martedì 9 agosto 2011

Sono ormai passati cinque giorni da quando Emanuele è partito da casa. Era ancora buio quando è salito in macchina per raggiungere, accompagnato dal papà, la stazione di Brescia dalla quale alle 7 sarebbe partito il suo treno.

E' partito con un borsone e uno zainetto carichi di tutte le sue e forse anche le nostre emozioni, impaziente di arrivare alla meta.

Sono occasioni in cui i sentimenti manifestano tutta la loro dirompenza. L'abbiamo lasciato partire contenti di quest'occasione piovuta dal cielo direttamente nelle sue mani, senza legarlo eccessivamente e senza false ansie, ma accorgendoci di quanto bene gli vogliamo.

Nel contempo però ci siamo ritrovati a gestire le crisi violente di nostalgia di Davide che avrebbe voluto telefonare al fratello ogni momento e diceva frasi tipo: "Quando un bambino di questa famiglia manca da casa bisogna telefonargli tutti i giorni!!!!".

Così si litigava il telefono con la sorella, che voleva giocare a chiamare la nonna e io in mezzo a resistere e tentare di impedire il peggio.

Anche questa cosa però sembra pian, piano rientrare. I miei figli hanno purtroppo a che fare con una mamma che non toglie loro gli ostacoli davanti. Pur rimanendo loro accanto, lascio che scovino le loro risorse per passare oltre, ma confesso che, i dubbi, dopo pianti dirotti e manifestazioni di sofferenza acuta, i dubbi arrivano.

Comunque... oggi Davide ha avuto occasione di essere ospitato da un compagno. Ha pranzato con la sua famiglia e si è trattenuto tutto il pomeriggio a giocare, ma al ritorno.... Al ritorno niente bambino felice col sorriso sulle labbra pronto a raccontare ai genitori tutto il vissuto con toni entusiastici. Abbiamo ritrovato un bambino piagnucoloso, che già chiedeva di poter passare più tempo con l'amico, e non a casa nostra perché lui non ha abbastanza giochi e bla, bla, bla, bla fino a un nuovo pianto servito per cena.

Dopo mezz'ora di lacrime e versi si è calmato ed ha mangiato due piatti di zuppa al pomodoro!

Anche la sorellina non è da meno. In tre giorni mi ha rotto un bicchiere col quale tentava di fare musica battendo una forchetta sul bordo mentre apparecchiavo e oggi un piattino. Ormai è meglio di un'acrobata da circo. Avvicina la sedia al mobile, ci si arrampica sopra e, nella sua concezione, tenta di aiutarmi a lavare i piatti.

La vita nei pressi del vascello è davvero movimentata. Navighiamo, navighiamo e poi si vedrà!

Buona notte naviganti

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la mamma

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