giovedì 17 marzo 2011

Due bambini su tre sono ammalati. Ieri, nonostante l'acqua che batteva impietosa su tutti i ponti del vascello, avrebbe dovuto essere una giornata di normale tranquillità, e invece...

E' stato un incubo!

Rimane vero che la malattia di un figlio è un'occasione di straordinaria vicinanza. Nelle mie intenzioni avrebbe dovuto essere tutto tempo dedicato ai bambini, ma due insieme collosi e piagnucolosi, e una pigna di panni da stirare, più un carico in lavatrice da stendere che dalla lavanderia gridano vendetta non sono il miglior contributo per un clima sereno e disteso.

La mattinata in effetti appariva come un lungo canale con sbocco su un mare pressoché agitato, ma comunque navigabile. Davide ed Elisa ci hanno dato la sveglia quasi contemporaneamente alle 5.45, il primo lamentando male a un orecchio, placato velocemente con paracetamolo in attesa di un orario più consono per valutare con maggior calma la situazione, e la seconda con le narici otturate dal muco.

Bene o male siamo riusciti a riaddormentarci e quando la sveglia è suonata la piccola, di nuovo sveglia, è scesa in cucina con noi.

Davide invece ha continuato a dormire fino alle 8 e il mal d'orecchie si era trasformato in un mal di gola che gli ha impedito di terminare il latte.

Sono riuscita ad avviare il processo di produzione del pane, lavare le tazze, prima ancora a pregare. Poi siamo saliti, ho lavato la piccola, chiesto a Davide di togliersi il pigiama e indossare la tuta e mentre quest'ultimo giocava con le costruzioni chiuso in bagno, al riparo dalla "furia distruttrice" della sorella, ho rifatto i letti.

Alle 10 eravamo di nuovo al piano di sotto e ho concesso la mia compagnia a mio figlio, da lui stesso richiesta, mentre si godeva un cartone. In realtà, seduta sul divano con la piccola che dava segni di stanchezza, mi sono appisolata giusto un quarto d'ora.

La situazione ha cominciato ad infuocarsi all'ora di pranzo, quando il nervosismo di entrambe ha cominciato a raggiungere la soglia di guardia, tanto da spingermi a chiedere soccorso. Nel pomeriggio infatti è venuta la nonna, che mi ha aiutata a stirare e, soprattutto, mi ha tenuto compagnia fino ad una mezz'ora prima che rientrasse Maurizio.

Nel frattempo io tentavo di gestire i bambini. Davide si è sistemato sul tavolo di cucina e mia chiesto di giocare coi contadini, ma non c'è stato verso di far dormire Elisa. Quel quarto d'ora di sonno del mattino, e il naso chiuso l'hanno irrimediabilmente disturbata.

A merenda entrambi avevano la febbre ed erano più collosi e piagnucolosi che mai. L'una chiedeva di rimanere in braccio, in piedi e l'altro, mentre intonava il suo mantra del momento, fatto di un'infinità di "Mamma, mamma, mamma...", voleva stare seduto sulle mie gambe.

Un po' prima delle 17 è arrivato anche Lele, che dopo un saluto nel quale ho cercato di mettere tutto l'affetto che potevo in quel momento, è stato "abbandonato" alla sua merenda e ai cartoni.

Quando anche Maurizio è rientrato eravamo tutti e tre sul divano. Davide si era lasciato convincere a sdraiarsi ed Elisa, che nonostante i continui sbadigli non accennava ad addormentarsi, sedeva sulle mie gambe. Per placare gli spiriti guardavamo i cartoni dello Zecchino ascoltando le relative canzoni.

Anche la nottata non è stata delle migliori ma, rema, rema, siamo arrivati a questa mattina e tutto, complice la presenza di Maurizio a causa dei festeggiamenti dell'unità d'Italia, è andato meglio.

Nonostante lo sconforto e la stanchezza fisica ed emotiva del giorno passato, continuo a navigare nel mare delle riflessioni spinta verso terre sempre più lontante, nella speranza che l'orizzonte si apra e mi conceda di intravederne le linee.

Tutto quel che posso, vivo, sento, prego, intravedo, intuisco, lo comunico a chi con me condivide il viaggio sul ponte di comando, mio marito.

Ieri sera siamo rimasti tutti e cinque in sala a guardare un film in cartone come da tempo non succedeva. Non stavamo facendo niente, semplicemente stavamo insieme, ma sentivo, come ogni volta che il rumore si placa e la calma prende il sopravvento, che era bello stare lì, che la famiglia è una sorprendente ricchezza di affetti e risorse e che il volto della nostra famiglia, pian, piano, si trasforma.

Naviganti, amate Dio, perché questa è l'esperienza delle esperienze!

Buona notte

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la mamma

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