sabato 15 gennaio 2011

Finalmente la sento, l'esaltazione di cui parlavo concludendo la pagina d'apertura di questo giornale di bordo.

I pensieri sono arrivati come mareggiate a lambire la riva della mia mente, si ritiravano e inesorabilmente venivano sommersi da altre mareggiate.

Ho dovuto concedermi di scrivere, poc'anzi, una mail a un'amica cara che sento purtroppo di rado, ma con la quale lo scambio e il confronto continua a essere profondo, per recuperarli, o meglio, ripescarli uno alla volta dai fondali dove s'erano inabissati.

Stavo stendendo la biancheria in compagnia della piccola, che come sempre svuotava e riempiva la scatola delle mollette e confondeva la biancheria pulita e pronta da stirare con quella ancora da lavare, divertendomi e al contempo preoccupandomi, quando, quasi ignorandola per il suo silenzio, mi concentravo su un'idea.

Non sempre è vero, mi dicevo, che una donna diventa madre nel momento in cui scopre di avere in grembo un figlio, mentre un uomo diventa padre quando il bimbo nasce. Sono un po' luoghi comuni, da sfatare, validi per alcuni, ma non per tutti.

Madre, io, lo sono diventata e continuo a diventarlo, e questa trasmutazione è un processo lento, che richiede una conversione del cuore continua ed è un processo senza fine.

Stamattina, prima che uscisse per andare a prendere il pullmino, ho detto a Lele che il papà ed io eravamo contenti del fatto che non aveva chiesto alcun contraccambio a fronte della concessione fatta a Davide, che aveva tenuto un comportamento maturo ed è stata l'occasione per avviare un dialogo, poi ripreso in serata col papà.

In modi diversi ciascuno di noi ha tentato di raccontare a Emanuele, che diventa grande, e nel quale riscontro una buona capacità di valutazione, il proprio passato scolastico. Le difficoltà incontrate, le piccole sofferenze o le umiliazioni subite. Giorni fa gli abbiamo parlato di come è successo che frequentiamo una parrocchia diversa rispetto a quella dov'è collocata la scuola che frequenta.

Le decisioni, per Emanuele, Davide ed Elisa, le prendiamo ancora noi, che siamo i genitori, e ce ne assumiamo le responsabilità, ma con Emanuele crediamo sia ormai possibile intraprendere la strada del dialogo, aprire a lui il nostro cuore. Un dialogo che se costruito bene tornerà utile negli anni dell'adolescenza che sono in vista e diventerà confronto vero e proprio in quelli della giovinezza.

Quando tornerà a scuola il bruciore della diversità lo sentirà ancora, come da piccoli l'abbiamo sentito noi, ma sarà tutto avvolto e confortato, speriamo, dal calore e dalla comprensione del nostro affetto. E' un fatica del crescere buona, che non possiamo e non vogliamo togliere, perché indirizza e rafforza.

Sento un'armonia migliore nella nostra famiglia, perché sto imparando un linguaggio nuovo per relazionarmi ad ogni membro della stessa e il mio navigatore è il Vangelo. Tornando alla conversione, non sempre, riflettevo, sono giusti e adeguati i cambiamenti radicali, quelli che rompono con ciò che è stato fino a quel momento, nel corso di una notte. Ciò che man mano diventiamo è frutto di tanti micro cambiamenti, di tante impercettibili conversioni che conducono, miracolosamente, dall'aridità, che io ho sperimentato, alla capacità d'amare.

Anche le madri biologiche come me diventano realmente tali quando accolgono il proprio figlio non solo tra le proprie mura domestiche, non rifiutandolo, ma quando hanno finalmente creato dentro di sé lo spazio per accoglierlo nel proprio cuore, e dal proprio cuore lo rimettono al mondo, libero e amato.

Ecco, io vivo finalmente l'esaltazione della maternità.

Elisa riesce ad interagire sempre meglio con noi. Oggi, a pranzo, ha saputo comunicarmi, allungandosi verso il bicchiere e mostrando di voler interrompere la somministrazione di cibo, che aveva sete e ogni volta che succede, che mi accorgo di un progresso provo una gioia incredibile... eppure... è la terza volta che passo di qui!

Ci sono cose che altre famiglie o persone hanno e a noi mancano, e ci sono cose che le altre famiglie potrebbero avere, magari in abbondanza, ma noi abbiamo sicuramente.

Noi ci amiamo e questo ci rende pronti ad un'accoglienza e ad un'apertura reciproca e verso l'esterno più vera e profonda.

Chissà, forse non suonavano proprio così i miei pensieri e forse ce n'erano degli altri. Il filo s'è spezzato con l'ingresso di mia suocera, venuta per permettermi di riprendere Davide dall'asilo e l'ho riannodato solo ora.

So che pian piano, nel momento in cui mi rilasserò, dai luoghi dove galleggiano ritorneranno e, se non vi siete annoiati, racconterò ancora di questo viaggio nel profondo.

Buona notte naviganti, e buona navigazione.

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la mamma

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