
Davide, col quale ho ripetuto poi l'esperienza più tranquillamente in serata, mi ha offerto la possibilità di rompere un mio schema mentale. L'ordine, la pulizia formale dell'ambiente non poteva essere più importante di mio figlio. Ci si può divertire insieme, e godere immensamente della compagnia reciproca, offrendo ai bambini la possibilità di essere tali. Ho dovuto non pretendere che le cose venissero svolte in modo perfetto, e accettare "il rischio" che amandolo avrei magari dovuto sobbarcarmi l'onere di ripassare il pavimento.
Ho scoperto un dono, il senso pratico di mio figlio, di gran lunga migliore del mio, che sono donna e sono mamma. Prendeva le posate a mucchietti per risciacquarle sotto l'acqua, alcune col manico all'insù, altre col manico all'ingiù per depositarle poi nello scolapiatti, e io... che perdo tempo a metterle tutte nella stessa direzione pronte per l'asciugatura. Davide mi ha insegnato, non volendolo, come ridurre i tempi. Stasera, lavando la telia della pizza, faceva scorrere velocemente le sue manine, sempre sotto l'acqua, per togliere ogni residuo di detersivo. E' proprio bravo e gliel'ho detto, correndo il rischio che ogni volta voglia e chieda di ripetere l'esperienza.
I figli ti trasformano. Oggi, mentre Davide piangeva, Elisa piangeva, Lele si chiudeva a riccio nel suo isolamento risentito, tutte le porte del mio cervello erano aperte a tutte le possibili soluzioni.
Io ho amato? Forse, anzi, sicuramente non in modo perfetto, non come Dio avrebbe amato, ma ho fatto un tentativo.
Ecco, stasera avrei voluto suggerire questo a Emanuele, e l'avrei fatto se non mi fossi scordata e altre intenzioni non mi avessero portato via: chiediti, facendo l'esame di coscienza, se hai amato, se hai saputo voler bene a coloro che hai avuto accanto, perché il resto.... non conta!
E' stata solo una parte di questa lunga giornata, una parte dei sentimenti e delle emozioni vissute, ma una parte che lascio e condivido volentieri su questo diario, perché possa accompagnare tutti in questa notte che porta a domenica.
Buon riposo
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la mamma
Il cuore, inteso come luogo dello spirito, è come un muscolo e come tale va continuamente allenato. C'è il momento della contrazione, in cui ti fermi, ti freni, e lasci all'altro lo spazio per essere, e il momento dell'abbandono, quello in cui liberamente e senza calcolo del rischio, ma fidandosi, ci si rilassa e nell'altro ci si riversa.
Cosa si scopre? di aver sorprendentemente ritrovato sé stessi.
Lasciarsi andare, prendere sul serio il largo, per tutti i luoghi del non ritorno, è dura e a volte fa paura. Io mi trattengo, trattengo la rabbia un attimo prima che esploda, le parole astiose prima che arrivino a ferire, i giudizi che spezzano i fili delle relazioni, ma quando e come mi dò?
Quando levo questa benedetta ancora che mi tiene ancorata a me, senza mai restituirmi a me stessa, ma quasi affogandomi, anzi, inaridendomi?
Subito. Subito devo farlo se voglio vivere, altrimenti sono una morta che cammina, e in famiglia quante opportunità si aprono per partire!
Erano circa le 14 oggi, e ancora dovevo lavare i piatti. Ho trascorso la mattinata in diocesi per la chiusura del convegno catechistico. Al ritorno, le 12.45 circa, figli e marito mi attendevano per il pranzo. Solo Elisa aveva già mangiato la sua pappa, e Davide stava dormendo seduto sulla stessa sedia del fratello intento a giocare al computer. Terminato il pranzo, Maurizio era in cortile per pulire il tombino ormai incapace di tirare l'acqua piovana per la sporcizia accumulata a causa dei temporali torrenziali degli ultimi giorni, si è aperto un nuovo dissidio fra fratelli.
Oggetto del contendere un gioco elettronico, del quale Lele sembrava essere geloso. Non voleva rendere partecipe del gioco il fratello e, nonostante Davide messo alla prova abbia dato dimostrazione di essere abile al gioco, continuava ad essere trattato come un incapace ("Perché tu non sei veloce come me, ma tanto adesso sbagli"). Poi Davide c'ha preso gusto e non volendo più restituire il gioco a Lele, in una giusta alternanza, si è aperta un'ulteriore vertenza. Lele insofferente ha lanciato le ciabatte nel vuoto e si è ritirato in sala.
