martedì 13 marzo 2012

E' un po' difficile concentrarsi. Con Maurizio stiamo nel frattempo vedendo un film davvero interessante che ancora una volta racconta altre sfaccettature della storia dei neri d'America. Un film iniziato tre sere fa.

Ci tenevo proprio però a scrivere questa pagina del diario di bordo.

Davide ci ha di nuovo messi un po' alla prova tanto nel fine settimana appena concluso, quanto oggi. Così stamattina al ritorno, dopo l'ennesima fatica fisica del distacco, pensavo, pensavo e ripensavo.

Sabato sera, oppure ieri, neanche mi ricordo, prima che s'addormentasse ho raccontato a Davide che è come un dentino che dondola e non si decide a cadere, ma sotto c'è già un nuovo e robusto dente che spinge e chiede di venire fuori, ed è così.

Sabato e poi domenica Davide ha giocato con bambini che neanche conosceva e molto liberamente e senza la mia presenza, e questo è il bambino nuovo che spinge per venire fuori. Domenica Davide ha fatto capricci per andare a catechesi e oggi ha di nuovo pianto a dirotto e si è ribellato e ha tentato con tutte le sue forze di non andare a scuola, e questo è il bambino vecchio, che dondola ma ancora non cede.

I miei figli... a volte per loro mi sembra di dover tornare ad essere pancia in modo da offrire loro un ambiente protetto nel quale poter con tranquillità continuare a formarsi e altre volte... altre volte mi sembra di doverli nuovamente partorire, di doverli nuovamente spingere fuori, verso la vita, verso il luogo dove, per troppa paura dell'ignoto, forse non vorrebbero andare. Così mi ritrovo a spingerli e basta, senza troppe parole e troppi perché, convinta che ciò che troveranno ad attenderli, la vita, sarà qualcosa di bello, di grandioso.

Oggi poi ho trovato illuminazione, nei miei "pensa, pensa", niente meno che nel racconto di un passaggio da una situazione di schiavitù ad una di libertà, ed è il racconto dell'Esodo.

Per farla breve, anche Davide deve arrivare alla sua Pasqua, la Pasqua della sua crescita. Stasera, mentre stava seduto sulle mie ginocchia per la preghiera insieme, gli ho nuovamente raccontato quella storia, e dei prodigi di Dio, lo stesso Dio, l'unico, che può liberarci e portarci oltre il male che sta dentro di noi.

Mi viene da dire: "Grazie Dio perché credo".

Siamo giusto, giusto a mezzanotte. Buona notte naviganti.

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la mamma

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