sabato 27 novembre 2010

Ops! la neve! nemmeno siamo giunti al termine di novembre che già i tetti si sono imbiancati. Avrei dovuto essere preoccupata. E' pur sempre venerdì oggi, un normalissimo venerdì lavorativo, ma stranamente la cosa mi ha messa di buon umore.

Alzando lo sguardo, mentre rincasavo dopo aver portato Davide di corsa all'asilo per evitare di trovare il portone chiuso, guardavo i fiocchi cadere copiosamente dal cielo sullo sfondo dei palazzi del centro e, nonostante mi sforzassi di recuperare la parte razionale e consapevolmente preoccupata di me, ciò che riuscivo a sentire era solo la magia del momento.

Più tardi, attraversando la sala forse con Elisa in braccio, guardavo sul pavimento il tappeto - puzzle e i giochi sparsi e mi chiedevo, sebbene sapessi esattamente che si trovavano a scuola, dove fossero finiti i miei figli. Stare tra le loro cose in loro assenza mi aiuta a ritrovare il gusto del nostro stare insieme e mi sorprendo di sentire la loro mancanza e desiderarne il ritorno.

Prima che uscisse per avviarsi alla fermata del pulmino, Lele ed io abbiamo avuto uno dei nostri confronti mattutini. Questa volta circa la necessità di dare sempre il meglio di sé, perché ciò che diventiamo, le capacità che man mano acquisiamo, possiamo poi metterle a disposizione degli altri. C'è sempre un riferimento alla fede nelle nostre discussioni più profonde. In questo modo Cristo diventa Colui attorno al quale ruota ogni nostra scelta, ogni nostro atto.

Stasera, per esempio, ci siamo messi attorno al tavolo col papà per cercare di completare la scheda proposta alle famiglie dei bambini che riceveranno la Prima Comunione. Ho letto purtroppo solo al termine l'altro foglio, sul quale venivano spiegati gli obiettivi dell'attività, e mi sarei morsicata le dita, perché avrei potuto avviare la riflessione in maniera differente.

Riguardava il fatto che fare la Comunione, mangiare l'Eucarestia, significa essere di fatto in comunione con Cristo, mettersi sulla sua stessa lunghezza d'onda, agire come agirebbe Lui, giudicare come giudicherebbe Lui.

Lo scopo era educare i bambini all'attenzione ai bisogni altrui e muoverli alla carità. Provvidenza ha voluto però che proprio ieri dalla nonna abbiami visionato un dvd circa la storia e le attività di una missione in Etiopia delle suore.

Personalmente mi ha molto colpita constatare il bene che ne è nato, e al tempo stesso la sofferenza a cui sono costrette le popolazioni etiopi. Nei prossimi mesi, si diceva per esempio, potrebbe tornare la siccità, che porterà a carestia, fame e morte anche infantile.

Ho cercato di spiegare a Emanuele che vivere sobiramente è il primo passo che, mano sulla coscienza, ciascuno di noi può fare per ristabilire un giusto equilibrio nel mondo ma, lì per lì, ero spaventata dai suoi commenti. Che quei bambini avessero il minimo e a volte anche meno non importava, perché comunqe avevano qualcosa. Esteriormente non traspariva un desiderio di rinuncia di qualcosa, di volontà di venire incontro a chi sta soffrendo... ma è una maschera o è la vera anima di mio figlio?

Quello che possiamo fare è innanzitutto dare l'esempio di come non si possano scaricare le responsabilità, di come per primi decidiamo invece di assumerci quelle resonsabilità, modificanto un po' alla volta i nostri comportamenti.

Avrei ancora molto da riferire, ma il sonno mi sta prendendo. Meglio rimandare a un tempo migliore.

Buona notte naviganti.

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la mamma

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