domenica 28 novembre 2010

Riprendo il mio racconto dopo una breve interruzione. Grazie a Dio niente più neve da venerdì. Già nel pomeriggio le condizioni sono migliorate e quando verso mezzogiorno la pioggia si è sostituita ai candidi fiocchi, ha sciolto tutto ciò che avrebbe potuto rappresentare un discreto ostacolo sulla rotta.

Al tramonto, quando già l'oscurità della sera si preparava ad ammantare ogni cosa, anche un pallido raggio di sole si è fatto strada tra le nuvole ed è giunto a salutare il giorno.

Tutto faceva presagire per il meglio. Nella mattinata di sabato, dopo una breve indecisione presto sciolta, proprio come la neve di cui non è rimasta traccia se non su qualche tetto d'auto, sono stata io ad accompagnare Lele in chiesa. Ai vespri avrebbe avuto inizio il tempo liturgico dell'Avvento, e in parrocchia hanno previsto le confessioni per i ragazzi.

Varcando le porte della chiesa l'abbiamo trovata deserta. Davanti all'altare due poltrone coperte di drappi bianchi annunciavano l'imminenza della celebrazione di un matrimonio. Lì per lì m'è sorto un dubbio: "E se avessimo sbagliato giorno o luogo?". Attraversando la navata e poi l'altare siamo stati in sagrestia dove il parroco ci ha presto rassicurati.

Ci siamo seduti su una panca e abbiamo iniziato ciascuno il proprio esame di coscienza. Non essendoci nessuno, quando Lele ha terminato di confessarsi ne ho approfittato anch'io. Siamo rientrati a casa entro un'ora dalla nostra uscita, così, recuperato il resto della famiglia, ci siamo diretti in centro affrontando il freddo.

Avevo in mente di cominciare ad acquistare qualche dono natalizio e, sebbene non sia riuscita ad esaurire la lista, sono riuscita nel mio intento.

Quando abbiamo fatto ritorno a casa, con degli gnocchi acquistati dal formaggiaio nella borsa della spesa, le campane della Basilica suonavano i loro dodici rintocchi. La mattina se n'era andata.

Terminato il pranzo, messa a nanna la piccola, Maurizio in compagnia di Davide è stato al centro commerciale per la spesa della settimana (per quel poco che ci manca, dato le nostre provvidenziali scorte). Lele si è messo al tavolo per i compiti ed io ho finito la cucina e poi steso la biancheria.

Alle 16, come d'abitudine il sabato, Lele e Davide sono stati dalla nonna per la merenda, mentre io ho fatto far merenda alla piccola e poi ho preparato una torta fredda (buonissima!) con la ricotta e le pere e con l'avvertenza (per i golosi di famiglia): "E' per domani dopo pranzo!".

Non c'è stato tempo per stirare quei pochi panni che s'erano asciugati, né ieri, né oggi e, per di più, oggi non ho nemmeno pulito il bagno. Maurizio ed io siamo stati all'Opera, a vedere "La Traviata" di Verdi. Anche se siamo alla fine di novembre, questo era il nostro regalo per l'undicesimo anniversario di matrimonio. Il teatro scelto era piccolo ma, in quanto ad arredi, nulla da invidiare ai maggiori teatri d'Italia.

La nostra comune passione per l'opera è ancora piuttosto recente, ragion per cui non siamo in grado di fare confronti. Eravamo in seconda fila, un po' laterali rispetto al palco. Non avevamo la visuale completa e le parti di libretto via, via cantate venivano proiettate al di sopra del sipario. Un po' scomodo leggerle dalla platea, ma, tolti questi dettagli, è stata una bella emozione.

Soprano e tenore avevano entrambi una bellissima voce morbida e nelle parti salienti hanno saputo trasmettere un'emozione fortissima. Cosa diceva Giulia Roberts in "Pretty woman"? Non ricordo le parole esatte, nonostante io abbia visto diverse volte il film in questione (e sarei pronta a rivederlo altre mille volte!), ma era qualcosa tipo: "Mi si sono attorcigliate le budella".

Comunque, anche l'opera classica, come le opere letterarie, hanno il grande merito, a parer mio, di aiutare a conoscere i diversi tipi umani, a leggerne i sentimenti e sono sempre una stimolante occasione di confronto.

Già una volta con Maurizio siamo stati all'opera, nientemeno che agli Arcimboldi, a vedere "Otello", ma allora, come ci dicevamo oggi, non avevamo la coscienza che abbiamo ora. "Si cresce" dicevo io a lui. "Per fortuna!", rispondeva lui a me.

Al ritorno abbiamo trovato i nostri bambini contenti del pomeriggio con la nonna ma, esattamente come quando li abbiamo lasciati, molto, molto raffreddati. Ieri sera ho mancato l'appuntamento col giornale di bordo proprio perché Lele ha avuto un attacco acuto di otite. Pensavo di dovergli dare l'antibiotico, che oggi siamo corsi a prendere in farmacia e invece, dopo la somministrazione di paracetamolo, il dolore non si è più ripresentato. Lo teniamo comunque sotto controllo, l'otite, uno dei malanni dei quali siamo diventati esperti, è davvero infida!

Ieri proprio non riusciva ad addormentarsi e più sentiva il dolore battere, più perdeva il controllo di sè, agitandosi e peggiorando la situazione, ma quando né hai tre contemporaneamente da tenere sotto controllo, anche con il valido aiuto di un papà, non è semplice. A qualcuno tocca sempre aspettare.

Quando finalmente Davide ed Elisa hanno preso sonno, mi son potuta dedicare esclusivamente a lui. Diverse volte ha soffiato il naso, l'ho coccolato accarezzandogli i fianchi e le gambe mentre se ne stava sotto il piumone e alla fine, per distrarlo dal male, mi son seduta accanto al suo letto e gli ho letto le prime pagine de': "Il piccolo Lord".

In questi giorni, in cui nessuno dei miei bambini è propriamente in forma, ho proprio avuto la conferma che la malattia è una straordinaria occasione di vicinanza e perfino di recupero.

Stasera ancora un aerosol per uno, ad Elisa anche impacco di camomilla sugli occhi per un po' di congiuntivite e vapori balsamici in cameretta per aiutarla a respirare.

Speriamo domani vada meglio. E' il compleanno della nonna e saremo da lei per cena per una pizza con tutti gli zii e la cuginetta. Pensiero davvero piacevole questo, che mi aiuterà ad affrontare meglio la giornata.

Buona notte e buona settimana a tutti naviganti.

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la mamma

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