Come l'alta marea inghiotte la spiaggia fino a farla scomparire, così certe giornate montano e schiumano fino a sommergere anche quel tempo che volentieri si sarebbe dedicato alle attività più piacevoli, quel rimasuglio di tempo in fondo al giorno.
Così ci si ritrova alle 22.30 a dover stendere la biancheria passando per un ulteriore giro di centrifuga e quando hai finito ti accorgi che è arrivato il momento di andarsene a dormire.
Niente quarto d'ora di lettura e... haimé, niente post! Ero pure un po' adirata ieri sera... i bimbi, tutti e tre con me per diverse ore, mi avevano messa a dura prova.
Tutto bene fino a poco prima dell'ora di merenda. Davide, l'unico ancora in vacanza, mi aveva persino aiutata a fare i letti, e poi a lavare i piatti. Da lì in poi però è stato un precipizio, o meglio, una voragine aperta nel bel mezzo dell'Oceano.
Lele, impegnato a fare i compiti, cominciava a cedere e quando gli ho concesso un po' di pausa, facendo comunella con il fratello, ha iniziato ad esagerare. Più e più volte ho dovuto riprenderli, e alla ripresa, studiare è diventato più complicato. Per farla breve, è finita con l'ennesima litigata fra primo e secondogenito in bagno per lavarsi i denti, a letto senza cartone serale con corona di pianto nervoso.
Anche questa sera ritrovandomi di nuovo coi nervi a fior di pelle per un semplice ripasso, affrontato con un po' di superficialià, Maurizio ed io abbiamo dovuto riaffrontare con il primogenito alcune questioni.
Alla fine di tutto mi sento sempre spossata e con l'eterna domanda che sale dal cuore: "Perché dovrà essere per forza così?"... domanda che non ha ancora trovato risposta.
Al di fuori di questi episodi, che rendono rugosa la superficie del mare, mi sembra di essere riuscita finalmente a tirar la testa fuori dall'acqua. C'è meno affanno e mi sembra che la situazione casa, faccende, stiro, dopo tanto annaspare, non sia più così drammatica.
Ieri, per cena, ho preparato un buon passato di verdure e oggi polpette di tacchino, patate e broccoli. E' quasi come essere fuori dall'emergenza e forse riuscirò a tenere le levatacce come jolly per i momenti di "disperazione".
Se non avessi fede, e non sapessi esattemente a chi attribuirle, non saprei spiegarmi come riesco nonostante tutto a recuperare velocemente la serenità, e ad avere nel cuore riserve insospettate di amore e tenerezza.
Si ricomincia... si ricomincia... e la preghiera è sempre un buon modo, il migliore per me, per ripartire.
Ieri mi è ronzato in testa tutto il giorno il richiamo di San Paolo che ammoniva o esortava ricordando che Cristo ci ha amati ed è morto per noi quando ancora eravamo peccatori. Come aver dato tutto (e il tutto in Dio è la sua stessa divinità) per qualcosa di ben poco conto.
Ma anche questa mattina ho trovato pane per il mio spirito. Sempre Paolo agli Efesini scriveva: " È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo il suo disegno d'amore".
Dio suscita in noi il volere? Questo significa che le nostre intenzioni non sono come ganci appesi al niente in mezzo al cielo. Quando noi "vogliamo" c'è Dio che sta parlando al nostro cuore e ci spinge ad agire. Quant'è importante non sottovalutare nulla!
Buona notte naviganti. Splenda presto un sole nuovo sui vostri giorni.
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la mamma
mercoledì 3 novembre 2010
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