sabato 11 settembre 2010

Mio marito mi ha appena ricordato il pane nuovo, quello che abbiamo sfornato ieri in tarda serata. Quasi non mi ricordavo più che, nel ripercorrere la giornata, avrei voluto parlare anche di questo.

Il fatto è che abbiamo fianlmente raggiunto un livello superiore. Acquistare una pirofila antiaderente relativamente stretta, coi bordi alti, è stata probabilmente la mossa vincente. Se non altro in questo modo l'impasto ha avuto modo, lievitando, di arrampicarsi e acquistare in spessore, anziché semplicemente espandersi sulla telia che usiamo per la pizza.

Il sapore era migliore, ma quel che più ci ha soddisfatti e stupiti è stata la sofficità. Quando l'ho sollevato per affettarlo il coltello è affondato nella forma senza che dovessi assolutamente forzare la mano. Una meraviglia! e... soprattutto, una bontà!

Mancava poco a mezzogiorno quando ho condiviso questo piacere con Emanuele, e anche lui ha notato la differenza. Non so come, ma sono convinta che le cose siano veramente buone solo quando passano il giudizio dei bambini. Sono loro i più critici, quelli che non sempre accettano facilmente ciò che proponi (o propini) loro.

Ero talmente entusiasta che ho detto a mio figlio che non vedevo l'ora rincasasse anche il papà, perché anche lui potesse al più presto gustarlo ed essere, con noi, contento del risultato e lo è stato.

Quando è arrivato Elisa già dormiva da cira un'ora. Come ieri era molto, molto stanca. Durante la mattinata, purtroppo, nonostante la decisione di andare a piedi fino alla cartoleria per la spesa della scuola e ritorno, non è riuscita a fare un salutare pisolino. Una mezz'ora sarebbe stata più che sufficiente, e invece niente.

Al ritorno, erano le 11, ho tentato di stendere la biancheria lasciandola sul passeggino e portandola in bagno con me, ma si è arrabbiata, perché stufa di rimanere legata. Allora l'ho lasciata sul tappeto e ci sarebbe anche rimasta volentieri, ma non voleva saperne di star da sola. Emanuele era lì che leggeva, ma la stanchezza le faceva desiderare che io stessi con lei.

La biancheria però andava stesa, così l'ho rimessa sul passeggino e ho offerto anche a lei un pezzetto di pane. Per un po' ha funzionato ed io son riuscita a stendere. Poi l'ho dovuta mettere nel seggiolone per la pappa e ci son riuscita con un altro pezzetto di pane. Ha mangiato a stento e alle 12.30, nonostante fosse presto e nonostante bollisse l'acqua per la nostra pasta, le ho cambiato il pannolino e l'ho messa a nanna.

Nel pomeriggio, con Lele abbiamo terminato di sistemare il materiale scolastico e ora tutto è pronto. Lui avrebbe preferito fare qualche lavoretto col papà o con me. Il papà però è rimasto con Elisa, che si è svegliata alle 14.30 e io, purtroppo, ero nelle stesse condizioni di ieri. Non ho stirato per esempio.

Mi è spiaciuto non concedermi a lui, però so, come spero lui sappia, che non è così sempre. Non era ispirato per giocare coi lego e il livello della noia, come alcune volte la marea, stava velocemente salendo. Girava "sciabattando" per casa in cerca di un posto "dove fare l'uovo".

Poi è tornato Davide, abbracci, racconti, merende e un po' di tv e infine, spesa col papà. Elisa ed io nel contempo siamo uscite. Come ogni venerdì ho scopato il marciapiede davanti a casa e poi mi sono messa a pulire la nostra aiuola. Ho potato i rami più lunghi di alcune piante, come la rosa canina, e poi ho raccolto col rastrello le foglie secche e strappato le erbacce.

Che bello! Ho fatto un lavoro un po' diverso da quelli che solitamente mi occupano, e ho cercato di mettere attenzione e cura e alla fine sono rimasta soddisfatta. Elisa è rimasta buona buona ed è anche riuscita a riappisolarsi un po'.

Io, è vero, ho fatto un po' di fatica rimanendo a lungo accovacciata sulle ginocchia e cercando, a tratti, di evitare le spine, ma in cambio ho ottenuto di godermi i tiepidi raggi del sole.

Quando è tornato dal centro commerciale Maurizio ha pensato alla cena, e poi mi ha aiutata a tagliare i rami lunghi che avevo potato, in modo da poterli smaltire più agevolmente e i maschietti han giocato un po' facendomi compagnia con le loro voci allegre.

Due pensieri hanno sostato oggi nella mia mente, accompagnandomi alternativamente. Proprio questa mattina, in una lettera di San Paolo ai Corinti, ho ritrovato uno dei concetti ai quali mi è capitato di pensare tra ieri e ieri l'altro. Farsi tutto a tutti.

L'ho sempre pensato rivolto a coloro che si consacrano al sacerdozio, piuttosto che a una vita verginale. Chi si sposa si dona tutto esclusivamente ad un'unica altra persona, anima e corpo. Vivendo però ho scoperto che è così e allo stesso tempo, così non è. I miei tre figli sempre più spesso mi inducono a provare la sensazione di non bastare a me stessa, a desiderare di potemi sdoppiare, per non dire triplicare.

Poi però ho ripensato a questo passo... prima ancora che questa mattina potessi rileggerlo. Mi sono resa conto che sbagliavo. La via non è dividersi, ma darsi tutta a ciascuno di loro, e se Gesù insegna che per chi ama questo è perseguibile, allora anch'io dovrò imparare a farlo.

Un altro pensiero poi mi "tormenta", ma è un tormento che mi istruisce. Nella vita, per ragioni diverse, non riesco a trovare sufficiente spazio per fare ciò che amo. Ho scoperto però che forse è più saggio imparare ad amare ciò che si fa e ciò che si ha. Si scopre una bellezza del tutto diversa. Più nascosta, più assurda forse per tanti. Una bellezza e una gioia che non sono scontate, ma vanno cercate e perseguite, e richiedono fiducia. Fiducia nel fatto che ciò che abbiamo è dono di Dio, così come le opportunità che ci vengono offerte.

Va bene. Per un desiderio che non sono riuscita a realizzare, si sono aperte mille altre possibilità, mille altre prospettive, vere, concrete, possibili e condivise. Il tutto nella normalità di sempre, nel tran tran che può sembrare banale, ma che è lo spazio nel quale mi gioco la mia capacità d'amare, nel quale ciascuno di noi si gioca la propria santità.

Mi rendo conto che potrei continuare per ore su questa falsa riga e forse... è opportuno interrompere.

Domani è sabato. L'inizio di un fine settimana che fungerà da preludio ad un'importantissima settimana. Nostro anniversario, inizio scuola, ritorno amici carissimi, ritorno nonna dal suo viaggio in Polonia.

Che dite, naviganti? meglio un po' di riposo.

Buona notte

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la mamma

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