giovedì 10 giugno 2010

Penultimo giorno di scuola. Domani alle 12.30 Lele sarà ufficialmente in vacanza. Già le maestre hanno iniziato, in settimana, ad assegnare meno compiti e ieri, il mio studente, ha avuto molto tempo libero a disposizione e, come prevedibile, è iniziata la noia.

Anche oggi, la noia, avrebbe potuto essere un problema. Poi però la nonna ha tirato fuori il suo coniglio dal cilindro. Con uno strategico messaggio allo zio, ha consentito che venisse passato a Lele un puzzle di proprietà di quest'ultimo (500 piccoli pezzi aventi per soggetto due delfini al tramonto) ed una moto gialla, più volte in altre occasioni chiesta e cercata per giocare, venisse "ereditata" da Davide.

Così io ho ricamato un po', mentre la mia bambola (oggi in bianco e blu) dormiva accanto a me nel passeggino, Lele componeva con destrezza e inaspettata pazienza la cornice del suo puzzle, e Davide, in un angolo del soggiorno, tra costruzioni sparse, s'addormentava sul pavimento.

Si compongono nella mia mente mille attimi di tenerezza. Stamattina, dopo colazione, Davide, che sembrava avesse intenzione di disegnare prima dell'asilo, è stato colto da un inspiegabile mal di pancia. Raggiunta al piano superiore, dove mi apprestavo a lavare e vestire Elisa, non mi sono limitata, come solitamente e ragionevolmente faccio, ad invitarlo ad andare in bagno. "Forse - ho pensato - è solo una richiesta d'attenzione", così, sostenendo la piccola con un braccio, ho abbracciato anche lui e fra un complimento e l'altro gli ho detto: "Ti voglio bene", una frase che sempre più spesso cerco di inserire nel dialogo con i miei figli. E' trascorso un attimo, una frazione di secondo e... "Mamma, è andato via il mal di pancia adesso!". Centro!

Nel pomeriggio, dopo pranzo, dopo la consegna della scatola del puzzle, dalla nonna, il grande mi viene incontro con le braccia spalancate e volentieri ho risposto all'abbraccio, dicendo anche a lui: "Ti voglio bene".

Ma poi perché, in cortile, col pallone, ancora una volta è esploso di rabbia nei confronti del fratello? una rabbia inspiegabile ed esagerata rispetto a ciò che realmente stava avvenendo. Digrignava i denti, stringeva i pugni, tirava calci all'aria e alle cose mentre in volto diventava paonazzo e con modi sgarbati cercava di allontanare il più piccolo da lui. Come sempre accade in questi frangenti, però, più il grande lo allontanava, più il piccolo lo cercava e lo seguiva in un aggrovigliarsi di sentimenti che solo il mio intervento a potuto almeno temporaneamente sedare.

Dopo cena, approfittando di un ritardo di Davide nel lavarsi e mettersi in pigiama, mentre Lele già stava con me in cucina, chiedendo il permesso di assaggiare il caffè e delucidazioni sull'uso della paglietta per le pentole, ho ripreso l'argomento. Ancora una volta ho cercato di farlo ragionare sulle emozioni provate e sulle modalità di espressione delle stesse, ottenendo "un'ammissione di colpevolezza". "Mi sono accorto di aver esagerato", mi ha detto, e, per come è fatto lui, è davvero un grande passo.

Crescerà, maturerà, lo so, e nel frattempo cercheremo di stargli accanto, di farlo sentire comunque amato e se potremo, come potremo, di indirizzarlo.

E dire, che un'attimo prima dell'esplosione, seguivo con la mente una poetica ispirazione e (è proprio il caso di dirlo visto ciò che sarebbe successo di lì a poco) sfidando la sorte, ho recuperato carta e penna per fissare quei versi, quei pensieri.

Ti guardo
e mi sembra che i tuoi occhi,
forse,
abbiano ancora da confidarmi qualcosa
della tua anima adulta.

Ti ricordo,
era il tempo del frutto acerbo,
quando in te teneramente
riconoscevo
l'azzurro infinito del cielo,
e lo sconfinato verde del prato.

Si componevano
e mitigavano
del sole
i bagliori troppo accesi.

Seduta a gambe incrociate,
come sull'orlo di un belvedere,
ora getto lo sguardo
nello sprofondo di un'anima
e arriva,
picchiando duro al centro del cuore,
forte l'emozione.

Contemplo l'uomo fatto,
capace di grandi scelte,
solido,
perché mi possa in lui librare in volo.

Sono come uccello
che spiega le ali
e si getta,
dalla cima di una qualsiasi cosa
e là,
nel vorticoso vorticare del precipizio
incontra
la corrente ascensionale
che potente
sostiene il suo volo.

Ho dovuto però terminarli mentalmente strada facendo, e fugacemente, segnarli sul foglio.

Ora come sempre è tardi, meglio rimandare a domani riflessioni, commenti, resoconti.

La notte sia buona per riposare, ritemprarsi e ai primi raggi mattutini raddrizzare la prua, programmare nuove partenze, nuovi viaggi dell'anima.

Buon riposo

---
la mamma

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