martedì 2 novembre 2010

Fine settimana lungo, per via della festa di Ognissanti caduta quest'anno di lunedì, ma fortemente segnata da un'acqua torrenziale. Anche lo scorso anno pioveva di questi tempi. Guardavo il grigiore dal vetro della finestra della camera d'ospedale dove stavo per la nascita di Elisa e pochi giorni dopo l'avrei portata a casa proprio sotto un violento acquazzone.

Nonostante questo il vascello non ha potuto fare a meno di navigare nel sempre variegato mondo delle relazioni.

Siamo stati alla Messa sia ieri che oggi e, forse proprio per il cielo plumbeo e quella particolare luce da cattivo tempo, la celebrazione ha assunto una certa intimità, come stessimo tutti dentro la stessa casa.

Succedeva anche quando andavo a scuola, come se in classe, tra alunni e professori, si instaurasse un tacito accordo: "Stiamo insieme perché fuori piove".

Le due successive omelie del nostro parroco c'hanno dato di che riflettere. Ieri il brano di Zaccheo, oggi, appunto, la santità condivisa dei Figli di Dio legati dallo stesso Battesimo.

A sprazzi mi tornano in mente brandelli di quelle omelie, ed è come se lo spirito si sfamasse.

Siamo stati da amici nel pomeriggio, e alla piacevolezza della compagnia, come sempre, si è aggiunta l'occasione di un confronto sull'essere genitori. Penso alle coppie che conosco e non ce n'è una, Maurizio e me compresi, che non si interroghi ogni giorno sui propri figli, su quello che scatenano in noi, e su come aiutarli a crescere.

Ci sono loro e le relazioni tra di loro, le relazioni tra loro e noi e quelle con il mondo fuori dalle mura di casa e così, di confronto in confronto, saltano all'occhio i propri punti di forza e i punti deboli, si ridimensionano le situazioni oppure ci si sveglia quando si scopre di essere addormentati.

Si parlava, per esempio, di osservare i bambini per accorgersi dei segnali che inviano agli adulti e poter prontamente intervenire ed è una delle mie "paure". Non solo di non accorgermi di disagi e malesseri, ma di non saper interpretare, dare il giusto significato ai segnali e poi rimane ancora l'altro grande dubbio: come intervenire.

Certo Dio non chiede l'esibizione di una laurea in psico-pedagogia quando dona a uomini e donne di diventare papà e mamme però... però... quanta attenzione ci vuole!

Parla, parla, pensa e ripensa mi son ricordata di una sensazione che spesso ho avuto rapportandomi al mio primogenito. Una sensazione strana che mi induceva a percepirmi come se lui fosse il padre ed io la bambina e c'è una foto che lo testimonia. Una foto scattata nel nostro cortile in cui io lo tengo in braccio quando aveva all'incirca un mese. In quella foto, semplicemente, sembro più bambina io di lui.

Cosa sia per una carattere docile e remissivo come il mio avere il ruolo di educatrice nei confronti di chi ha un carattere per nulla arrendevole come il suo lo so solo io. Difficilmente però chi mi sente raccontare di questo Emanuele che io ho conosciuto mi crede.

Io amo mio figlio, ma quante volte mi sono sentita brutta, cattiva, inadeguata a fare la madre? Quante volte ho dovuto, anando contro me stessa, tenergli testa e non arrendermi, perché sapesse che in qualsiasi momento non era in balia delle proprie emozioni e del mondo. C'ero io e nonostante la mia debolezza potevo reggerlo, contenerlo, guidarlo, proteggerlo, sollevarlo dal dover decidere (soprattutto in tenerissima età). A questo, e solo a questo doveva servire dimostrargli, anche purtroppo con la durezza, che io sapevo essere più forte di lui.

Era un continuo essere messa alla prova, perché Lele non mi ha mai risparmiato niente. Adesso il cammino continua ad essere impervio, so che con forza devo continuare a costruire argini che contengano e diano una direzione al suo lato impetuoso, ma comincio anche a vedere i primi frutti di questo percorso. Una riflessività e un'agire su di sé che prima non c'erano per esempio. Devo però ogni volta fare i conti con la mia debolezza, con la mia stanchezza, con la voglia di essere quella me stessa che Davide mi ha concesso di essere.

C'è la consapevolezza che attraverso di loro Dio sta operando in me, costruendomi come lui mi vuole.

Oggi siamo rimasti l'intero pomeriggio in casa, lui però non c'era. Ha passato la scorsa notte dalla nonna, fino a che, dopo merenda, è stato riaccompagnato a casa.

E' stato riposante non dover gestire le litigate e chissà, forse un po' di tenerezza e vicinanza, dopo che si sono resi necessari momenti di serietà stringenti, possono far più di molte prediche.

Mi son seduta vicino a lui dopo aver finito di lavare i piatti, approfittando del fatto che Davide, intento a guardare un cartone, non se ne sarebbe accorto. Ha ricambiato appoggiando la testa su di me, in cerca di coccole che con piacevolezza gli ho offerto.

Non ci resta che continuare con fiducia a navigare per mari a volte ignoti, come ignoti sono i luoghi d'approdo, ma la fede illumina tutto e soprattutto, dà speranza.

Buona notte naviganti.

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la mamma

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