Dopo aver insaponato un bicchiere ho tolto i guanti e con tono deciso ho detto a Lele di piantarla coi suoi modi. Poi ho preso Davide, affrontando la sua crisi, perché non potevo lasciare che l'avesse vinta lui. Titubanze varie da parte mia. Lele ha ripreso il gioco, senza ringraziare per il mio intervento, senza interessarsi dei fratelli che, uno dopo l'altro, hanno attaccato con i piagnistei, infastidendosi per di più dei pianti, tanto che si è coperto le orecchie e ha tentato di proseguire il gioco coi piedi.
Per placare Davide gli ho proposto di aiutarmi a lavare i piatti. Il mio cuore si apriva, o si diramava? o si lacerava? o si divideva? avrei potuto approfittare della situazione e divertirmi anch'io ma ero triste dentro. Stavo usando le mie forze per trattenermi dal rivolgere risposte astiose al mio primogenito ed ero preoccupata del possibile allagamento del pavimento dato che la sera avremmo dovuto avere ospiti.
Mi chiedevo, mentre cantavo con Davide "Se sei triste, e ti manca l'allegria... " per placare le urla di Elisa, mentre lavavamo i piatti, come fare in quel momento ad amare i miei figli.
Ho scoperto in me un limite, rimasto non abbattuto, mentre provavo ad abbatterne un secondo. C'è un aspetto della personalità di Emanuele che faccio fatica ad amare, faccio fatica ad accettare, faccio fatica a comprendere. Scopro in lui una corazza che l'imposizione non elimina, ma irrigidisce e fortifica.
Ho lasciato che fosse la famiglia, per quello che è ad educarlo. Il pianto dei più piccoli, mi dicevo, gli impedirà, infastidendolo, di isolarsi, di dar spazio all'egoismo, di rimanere in una pace statica perché senza pungoli per crescere. E poco dopo l'ho visto "rivoltato" aiutar Davide a rimettere i giochi sparsi sul pavimento nell'apposito cesto divertendosi a far canestro.
Davide, col quale ho ripetuto poi l'esperienza più tranquillamente in serata, mi ha offerto la possibilità di rompere un mio schema mentale. L'ordine, la pulizia formale dell'ambiente non poteva essere più importante di mio figlio. Ci si può divertire insieme, e godere immensamente della compagnia reciproca, offrendo ai bambini la possibilità di essere tali. Ho dovuto non pretendere che le cose venissero svolte in modo perfetto, e accettare "il rischio" che amandolo avrei magari dovuto sobbarcarmi l'onere di ripassare il pavimento.
Ho scoperto un dono, il senso pratico di mio figlio, di gran lunga migliore del mio, che sono donna e sono mamma. Prendeva le posate a mucchietti per risciacquarle sotto l'acqua, alcune col manico all'insù, altre col manico all'ingiù per depositarle poi nello scolapiatti, e io... che perdo tempo a metterle tutte nella stessa direzione pronte per l'asciugatura. Davide mi ha insegnato, non volendolo, come ridurre i tempi. Stasera, lavando la telia della pizza, faceva scorrere velocemente le sue manine, sempre sotto l'acqua, per togliere ogni residuo di detersivo. E' proprio bravo e gliel'ho detto, correndo il rischio che ogni volta voglia e chieda di ripetere l'esperienza.
I figli ti trasformano. Oggi, mentre Davide piangeva, Elisa piangeva, Lele si chiudeva a riccio nel suo isolamento risentito, tutte le porte del mio cervello erano aperte a tutte le possibili soluzioni.
Io ho amato? Forse, anzi, sicuramente non in modo perfetto, non come Dio avrebbe amato, ma ho fatto un tentativo.
Ecco, stasera avrei voluto suggerire questo a Emanuele, e l'avrei fatto se non mi fossi scordata e altre intenzioni non mi avessero portato via: chiediti, facendo l'esame di coscienza, se hai amato, se hai saputo voler bene a coloro che hai avuto accanto, perché il resto.... non conta!
E' stata solo una parte di questa lunga giornata, una parte dei sentimenti e delle emozioni vissute, ma una parte che lascio e condivido volentieri su questo diario, perché possa accompagnare tutti in questa notte che porta a domenica.
Buon riposo
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la mamma
Potrebbe essere troppo lungo il racconto delle ultime ore di navigazione. Apro gli occhi alle 7 stamattina e già spero di avere il vento in poppa per la quantità di leghe che mi rendo conto di dover percorrere entro sera.
Forse potrei non uscire, ma mi rendo conto quasi subito che non ne posso fare a meno. Devo prendere il pesce, la ricotta fresca per la pappa della sera, e prelevare contanti per saldare qualche debituccio.
