Ricapitoliamo. Nonostante Elisa mi abbia costretta ad alzarmi nel corso della notte, piangendo semplicemente perché si era un po' svegliata, questa mattina alle 7 la sveglia è suonata.
Anche Davide con il primo chiarore che filtrava dalla tapparelle si è svegliato e, quatto, quatto, s'è infilato nel nostro letto. L'ho lasciato dormire mentre Maurizio ed io obbedivamo al richiamo di quel tremendo oggetto da comodino.
Le ore della giornata si sono sollevate una dopo l'altra, a volte provocando qualche sconvolgimento.
Spolveravo il davanzale esterno della stanza di Elisa, con scopina e paletta, quando ho visto passare una signora vedova che ho da poco scoperto abitare nel condominio di fronte alla nostra abitazione. Ha lasciato Milano per seguire il figlio ma, a quanto pare, è sempre sola.
Così, dopo un momento di esitazione, approfittando di un inevitabile incrocio di sguardi (ero ben visibile affacciata a quella finestra) le ho detto: "Buongiorno". Come mai, a volte, le cose più semplici sono quelle che ci riescono più difficili? Questo almeno ai timidi come me, ma anche a quelli che decidono di vivere chiusi nel proprio individualismo.
Ho detto: "Buongiorno". Che bello sapere di poterlo fare e sentire che questo può cambiare la tua vita, la vita che è sostanzialmente fatta di relazioni. Quanti anni di formazione per prenderne finalmente coscienza!
E' stata lei, questa signora vedova, sola e male adattata a vivere la vita di una cittadina come la nostra, ad avvisarmi involontariamente del fatto che un nostro vicino di casa si trovava ricoverato in ospedale. Mi chiedeva, dalla strada, se avessi notizie e venendo a cooscenza del fatto che non sapevo nulla si è portata la mano alla bocca in un gesto di pentimento, come se avesse parlato a sproposito.
Rassicurata mi ha raccontato quel che aveva visto e così, tornando a casa poco prima del mezzogiorno, dopo l'acquisto del pesce, incontrando la mia vicina ho potuto chiedere, senza dire chi mi avesse messa sull'avviso.
Lei è stata contenta dell'interessamento, tanto che lasciandomi mi ha detto, nel nostro dialetto: "Grazie per avermi domandato".
Ecco, ci vuole poco, veramene poco per superare quelle barriere fatte di nulla che tengono lontane persone vicine. Si tessono in questo modo i legami, che allacciano le persone alle persone, scacciando le solitudini e creando quel vivere comune che, se prima era normale, adesso è tutto da ricostruire.
E' poi passata una mia amica, con i suoi tre figli, giusto mentre abbassavo la tapparella della stanza matrimoniale pronta ad uscire. Ci siamo avviate insieme verso il centro, verso il banco del pesce, mentre mi dava notizie purtroppo sconfortanti riguardo ad un'altra famiglia amica.
Davvero altalenanti le leghe percorse oggi, come se la tristezza legasse zavorre a trascinarci a fondo e la speranza lanciasse salvagenti per riportarci ancora a galla e superare tutte le negatività.
Davide mi ha aiutata, nel tardo pomeriggio, a pulire un po' il cortile, ammucchiando foglie e polvere con la scopa mentre io pulivo il davanzale esterno della sala. E' proprio un omino di casa e anche questa sera ha risciacquato tutti i piatti.
Elisa è rimasta buona a guardarci dal passeggino, mentre Lele terminava di giocare un po' al computer e Maurizio, rientrato presto, proseguiva il lavoro di manutenzione ai serramenti.
Vi lascio, con le parole di Giovanni Paolo II, quanto mai necessarie oggi: "Famiglia diventa ciò che sei. Famiglia credi ciò che sei".
Buona notte naviganti.
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la mamma
venerdì 20 agosto 2010
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