mercoledì 30 giugno 2010

Siamo all'ora di Cenerentola, quanto mai opportuna data la "cementificazione selvaggia" del bagnasciuga con castelli da favola di marito e figli.

A noi non manca nemmeno la principessa, un po' insabbiata di questi tempi, ma forse proprio per questo, ancora più splendida.

Nonostante sia impossibile impedire che un po' di sabbia le finisca in bocca, mi piace lasciare che le sue percezioni tattili vengano stimolate da questo elemento, asciutto o bagnato, del tutto nuovo per lei. Prende e lascia formine di diversi colori, picchiettandole a terra o contro una gambina e oggi le ho anche messo davanti un secchiello con dell'acqua e quanto le è piaciuto!

Davide, abbandonando il cantiere di famiglia, ha preferito rimanere con noi donne, a preparare torte al "cacao" e formare montagne, ma oggi lui ha ulteriormente vinto la sua diffidenza e il suo timore ed è tornato ad affrontare l'acqua bagnandosi fino al costume e giocando col papà a far giravolte.

Anche la principessa, sempre più loquace, ha fatto il bagnetto tuffando un po' piedi e coscette, mentre Lele, nuotatore ormai esperto (quanto sono lontani gli anni in cui rimaneva almeno a tre metri dal punto in cui l'acqua lambiva la spiaggia!) esplorava i fondali coi suoi nuovi occhialini arancioni.

Ci siamo divertiti...

Le vacanze però, sottraendo tutta (o quasi) la manovalanza casalinga, lasciano pure strascichi e strascichi di riflessioni.

Chissà come, dopo aver toccato alcune delle vette più belle nelle relazioni familiari, mi è venuto in mente che arriva sempre il momento del ritorno a casa. Non stavo pensando al reale momento della partenza, rifuggo come la peste il pensiero della reimmersione nel tran tran di tutti i giorni, ma alla conversione del cuore, a quel figliol prodigo che alberga dentro di noi e che nel momento in cui si volge indietro trova sempre l'abbraccio del Padre misericordioso.

E' sorprendente come si arrivino a vivere sulla propria pelle, magari dopo averle meditate per anni e in diversissime occasioni, le pagine del Vangelo.

Forse a me è capitato oggi, non perché mi sia sentita peccatrice, ma perché il cammino di conversione non è mai finito, e le emozioni che scaturiscono dal mio cuore mi rimandano a due ordini di riflessioni.

Per quanto belle fino allo stordimento mi sono accorta, come gli apostoli sul Tabor davanti all'immensità della trasfigurazione,  che non si può vivere sempre sulla cima della montagna. Prima o poi bisogna scendere e ripartire dalla normalità (noiosa, faticosa, ma quantomai preziosa nelle sue mille pieghe e sfaccetature) di tutti i giorni.

C'è sempre bisogno poi, di un percorso di purificazione fatto come sempre di presa di coscienza e decisione netta di un ritorno. Non possono essere le emozioni a trascinarmi via, come detriti in un fiume tumultuoso, impadronendosi di ciò che sono e prendendo il sopravvento sul mio io.

Mi sono sorprendentemente scoperta capace di modularle, proprio come gli orchestrali sapientemente sanno fare producendo non semplicemente suoni, o peggio stridii coi loro strumenti, ma musica, coinvolgente e liberante per chi la suona, ancor prima che per coloro che ascoltano.

Pensieri, e strascichi di pensieri, sono stormi d'uccelli, come rondini, che compiono le loro scorribande in cielo.

E' tardi, ma stranamente non ho sonno, forse la mente vagherà ancora un po', ma a voi il mio augurio di una buona notte.

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la mamma

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