Grazie a Dio Davide è sveglio presto, così mi risparmio la fatica di doverlo convincere ad alzarsi e vestirsi... nonostante mi renda conto che il lavoro di riordino richiederà più tempo gli permetto di giocare intanto che Elisa ed io ci laviamo e vestiamo. Quando gli chiedo di rimettere a posto ubbidisce e tra un salto e l'altro sul letto, davanti alla sorellina che ride, riesco a vestirlo.
All'arrivo della nonna siamo già tutti pronti e, complice un sole sul quale ultimamente non si riesce a fare affidamento, usciamo.
Rientro per le dieci e mi accorgo che devo preparare il brodo vegetale per Elisa prima di iniziare le pulizie del piano inferiore della casa. Ho un fine settimana complicato davanti, e assolutamente ho bisogno di anticipare al venerdì ciò che di solito faccio al sabato.
Sono pure riuscita a dare un po' di patate bio siciliane alla mia vicina, una di quelle che si rende disponibile a trattenersi con la piccola nel frattempo che porto Davide all'asilo.
Alle 11.30 le pulizie erano pressoché finite, cambio pannolino e preghiera personale comprese, ma Elisa è molto nervosa, perché, mea culpa, non le ho dato retta a sufficienza. La pappa, pronta in un attimo, placa il suo pianto, ma non riesco a trattenerla oltre sul passeggino. Urge un altro cambio di pannolino e un bel po' di nanna.
Lascio che s'addormenti nel lettino (ancora sfatto), mentre lavo i piatti e il pavimento della cucina. Quando salgo già il sonno l'ha presa. Corro in bagno e lavo i capelli. Alle 14.30 lei è sveglia e insieme scendiamo a ritirare la biancheria asciutta e stendere quella bagnata. Mi accingo a rifare finalmente i letti quando arriva l'altra nonna, quella paterna. Due chiacchiere ed esco per riprendere Davide e insieme corriamo a casa rincorsi dai tuoni e per un soffio evitiamo il temporale, ma il rischio più grande l'ha corso Lele, che rientra giusto cinque minuti prima che la grandine cominci a cadere. Telefonate allarmate di entrambe le nonne, Maurizio è in macchina diretto al centro commerciale per la spesa del venerdì.
Nonostante i pensieri mi stiano portando via, accetto di giocare con Davide e i suoi trattori. Avrebbero voluto accompagnare il papà, ma li convinco a rimanere a casa proponendo loro un buon bagno. E' andata, ma Lele, come spesso accade il venerdì al rientro da scuola, è molto nervoso. Pretende che Davide lo ascolti, gli si rivolge contro scontroso, e nel giro di poco tempo piange per due volte e per due volte mi tocca consolarlo, sperando che l'acqua aperta non debordi dalla vasca.
Maurizio, tornato dopo la spesa, prova a ragionare con lui, mentre l'altro ancora nella vasca piange di capricci e di stanchezza, su come il suo rapporto col fratello potrebbe essere diverso. Risultati 0. Ostinazione 1000.
Devo inventarmi nuovi stratagemmi per il venerdì, vedrò.
Alle sette, strano ma vero, siamo tutti a tavola, e Davide, dopo aver consumato metà del riso e zucca avanzato il giorno precedente, crolla senza più svegliarsi.
Lavo i piatti, e dopo un caffè preparo la pappa a Elisa e alle 20.30, sotto il diluvio torrenziale che dalle 17 si abbatte sulla nostra zona, esco con un'amica per partecipare alla prima parte del convegno catechistico.
Serata interessante. Conclusione: essere mamme aiuta. Si parlava del primo annuncio, di aprire vie nuove, della perdita dello stupore e pensavo: davvero! essere mamme vuol dire essere sempre in piedi, sempre pronte, con una buona dose di fantasia e non essere mai statiche. Bisogna tenere il cervello sempre in moto, per trovare le mille soluzioni possibili, i mille percorsi per raggiungere le tappe alle quali ti sei proposta di portare i tuoi figli. Aiuta, aiuta averne tre tutti insieme, perché loro ti smontano e ti costringono a ricostruire. Non c'è spazio per soluzioni preconfezionate, c'è spazio per loro e loro sono sempre il mio punto di partenza.
Il vascello lentamente raggiunge il porto, ma già quasi è pronto a riprendere il largo. Domani non ci sarà riposo, una giornata stravolta si annuncia.
Vi racconterò a patto di qualche ora di sonno e di ristoro.
Buona notte
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la mamma
Forse potrei non uscire, ma mi rendo conto quasi subito che non ne posso fare a meno. Devo prendere il pesce, la ricotta fresca per la pappa della sera, e prelevare contanti per saldare qualche debituccio.
Grazie a Dio Davide è sveglio presto, così mi risparmio la fatica di doverlo convincere ad alzarsi e vestirsi... nonostante mi renda conto che il lavoro di riordino richiederà più tempo gli permetto di giocare intanto che Elisa ed io ci laviamo e vestiamo. Quando gli chiedo di rimettere a posto ubbidisce e tra un salto e l'altro sul letto, davanti alla sorellina che ride, riesco a vestirlo.
All'arrivo della nonna siamo già tutti pronti e, complice un sole sul quale ultimamente non si riesce a fare affidamento, usciamo.
Rientro per le dieci e mi accorgo che devo preparare il brodo vegetale per Elisa prima di iniziare le pulizie del piano inferiore della casa. Ho un fine settimana complicato davanti, e assolutamente ho bisogno di anticipare al venerdì ciò che di solito faccio al sabato.
Sono pure riuscita a dare un po' di patate bio siciliane alla mia vicina, una di quelle che si rende disponibile a trattenersi con la piccola nel frattempo che porto Davide all'asilo.
Alle 11.30 le pulizie erano pressoché finite, cambio pannolino e preghiera personale comprese, ma Elisa è molto nervosa, perché, mea culpa, non le ho dato retta a sufficienza. La pappa, pronta in un attimo, placa il suo pianto, ma non riesco a trattenerla oltre sul passeggino. Urge un altro cambio di pannolino e un bel po' di nanna.
Lascio che s'addormenti nel lettino (ancora sfatto), mentre lavo i piatti e il pavimento della cucina. Quando salgo già il sonno l'ha presa. Corro in bagno e lavo i capelli. Alle 14.30 lei è sveglia e insieme scendiamo a ritirare la biancheria asciutta e stendere quella bagnata. Mi accingo a rifare finalmente i letti quando arriva l'altra nonna, quella paterna. Due chiacchiere ed esco per riprendere Davide e insieme corriamo a casa rincorsi dai tuoni e per un soffio evitiamo il temporale, ma il rischio più grande l'ha corso Lele, che rientra giusto cinque minuti prima che la grandine cominci a cadere. Telefonate allarmate di entrambe le nonne, Maurizio è in macchina diretto al centro commerciale per la spesa del venerdì.
Nonostante i pensieri mi stiano portando via, accetto di giocare con Davide e i suoi trattori. Avrebbero voluto accompagnare il papà, ma li convinco a rimanere a casa proponendo loro un buon bagno. E' andata, ma Lele, come spesso accade il venerdì al rientro da scuola, è molto nervoso. Pretende che Davide lo ascolti, gli si rivolge contro scontroso, e nel giro di poco tempo piange per due volte e per due volte mi tocca consolarlo, sperando che l'acqua aperta non debordi dalla vasca.
Maurizio, tornato dopo la spesa, prova a ragionare con lui, mentre l'altro ancora nella vasca piange di capricci e di stanchezza, su come il suo rapporto col fratello potrebbe essere diverso. Risultati 0. Ostinazione 1000.
Devo inventarmi nuovi stratagemmi per il venerdì, vedrò.
Alle sette, strano ma vero, siamo tutti a tavola, e Davide, dopo aver consumato metà del riso e zucca avanzato il giorno precedente, crolla senza più svegliarsi.
Lavo i piatti, e dopo un caffè preparo la pappa a Elisa e alle 20.30, sotto il diluvio torrenziale che dalle 17 si abbatte sulla nostra zona, esco con un'amica per partecipare alla prima parte del convegno catechistico.
Serata interessante. Conclusione: essere mamme aiuta. Si parlava del primo annuncio, di aprire vie nuove, della perdita dello stupore e pensavo: davvero! essere mamme vuol dire essere sempre in piedi, sempre pronte, con una buona dose di fantasia e non essere mai statiche. Bisogna tenere il cervello sempre in moto, per trovare le mille soluzioni possibili, i mille percorsi per raggiungere le tappe alle quali ti sei proposta di portare i tuoi figli. Aiuta, aiuta averne tre tutti insieme, perché loro ti smontano e ti costringono a ricostruire. Non c'è spazio per soluzioni preconfezionate, c'è spazio per loro e loro sono sempre il mio punto di partenza.
Il vascello lentamente raggiunge il porto, ma già quasi è pronto a riprendere il largo. Domani non ci sarà riposo, una giornata stravolta si annuncia.
Vi racconterò a patto di qualche ora di sonno e di ristoro.
Buona notte
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la mamma
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